La fame della foresta (recensione)

Ho avuto il piacere di conoscere Debora Parisi nel 2020 in piena pandemia. Mi ha fatto leggere dei suoi racconti (Il caso del basilisco, Il gatto nero) ed entrare in contatto con Alessio Del Debbio di NPS EDIZIONI. In questi ultimi mesi mi ha inviato il suo racconto lungo dal titolo La fame della foresta di cui ho dato da poco notizia sul nostro blog.

La fame della foresta
La fame della foresta

La fame della foresta è ambientata in piena guerra, nel 1941, e il protagonista è il capitano Viktor Sokolov al comando di un gruppo di soldati russi in piena foresta finlandese. Un gruppo di ribelli resistono all’invasione russa con orgoglio e forza. Il freddo, la fame e il disagio psicologico creano fortissime difficoltà umane a tutti i soldati coinvolti.

Il capitano Viktor è un uomo forte, coraggioso e con una bella moglie che lo attende a casa. La sua lunga assenza lo ha condotto ad un fortissimo bisogno fisico che è sfociato in rapporti con prostitute locali. La fame e il freddo hanno insinuato nella mente di un uomo, altrimenti retto, pensieri orribili.

Si narra che la Foresta sia abitata da una creatura demoniaca che ha diversi modi di mostrarsi: a volte è una donna, a volte un mostro alato, in ogni caso ha sempre fame. E su quella fame farà leva per portare il capitano su un abisso di follia, lo renderà schiavo e lo userà abusando di lui in ogni senso.

Viktor cerca di scacciare i pensieri mostruosi che lo invitano a sopravvivere a qualsiasi costo, ma alla fine il bisogno e una qualche magia oscura lo convinceranno a cedere ad ogni suo istinto animale!

Il racconto è ben scritto, lo stile chiaro e veloce, mi è piaciuto. Ho una certa personalissima difficoltà con lo splatter, le budella, il sangue e le descrizioni di azioni mostruose…ma per chi è forte di stomaco è una storia bellissima e ben scritta.

L’aspetto davvero inquietante e che mi è piaciuto è quello psicologico. La lotta interiore di Viktor che sa di essere cambiato, vede negli occhi dei suoi soldati avanzare la bestia e indietreggiare l’uomo, ma non riesce a rinunciare. Prova disgusto per sé e per quello che fa, per la mostruosa creatura della foresta, ne ha paura, ma non riesce a tornare indietro verso l’umanità.

Debora mi ha chiesto di essere sincero nel giudicare il suo racconto.

Il racconto è ottimo, ma giuro che ho avuto dei momenti in cui mi sono dovuto fermare e immaginare elfi e puffi allegri prima di proseguire perché c’era troppo per un omino come me.

Mi sono pure chiesto come facesse una ragazza carina come lei a scrivere dettagli raccapriccianti come quelli che ci sono…ma ognuno ha un suo argomento limite. Il mio è proprio questo….l’ho letto tutto di un fiato!

Il capito Viktor potrebbe essere chiunque, persino tu che leggi potresti trovarti in una condizione analoga e davanti al dolore, la fame, la paura, il freddo e tutto il resto, riusciresti a rimanere lucido? A distinguere il bene dal male?
O forse ti faresti anche tu trascinare in un abisso di follia omicida per vedere la morte del tuo vecchio te stesso come liberazione?

Chiudo con un domanda: il bisogno può farci perdere la nostra umanità?

Complimenti vivissimi alla mia cara Debora.

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