Intervista a Silvia Nirigua (autrice)

Oggi ho la fortuna di proporvi l’intervista all’autrice Silvia Nirigua che ho avuto il piacere di leggere per voi da poco con il suo bellissimo libro dal titolo Autobiografia immaginaria di una lesbica.

Autobiografia immaginaria di una lesbica
Autobiografia immaginaria di una lesbica

Napo: Ciao Silvia, sono molto contento di aver letto il tuo libro che mi ha stupito. La tua è una narrazione diversa dal consueto: parla di persone, emozioni, sentimenti anche se il filo conduttore è la vita della protagonista. Tu la conosci questa protagonista? Ha un che di reale

Parrebbe di capire sin dal titolo che la protagonista del romanzo sia in parte tu, è così?

SN: Sì, il romanzo è autobiografico, come dichiarato dal titolo che però mantiene un’ambiguità con l’aggettivo immaginario. Nulla è più immaginario della vita realmente vissuta.

N: Io scrivo musica per liberare il mio cuore dai pesi dell’anima, tu hai scritto questo romanzo. Ci vuoi dire come è nato?

SN: Anche io credo nel potere catartico dell’arte. La vita ti rifila molte lezioni, spesso ingiuste e scrivere diventa un modo per metabolizzarle. È un po’ come confezionare un pacco bomba per il mondo. Il trucco è renderlo scintillante.

N: Da quello che scrivi, dai molta importanza alle persone. I rapporti, le relazioni umane sono il centro del tuo scrivere. Al punto che l’omosessualità diventa secondaria nel racconto. Ci vuoi spiegare la tua visione?

SN: L’omosessualità non dovrebbe neppure essere argomento narrativo, né di conversazione se vivessimo in una società sana. L’amore, le relazioni, la famiglia sono argomenti universali e non dovrebbero dipendere dal genere o dall’orientamento. Ma viviamo in un paese in cui i gay non possono adottare, né avere accesso alla procreazione medicalmente assistita, un’Italia in cui le persone che ci governano decidono che per essere genitori è importante quello che hai nelle mutande e non nella testa.

N: LE LESBICHE NON ESISTONO è una frase a effetto che riassume un sacco di pregiudizi del mondo maschilista in cui viviamo. Persino quando parli di termini inerenti al sesso fai notare come nell’ambito maschile ogni cosa abbia un nome anche osceno, mentre per le lesbiche esistano quasi solo termini scientifici che fanno pensare a malattie rare. Come ti relazioni con il maschilismo?

SN: Con il maschilismo siamo costretti a relazionarci tutti, ogni giorno e tutti abbiamo qualcosa da perdere a riguardo, donne e uomini. Ci siamo dentro fino al collo soprattutto quando nemmeno ce ne rendiamo conto, nei discorsi di tutti i giorni, nell’uso delle parole o dei termini, ci sono infiniti esempi di qualcosa che circonda tutti ma nessuno ha più voglia di vedere. Questo crea distanza fra il maschile e il femminile e un’impossibilità di comunicare che può portare grande dolore.

N: Suppongo ti sia capitato di avere a che fare con persone che si scandalizzano di argomenti come l’omosessualità. In questi casi che fai?

SN: Guarda Leonardo, mi considero una privilegiata a vivere in una città, Bologna, in cui l’omosessualità, fortunatamente non fa né scandalo né notizia. Ringrazio ogni giorno il posto in cui vivo e penso che se le città italiane fossero tutte come la mia allora davvero vivremmo in un paese molto più civile. Ciò nonostante, ho avuto esperienza di persone che non erano a loro agio con l’omosessualità e in quei casi li guardo con rispetto e comprensione. Ognuno ha i suoi problemi.

N: Hai parlato di genitorialità in un modo commovente. Non voglio entrare nell’intimo della tua vita in modo indelicato, ma se nei hai voglia vuoi raccontarci come è nata la parte del romanzo in cui racconti la gravidanza?

SN: Mi sono molto stupita quando si è sollevata in Italia tutta la polemica relativa al DDL Zan. Io sostengo il DDL Zan e ovviamente sono grata a tutti coloro che si sono battuti per cercare di migliorare lo stato di inciviltà in cui versa il nostro paese. Però se qualcuno mi dice “lesbica di merda”, tanto per farti un esempio, è di sicuro offensivo e sgradevole ma è un fatto di educazione personale. Sta a me decidere se farmi rovinare la giornata da una persona priva di educazione.

Se invece una norma mi impedisce di avere dei bambini perché mi innamoro di una persona del mio stesso genere, be’ allora questo cambia il corso della mia vita e può procurarmi un dolore talmente grande da mutarsi in infelicità. E il diritto alla felicità non può essere negato a nessun essere umano.

N: Ho quasi pianto quando hai raccontato della profondità che nascondeva Chiara. Di lei scrivi: “Chiara era umana, e questa è l’unica categoria davvero importante” – esiste davvero?

SN: Tanti anni fa mi innamorerai del romanzo “scritto sul corpo”, capolavoro di Jeanette Winterson in cui lei racconta l’amore assoluto e ideale per una donna, Luise. Cercai di contattare Jeanette Winterson in tutti i modi e alla fine scrissi una mail ad un indirizzo che trovai in rete. Le chiesi se avesse mai davvero trovato Luise. Qualche giorno dopo mi rispose la sua agente che la sua assistita non dava informazioni relative alla sua vita personale. Ci rimasi male, bastava un sì o un no o anche un forse. Chiara esiste, l’amore esiste ma si trova fuori dall’immaginario, nel mondo reale.

N: Hai raccontato di un mondo in cui le donne potrebbero essere tutte lesbiche, solo perché in realtà parli per tutto il tempo di AMORE e non tanto di sesso. Quanto è vera questa cosa?

SN: Io penso che tutte le persone nascano bisessuali (anche se sarebbe più corretto dire bi-sentimentali). Quando ero alle elementari mi innamorai della nuca del bambino seduto davanti a me perché la vedevo per cinque ore al giorno e come osservava giustamente  Annibal Lecter nel Silenzio degli innocenti “desideri ciò che vedi”. Il bambino è libero di innamorarsi di quello che vede, sia esso maschile che femminile, poi nel tempo i condizionamenti sociali privano la maggior parte delle persone di quella libertà.

N: Mi hai colpito nel profondo con le tue osservazioni sulle persone, con il tuo raccontare un dolore e un bisogno d’amore insopportabilmente incolmabile. Questa necessità è così umana che non ha bisogno di identificarsi con l’eterosessualità o l’omosessualità. Ti ringrazio per avermi offerto l’occasione di conoscerti e di leggerti. Usa questo spazio per dire qualcosa che hai a cuore.

SN: Marguerite Yourcenar nelle memorie di Adriano elenca quelli che sono i mali veri e propri dell’umanità: la morte, la vecchiaia, le malattie inguaribili, l’amore non corrisposto, l’amicizia respinta o tradita, la mediocrità d’una vita meno vasta dei nostri progetti e più opaca dei nostri sogni. Mi ha sempre colpito il fatto che accostasse alla morte e alla malattia, l’amore non corrisposto e l’amicizia tradita. Viviamo in una realtà in cui ciò che conta è il successo, il denaro e relega le delusioni sentimentali in un ambito quasi adolescenziale. La Yourcenar rimette al centro della nostra vita l’amore e il sogno.

Questo è il mio augurio per il mondo.

Grazie a te Leonardo.