Allo specchio

di Napoleonardo

Oggi vi propongo un mio piccolo racconto scritto in piena pandemia il 26 aprile 2020! Buona lettura…e datemi un parere!!!

Allo specchio
Allo specchio

Era una sera piovosa. Il sig. Mazzotta camminava per una strada poco illuminata del centro. Uno di quei vicoli pieno di negozietti di ogni genere. Ad un tratto vide uscire da uno dei negozi una donna sulla cinquantina con fare minaccioso. La donna era sgraziata e decisamente troppo vistosa nel suo tailleur rosa confetto. 

Pensò che potesse avercela con lui e arretrò, istintivamente, di qualche passo. Lei non lo degnò neanche di uno sguardo e si lanciò contro i vicini esercenti accusandoli di essere sporchi, maleodoranti e di pessimo gusto.

Il suono della sua voce gli arrivava ovattato, distante.

Il sig. Luca gettò uno sguardo alla vetrina del negozio della donna e si accorse che anch’essa era rosa confetto, piena di luci e decorazioni oro davvero eccessive. Ad un primo sguardo sarebbe potuto essere un negozio di Barbie in dimensioni naturali. Il sig.Mazzotta abitava in quel quartiere da più di sessant’anni e non aveva mai notato quel negozio. 

La donna tornò dentro e, subito, si avvicinò ad uno specchio dorato. Portò il naso a pochi centimetri dalla superficie dello specchio e restò lì ferma a fissarsi con ammirazione.

Il sig. Luca non potè fare a meno di entrare a sua volta. Guardò da dietro la donna e notò quanto fosse sovrappeso, quanto il vestito aderente la rendesse ridicola e quanto eccessivo fosse tutto l’insieme della sua figura. Osservò un divanetto dotato rivestito di velluto: era sporco e lacero come il resto del negozio. Notò sul pavimento la moquette logora e macchiata in più punti.

La donna continuava a fissarsi estasiata senza mai spostarsi dallo specchio. Il sig. Luca era pieno di dubbi e non capiva cosa lo turbasse tanto e lo avesse quasi costretto ad entrare in quello strano negozio e a osservarne ogni dettaglio.

Gettò, istintivamente, uno sguardo allo specchio e restò di sasso.

La donna riflessa era meravigliosa: viso elegante, labbra carnose, mani affusolate con dita sottili, magra ma non troppo, di una bellezza ineguagliabile. La donna stessa non riusciva a distogliere lo sguardo da se stessa.

Il sig. Luca pensò che stesse sognando. Si avvicinò a quella creatura meravigliosa e si specchiò insieme a lei. Fu sorpreso di vedersi completamente diverso da come ricordava di essere. Lunghi capelli ricci e biondi avvolgevano il suo volto ovale. Non era più un anziano signore, ma un giovanotto vestito alla moda e di bell’aspetto.

Questo lo turbò moltissimo e lo fece scattare indietro. Urtò qualcosa che cadde facendo un gran fracasso. La donna si accorse di lui soltanto in quel momento e si voltò a fatica. 

Non era più la donna riflessa nello specchio, né la signora sgraziata di pochi minuti prima. Adesso era altissima, vestita di nero e portava sulla testa un cappuccio. In mano reggeva una lunga e affilata falce. 

Gli parlò senza aprir bocca e la sua voce sapeva di casa e, allo stesso tempo, di antico. Il sig. Luca avvertì l’odore di gelsomino misto a quello di polvere e muffa che gli ricordava tanto lo studio del medico di sua nonna dove tanti anni prima l’accompagnava a prendere le ricette per i farmaci per il cuore.

Si risvegliò madido di sudore. Si alzò e constatò di aver avuto un incubo. Fra il sollievo e la delusione si diresse verso il bagno per radersi.

Prese la crema da barba, il pennello e il suo vecchio rasoio e alzò lo sguardo verso lo specchio. Alle sue spalle l’ombra di una donna altissima sembrava fissarlo.

Fu ritrovato giorni dopo dalla signora delle pulizie. Morto. 

Di infarto.