Una stanza tutta per sé

Il 25 novembre sembra una data come un’altra, un giorno come un altro. Potrebbe esserci il sole o la pioggia, con un vento rigido che sa di inverno o con un’aria leggera che ricorda ancora l’estate. Non ci interessa più di tanto saperlo e probabilmente lasciamo che passi, senza soffermarci a pensare o riflettere. Eppure, è un giorno che è stato scelto per essere ricordato. Bisognerebbe fare in modo che il ricordo sia vivo e vivace e, invece, anno dopo anno, le ricorrenze, in genere, tendono a scivolare nell’abitudine, che poi diventa consuetudine, che poi viene dimenticata e trasformata in un guscio vuoto. Anche in questo caso, la giornata contro la violenza sulle donne, il 25 novembre, ci sembra una delle tante giornate celebrate fintamente, senza grande convinzione. In fin dei conti, una data come un’altra.

Nel 1960 tre donne vengono catturate, stuprate e uccise. Non è necessario sapere né dove né perché. Basta sapere che ciò è stato fatto. Non sarebbe probabilmente avvenuto allo stesso modo se le vittime fossero state tre uomini. Nel 1999 l’ONU sceglie questa data per istituire la giornata contro la violenza sulle donne. Ma a cosa serve una giornata quando, quotidianamente, violenza, in forma fisica, verbale o psicologica, viene esercitata? Non a molto. Una giornata, senza consapevolezza, è una semplice sequenza di ore. Necessario è, invece, riuscire a pensare, per guardare criticamente la realtà in cui ci muoviamo come marionette solitarie e sole.

Virginia Woolf

Mi è stato regalato, più o meno un anno fa, un libro di Virginia Woolf, Le tre ghinee, scritto all’alba della seconda guerra mondiale, tra il 1936 e il 1938, quando la realtà iniziava a frammentarsi in modo irreversibile e il 25 novembre era ancora un giorno come tanti. Le pagine delicate parlano non solo di donne, ma anche di uomini, di deboli ed esclusi e ho riconosciuto, leggendolo, la forza di una scrittrice e di un’attenta osservatrice, che denuncia la disuguaglianza in ogni forma e con le sue parole si ribella.

La battaglia delle donne diventa, così, la battaglia per la difesa dei diritti di tutti, uno strumento di pace e uguaglianza e, quindi, anche una modalità di opporsi alla guerra che sta per scuotere Europa e mondo. Virginia Woolf, con risoluta semplicità spalma davanti agli occhi di chi legge tutte le incongruenze e le ingiustizie su cui la società (non sempre umana) si basa, reverenzialmente piegata ancora a una mentalità patriarcale e maschile.

Alle donne soprattutto chiede di essere consapevoli per poter difendere la libertà che ricercano e l’autenticità che le definisce, senza confondersi nella massa indistinta dei figli degli uomini.

‘Pensare, pensare, dobbiamo. In ufficio; sull’autobus; mentre tra la folla osserviamo l’Incoronazione e l’investitura del sindaco di Londra; mentre passiamo accanto al Monumento ai Caduti; mentre percorriamo Whitehall; mentre sediamo nella tribuna riservata al pubblico della Camera dei Comuni; nei tribunali; ai battesimi, ai matrimoni, ai funerali. Non dobbiamo mai smettere di pensare: che ‘civiltà’ è questa in cui ci troviamo a vivere?’

Lasciamo, quindi, che questo 25 novembre non sia una data come le altre, ma quello spazio in cui pensare e riflettere. Uno spazio per comprendere la necessità di rispettarsi e rispettare. Uno spazio per le donne, per continuare a difendere la libertà, per fare un passo in avanti, convinto e sicuro. Uno spazio per gli uomini, per ripudiare la violenza, per fare un passo indietro, ugualmente convinto e sicuro. Uno spazio per ritrovare ciò che siamo, esseri umani, con gli stessi diritti, le stesse possibilità e gli stessi sogni, eppure ciascuno con la propria unica e preziosa individualità.

Uno spazio tutto per noi.

A room of one’s own – Virginia Woolf, 1929

A woman must have money and a room of her own…’