IL PALADINO – Capitolo 17- Le leggende del passato

A quel punto l’orda dei non-morti iniziò a penetrare nella città, trovando però una strenua difesa: i nostri soldati, compatti, stavano cercando col massimo delle loro forze di resistere. La prima fase della battaglia si svolse tutta nella Valle degli Eroi: i due schieramenti si scontrarono con inaudita violenza per molti minuti, durante i quali ci furono parecchie vittime per ambo i lati. Stormwind riusciva a tenere i non-morti ancora fuori le mura, benché si notasse che col passare del tempo stessero arretrando di poco a poco verso l’interno.

Naemor il paladino – audiolibro

Sulle mura, dove mi trovavo, era un pandemonio: i non-morti rimasti fuori alle mura issarono scale lungo queste e vi salirono, cercando di conquistarle. Ci trovammo in vantaggio per poco, perché inizialmente salivano per le scale solo ghoul, che i nostri arcieri uccidevano facilmente prima che salissero fino in cima. Le difficoltà iniziarono quando per le scale salirono gli orchi, che si dimostrarono resistenti alle frecce. Questi, riuscirono a salire sulle mura, e ingaggiare combattimenti corpo a corpo cogli arcieri, che vennero uccisi, non essendo per nulla adatti a questo tipo di combattimento. Io che mi trovavo li cercai disperatamente di salvarli, uccidendo quantità abnormi di orchi, ma questi sembravano riprodursi a vista d’occhio. Finalmente i fanti di Stormwind iniziarono a dare anche loro la scalata alle mura dall’interno, salendo per i corridoi laterali. Mi trovai in una brutta situazione: essendo nella parte centrale delle mura, praticamente la parte al di sopra del portale ormai distrutto, mi ritrovai accerchiata dagli orchi, mentre gli aiuti iniziavano a giungere solo dalle due ali laterali, che però erano molto distanti da me. Ma nonostante la superiorità numerica non ebbero modo di uccidermi. Con rapide combinazioni di fuoco e ghiaccio tenni a dovuta distanza tutti i nemici e li uccisi prima che potessero toccarmi; nei casi più critici creavo una barriera di ghiaccio intorno a me per difendermi. Sotto di me, invece, la situazione era ancora in stallo con entrambi gli schieramenti che si uccidevano ancora lungo la linea divisoria tra la città e la foresta. I generali nemici, però, seppero sfruttare al meglio la conquista delle mura, perché inviarono lì la maggior parte dei soldati. Così le truppe di soccorso che salivano sulle mura dai corridoi laterali, dapprima furono in vantaggio, ma poi furono costrette ad arretrare per l’evidente superiorità numerica. La mia situazione peggiorò quando vidi sbucare da una di quelle scale maledette, quello che doveva essere il loro campione.

Naemor PODCAST de Il Paladino

Era un orco più alto degli altri e con una muscolatura ben sviluppata. Portava nella mano destra una mazza enorme, mentre nella sinistra uno scudo di metallo. Puntò diretto a me: contrastai i suoi colpi solo infondendo il bastone di magia, altrimenti sarebbe andato in mille pezzi; ma i suoi movimenti erano velocissimi, e mi costrinsero ad arretrare fino al bordo. Ero tanto applicata a parare e attaccare con la staffa che mi resi conto di essere arrivata al limite delle mura solo quando toccai con la schiena il muretto sotto il quale la battaglia infuriava. Mi bastò la distrazione di voltarmi per capire cosa avessi toccato, che quello mi colpì nella pancia con un colpo violentissimo tanto da farmi sbalzare e volare giù dalle mura. Fortuna che non caddi tra i combattenti, ma caddi nel fossato d’acqua, attenuando l’impatto.
“Dama Prinewind!” sentii urlare il reggente,che combatteva in prima linea, mentre mi vedeva volare in basso.
Scesi di poco sotto il livello dell’acqua, e riemersi bagnata e adirata. Mentre raggiungevo a nuoto la riva, per poi poter tornare nel fulcro della battaglia, schizzarono da fuori le mura altri massi giganti che andarono ad impattare contro le abitazioni dietro la valle. Localizzai l’orco che mi aveva fatto male, e decisi di fargliela pagare. Era ancora sulle mura, ma si era spostato lungo l’ala destra che scendeva verso la piazza di Stormwind. Evocai il cavallo e iniziai a galoppare in quella direzione, risalendo le mura dal corridoio che partiva dal fossato, per poi ridiscendere per il corridoio che portava dritti nella piazza, situato più a destra. Era un punto debole della città che avevano sfruttato alla grande: infatti usando i corridoi che dalla città portavano sulle mura, avevano evitato di penetrare direttamente dal ponte, dove avevano trovato una difesa eccellente. Aggirandola in questo modo avrebbero potuto attaccare da due lati l’esercito di Stormwind, cioè dall’esterno, e, paradossalmente, dall’interno della città stessa. Mentre raggiungevo l’orco e galoppavo tra i nemici non esitai a ucciderne il maggior numero con incantesimi ad area: cercavo sempre però di limitarmi. Così, mentre gli abomini sul ponte della Valle degli Eroi combattevano contro i nostri soldati al confine tra città e foresta, la parte orchesca dell’esercito nemico era penetrato nella piazza principale della città sfruttando le mura, e ivi combatteva contro altri soldati. Qui decisi di impegnarmi sul serio, perché se avessero sfondato da quella parte la città sarebbe stata praticamente persa. Presi di mira l’orco: gli lanciai prima una sfera di ghiaccio, colpendolo in pieno, poi lo bloccai in scaglie di ghiaccio affilatissime, e iniziai a bombardarlo con tutto il fuoco a mia disposizione. Morì in pochissimo tempo.
“Non perdiamoci d’animo! Contrastiamoli!!”
Mi assicurai che i corridoi che portavano alle mura fossero ben difesi, prima di dirigermi verso il centro della città, per capire se anche lì avevano sfondato. Lo trovai quasi vuoto: tutto l’esercito era riverso tra il ponte e le mura. Qui però vi trovai il reggente ferito seriamente:
“Dama! Siete viva!” mi urlò.
“Già, lei?”
“Colpito duramente, non posso continuare”
“Com’è la situazione al ponte?”
“Anche se in netta inferiorità numerica ne stiamo uccidendo più noi che loro, ma continuano ad avanzare a vista d’occhio.”
“Quindi nel giro di quanto tempo potrebbero essere qui?”
“Penso tra mezz’ora”
“Anche prima se non si manda qualcuno ai corridoi laterali”
“Come?” disse quello sorpreso.
“Stanno attaccando da li, e vanno subito rinforzati”
“Quindi ci vogliono chiudere…oh dannazione questo non va bene…non ci sono abbastanza soldati…ne sono morti tantissimi…”
“Allora se allentiamo la pressione al ponte rischiamo di perderlo?”
“Già!” urlò disperato.
Ancora una volta l’incredibile stoltezza, ma allo stesso tempo genialità dei non morti venne manifestata: una tremenda esplosione riempì l’aria, un’esplosione la cui violenza era inaudita.
“Che diamine!?!?”
“No! Hanno fatto esplodere le mura!”
Raggiungemmo un corridoio laterale, e potemmo constatare che era davvero accaduto questo: le mura non esistevano più, cadute sotto gli esplosivi e i colpi di catapulta nemiche.
“Ma…non-morti che usano dinamite…” disse il reggente incredulo.
“C’è lo zampino di qualche goblin”
“Dannazione guarda cosa sta succedendo al ponte!!” urlò quello.
Le mura, crollando, avevano non solo annullato in confine tra città e foresta, ma avevano anche ucciso tutti gli orchi che stavano su di esse. Se da un lato questo fatto era positivo, dall’altro provocò che enormi massi piombarono sul ponte tra i nostri soldati, che furono scavalcati dai nemici, che potevano così tranquillamente penetrare nella città senza ammazzare i fanti, che venivano accerchiati. Fu allora che, prima che potessi slanciarmi verso i nemici, si sentì squillare un corno, il cui suono era partito dai meandri della città.
“I paladini!”
L’esercito di Shadowbreaker sembrò sbucare dal nulla, attaccando furiosamente i nemici più arditi che si erano spinti nella piazza principale. Al ponte la situazione era critica, i nostri soldati ormai venivano ordinati dal loro comandante di ritirarsi nella città, per congiungersi coi paladini. Stavo giust’appunto per muovermi verso il fulcro della battaglia quando mi venne in mente una cosa.
“Il Re è al sicuro?” domandai al reggente.
“Si, perché?”
“Dove lo avete sistemato?”
“E’ in una sala nella fortezza a est della città. C’è una scorta d’elite lì a difenderlo nel caso…ma perché tanta preoccupazione?”
“L’altro giorno o quand’era ho visto anche un plotone di cavalieri della morte…non vorrei che fossero stati portati solo per assassinare il Re…”
“Andiamo a vedere. Il Comandante Jonhatan e Shadowbreaker sanno il fatto loro”
Evocammo i cavalli e partimmo per dirigerci dall’altro lato della città. Durante la cavalcata si sentivano urla, grida di battaglia e di morte, e mi sentii un po’ in colpa per quei minuti in cui stavo lasciando l’esercito in balia di se stesso. Ma raggiungemmo la fortezza e…
“Non è possibile!” urlò il reggente.
Cinque cavalieri della morte erano proprio lì e stavano assaltando la porta, chiusa, dietro la quale si stava proteggendo la scorta del re. In quel momento, da una via laterale dietro di noi, sbucarono ghoul e abomini.
“Presto!” dissi, afferrando il braccio del reggente e teletrasportandomi al di là del portone, dritta nella stanza.
Ci ritrovammo nella sala che avevo attraversato giorni prima con Naemor, allorché giungemmo per la prima volta a Stormwind. Qui c’era la guardia elite che stava sorreggendo la porta dagli assalti dei cavalieri della morte.
“Lord Fordragon!” dissero sbalorditi. “come…?”
“Lascia perdere Malagan! Piuttosto cosa sta succedendo qui?”
“Ci hanno preso di sorpresa! Devono aver aggirato le nostre difese e essere penetrati qui” rispose quello che sembrava fosse il capitano delle guardie. Io intanto ero stupita della mia stessa genialità.
“Comunque prima di teletrasportarci qui sono arrivati rinforzi” dissi
“Che significa?”
“Una sola cosa: la battaglia ora sta avvenendo in vari luoghi della città tra piccole bande scoordinate, penso”
“E io mi fido, se non era per la tua intuizione…” disse il reggente.
Ma proprio in quel momento si udì un ruggito tremendo al di là della porta: erano chiaramente i versi di un abomino.
“La porta non reggerà” dissi.
“Cosa proponi?”
“Affrontiamoli, non dovrebbero essere molti. Sosterrò la porta con della magia, mentre arretreremo verso il centro della sala: una volta che saremo pronti aprirò le porte e ci scontreremo”
“Va bene.”
E così facemmo: mentre con la magia tramite la staffa reggevo il portone, arretrammo fino alla sala centrale predisponendoci davanti alla porta dietro la quale si trovava il bambino Re. Avevano serrato ottimamente quella porta in modo tale che anche se avessimo perso sarebbe stato difficile per loro abbatterla; ma sarebbe comunque stato meglio sigillarla con della magia…
Le botte sul portone erano più forti che mai.
“Pronti?” dissi
“Si!”
Allentai la presa e subito la sala fu invasa di mostri. Ricordo solo una cosa: erano tantissimi, molto più di quanti avessi potuto immaginare. Non ci fu storia. Ancora una volta, come al portale, avevo sbagliato i calcoli, e nonostante cercai di usare quanti più incantesimi potessi fare, non riuscii ad abbattere i cinque cavalieri della morte che erano in prima fila. Quando iniziammo lo scontro corpo a corpo mi bastò una sonora mazzata sulla testa inflittami da due abomini allo stesso tempo per farmi cadere priva di sensi.

Mi svegliai dopo non so quanto tempo: vidi per prima la luce che filtrava dal portone di un bel sole luminoso…sembrava tutto vuoto. Mi alzai leggermente e mi guardai intorno: tutti gli uomini della scorta erano morti, a terra privi di spirito e sanguinanti, mentre non c’era il corpo del reggente Fordragon; come temevo, alzai lo sguardo verso la porta che avrebbe dovuto difendere il Re bambino, e quella era a terra in mille pezzi. Dentro si potevano sentire i singhiozzi di una persona adulta che piangeva copiosamente. Mi alzai, carica di tristezza e sensi di colpa, e mi apprestai a vedere una scena dolorosissima: Fordragon, piangendo, reggeva in braccio il corpo esamine di un bambino, che sembrava però stesse dormendo.
“Ho cercato…di…proteggerlo…non ci sono riuscito…” mormorò tra le lacrime.
Mi voltai e fissai i corpi dei poveri uomini che erano morti…non riuscii a trattenere le lacrime.
“Immagino…” iniziò il reggente “che abbiano preso tutta la città….ucciso tutti….e sono andati via anche…”
Non volevo ammetterlo, ma sembrava così. Uscii dalla fortezza: in un primo momento c’era silenzio totale, non si udiva nulla se non l’acqua nel canale che sbatteva contro il muro, ma abituandosi man mano il mio orecchio riuscii a percepire uno stridio di lame. Mi raggiunse Fordragon.
“Combattono…” dissi.
“Allora, chiunque stia ancora difendendo la sua amata patria, riceverà il mio aiuto…sarei dovuto morire prima nella stanza…” e si lanciò verso il suono. Non potei far altro che seguirlo.
Passammo tra vie e vicoli, trovando, meravigliosamente, più soldati vivi che morti, ma tutti feriti a tal punto da non poter combattere. Raggiungemmo la piazza principale: sembrava che l’esercito fosse lì, o almeno gran parte, ma erano tutti a terra, vivi, ma molto feriti, e le squadre mediche già si davano da fare; eppure si sentivano urla, grida, lame, come se la battaglia stesse avvenendo proprio lì.
“Che cosa sta succedendo qui?” mi chiesi.
Finchè si udì il suono che meno mi aspettavo di sentire: il corno del Silver Hand. Quello che di solito si sentiva a Theramore alle adunate dell’Ordine.
“Uth..no…cosa??” mormorò il reggente, memore anche lui di quel corno udito chissà in quale epoca.
“Non può essere Naemor…lui è morto…deve essere Relhiar!” urlai.
Arrivammo nella Valle degli Eroi, disastrata dopo il crollo delle mura, che ora si riversavano tutte nel fossato, ma col ponte ancora in piedi. E proprio al confine della città con la foresta ci davano le spalle le truppe del Re Lich, che stavano combattendo con qualche alleato situato al di la del loro schieramento, che noi non riuscimmo a vedere nonostante avessimo i corpi orrendi dei nemici e non le mura a coprirci la vista.
“Dovremmo avvicinarci” dissi.
“No, torniamo indietro, saliremo su quella torre che si regge ancora in piedi” disse indicando alle sue spalle una torre.
Tornammo indietro nella piazza principale e seguii il reggente lungo alcune strade fino a giungere ai piedi della torre. Salimmo le scale molto velocemente, con in sottofondo ancora queste urla di battaglia e stridii di lame. Salii prima il reggente di me, e lo sentii dire:
“E’…assurdo!” con un largo gesto delle braccia.
Salii anche io e guardai. L’esercito contro cui stava combattendo la legione del Re Lich era semplicemente trasparente. Non c’era alcun modo di definirlo. Erano fanti e cavalieri umani, che combattevano e che uccidevano, ma erano fantasmi!
“Quella armatura…è vecchissima…si portava ai tempi della seconda guerra…”
In quella massa grigia, una sola grande macchia azzurra risplendeva in prima fila. Aguzzai la vista e riconobbi gli inconfondibili movimenti di Naemor.
“No è assurdo…è vivo ancora!” urlai piena di gioia agitando in alto le mani per attendere un segno di risposta. E un ampio grido si diffuse in tutta la vallata:
“Doroty!!”
“No non è possibile…mi state prendendo in giro…” mormorò il reggente quasi seriamente.

Lord Mario