Rocky Balboa, una riflessione

Uno dei film più iconici della mia giovinezza è sicuramente ROCKY.

Rocky Balboa è un bullo di periferia che chiede il pizzo per conto di un malavitoso nella città di Philadelfia. Disputa qualche incontro di box ogni tanto e, data la sua forza e la sua determinazione, il più delle volte vince. Lui, però, non è ancora un pugile e non è un vincente nella vita.

Apollo, Rocky e Mickey
Apollo, Rocky e Mickey

Non lo è non perché perda gli incontri o perché è povero, ma perché non ha ancora creduto in se stesso, non ha deciso di mettersi anima e corpo in qualcosa che gli appartenga e lo definisca.

Rocky si innamora di Adriana, sorella del suo migliore amico Paulie, e con lei si mostra imbarazzato, goffo, ma sempre molto determinato a farla sorridere.

Rocky è un giovanotto sui trenta che fuma, fa a botte, non costruisce nulla e ha un appartamento orrendo. La sua è una vita vuota e ripetitiva, priva di obbiettivi. Lui ne è consapevole, ma finge di star bene.

Un giorno il campione del mondo dei pesi massimi di box, Apollo Creed, lo sceglie come avversario dato che non trova nessuno disposto a battersi contro di lui fra quelli che ne hanno titolo. Decide di dargli l’occasione della sua vita basandosi solamente sul suo particolarissimo nickname: lo STALLONE ITALIANO. Suona figo e vuol raccontare agli americani che il SOGNO AMERICANO è ancora vivo.

L’incontro sarà valido ai fini del titolo di campione del mondo dei pesi massimi. Ovviamente Creed non ha il minimo timore di poter perdere il titolo con un simile avversario.

Quando viene contattato per combattere contro Creed, Rocky pensa che sia uno scherzo. Immagina che vogliano solo uno sparring partner, cioè uno disposto a prenderle dal campione in allenamento ed è la sola ragione per cui si presenta. In realtà Apollo fa sul serio, lui pensa che sarà divertente dare agli americani la possibilità di vivere in Rocky l’ennesima dimostrazione che il SOGNO AMERICANO è ancora possibile per chiunque, anche pe uno sconosciuto come Rocky.

Per la prima volta nella sua vita Rocky capisce di avere qualcosa da perdere, ma forse anche da vincere. Dichiara alla sua Adriana che lui non potrà mai vincere, ma che se alla fine delle quindici riprese lui sarà ancora in piedi avrà vinto comunque. Avrà dimostrato a se stesso che vale qualcosa.

Rocky inizia a credere di potercela fare. Miki, il vecchio allenatore della palestraccia in cui ogni tanto si allena Rocky, si offre come manager. Lo aiuta a capire i suoi limiti e le sue potenzialità.

Rocky si allena come un matto. Smette di bere, di fumare e inizia a mangiare super proteico. Corre moltissimo e fa un allenamento particolare dentro una cella frigorifera dando pugni a dei manzi appesi.

Rocky si allena con suo maestro
Rocky si allena con suo maestro

La mia parte preferita del film è proprio l’allenamento. Sia per la dimostrazione di impegno che Rocky mette nel farlo, sia per l’entusiasmo che trasmette. Tutta le gente povera è con lui e lo sostiene. Il quartiere si sveglia all’alba e, fra i lavoratori, svetta l’immagine di un giovane che corre e si allena senza sosta.

Il combattimento sarà anche più emozionante, ma la dedizione che traspare nella fase dell’allenamento è unica.

Lo scontro ufficiale è il primo giorno del nuovo anno presso il Madison Square Garden. Apollo Creed impersona prima Abramo Lincoln, poi lo zio Zam in un fiorire di costumi e di colori che faranno impazzire il pubblico. Lui vuole lo show a tutti i costi.

Rocky è sereno, non considera Creed un nemico. Capisce la situazione e sta al gioco.

Quando inizia lo scontro, però, inizia male per Rocky che le prende per un intero round. Poco dopo, però, Rocky colpisce fortissimo Apollo che va al tappeto per la prima volta. Lo scontro smette di essere una farsa.

Inutile raccontarvi ogni dettaglio. La parte che mi interessa maggiormente è il finale. Ovviamente farò SPOLIER, ma stiamo parlando di un film del 1976…mi sa che tutti sanno come va a finire.

Rocky sulla scalinata alla fine del suo allenamento
Rocky sulla scalinata alla fine del suo allenamento

Rocky perde ai punti, ma è IN PIEDI fino all’ultimo round. Creed vince, ma non crede ai suoi occhi.

Rocky è una macchina da guerra e Apollo lo sa. Capisce anche che gli è andata bene e che ha rischiato moltissimo.

La bellezza di un eroe al contrario che, invece che vincere, alla fine del film PERDE è IMPAREGGIABILE. L’idea di Sylvester Stallone è pazzesca, ma funziona moltissimo. Rocky, perdendo e non vincendo, incarna tutti noi. Potrebbe essere chiunque, ma ha una determinazione unica che ci coinvolge e ci da speranza.

Se Rocky perde tutta ha senso. Se avesse semplicemente vinto contro il campione del mondo in carica, sarebbe un film banale.

Però lui perde lo scontro e VINCE nella vita.

Altro dettaglio da non dimenticare è che la storia è stata scritta da Stallone in persona che voleva anche interpretarla. La sua doppia vittoria è anche quella di essere sia lo sceneggiatore che l’attore principale del film.

Meditate gente, meditate!