IL PALADINO – Capitolo 16 – Stormwind assalto

Da qui prenderò io, Doroty, carta e penna e narrarvi il resto della storia.

Naemor PODCAST de Il Paladino

Avevo completamente fallito, illusa che il portale fosse chiuso e che tutti fossero al sicuro. Avevo perso Naemor. Piangendo, ribollendo di rabbia, maledivo me stessa, ma maledivo anche lui per la sua ingenuità nell’andare vicino al portale. Ma avevo altre persone da difendere, non potevo rimanere lì a piagnucolare come una scema. Mi rialzai asciugandomi le lacrime. Con un incantesimo minore di teletrasporto uscii dall’area dove i cavalieri si stavano radunando, e evocai il mio cavallo. Prima di partire di gran carriera verso Stormwind, mi voltai e vidi che dal portale ora stavano uscendo ghoul e…orchi. Mi chiedevo come fosse possibile che degli orchi fossero alleati di queste truppe, che presumevo fossero del Re Lich. Non ebbi comunque tempo di riflettere, e partii. Bisognava assolutamente difendere Stormwind e i territori circostanti, era a quelli che sicuramente puntavano; se erano le truppe di Arthas. Raggiunsi Nethergarde e vi entrai: qui trovai il reggente già che impartiva ordini a destra e a manca affinché la città fosse evacuata al più presto.
“Dama Prinewind!” urlò mentre mi vide arrivare “mi spiace se non ho potuto esserle d’aiuto, ma sono subito corso qui per…”
“Si, ha fatto bene, ottima scelta. Ma ora dobbiamo muoverci. Non possiamo restare qui.”
“Dovremo mandare anzitutto un messaggero a Stormwind per preparare l’esercito alla battaglia”
“E anche” aggiunsi “andare nei villaggi di Elwynn e evacuarli portando al sicuro i loro abitanti. Quelli non hanno un proprio esercito vero?”
“Esatto”
“Allora saranno quelli che scorteremo personalmente”
Il reggente partì insieme a me verso Elwynn solo quando si assicurò che tutti subito partissero per Stormwind, per non rimanere uccisi dall’orda di non-morti che stava penetrando in Azeroth tramite il portale. La loro difesa fu affidata al piccolo esercito della cittadella che comunque era al massimo in grado di contrastare gruppi di esploratori nemici. Attraversammo velocemente a cavallo tutte le regioni che avevamo scorto qualche tempo prima sul grifone, anche grazie a un po’ di magia, e giunti a Elwynn iniziammo ad avvertire i vari villaggi. Mentre eseguivamo il compito lento di vegliare sugli abitanti e i loro trasporti, mi sentivo terribilmente in ansia: temevo piombassero su di noi da un momento all’altro, ma non si fecero vedere per tutta la nottata. In quella, io e il reggente, scortammo tutti gli abitanti di Eastvall, di Nortshire e di Goldshire verso Stormwind. Man mano che eseguivamo il nostro lavoro arrivavano messaggeri dalla capitale per chiedere disposizioni. Più d’una volta il reggente si infuriò, maledicendo quello che doveva essere il comandante dell’esercito che si stava dimostrando un incompetente perché non riusciva a trovare un buon piano di difesa. Ma né io né lui potevamo lasciare indifesi quelle masse di cittadini. La notte passò in un ansia terribile: il buio della notte non aiutava di certo ed ero così sconvolta che mi pareva di vedere non-morti dappertutto. Escogitammo un piano, l’unico attuabile: una volta che tutti gli abitanti fossero messi nel quartiere più lontano dalle mura, e magari qualche migliaio anche nelle caverne sotterranee, l’esercito sarebbe stato preparato in modo da subire un assedio. Non saremmo andati, infatti, a campo aperto contro i nemici perché ci avrebbero spazzati via. In virtù di questo facemmo arrivare dagli altri villaggi anche tutte le risorse possibili per affrontare l’assedio. Era una scelta azzardata, ma rischiammo. Quando le prime luci del mattino iniziarono a dipingere a loro modo il mondo, i portoni di Stormwind furono chiusi, sigillati e rinforzati per contrastare i nemici. Questi, durante la nottata, non erano certo rimasti con le mani in mano. Già dalle quattro del mattino si potevano scorgere minacciose nubi di fumo nero innalzarsi laddove doveva esserci Nethergarde: dovevano, infatti, finito di far passare tutto l’esercito dal portale e stavano iniziando la loro marcia verso Stormwind; ovviamente distruggendo ogni cosa che trovassero lungo il loro cammino, come appunto quella povera cittadella già messa male di suo. Chiusi tra le mura, così, ci apprestavamo a subire l’assedio da parte di nemici ancora lontani. Entrati nella capitale subito il reggente fece capire chi comanda. Sbraitava contro i capitani dell’esercito e dava disposizioni che, a detta sua, sarebbe toccato emanare dai capitani stessi, dai generali e dal comandante dell’esercito. Mi disse di seguirlo nella sua fortezza, sede del governo. Attraversammo a cavallo la città e potemmo notare che c’era molta confusione tra soldati e abitanti. Appena raggiungemmo la fortezza e vi entrammo calò il silenzio tra i nobili funzionari dello stato, che stavano attendendo il reggente.
“L’esercito si sta finalmente preparando” annunciò questi “mentre tutte le grandi città sono state svuotate”
“Sire” disse Shadowbreaker “ho fatto già chiudere il bambino re al sicuro con una buona scorta, nel malaugurato caso che entrassero nella città”
“Ben fatto. Dobbiamo essere previdenti. Nella battaglia ci assisterà anche l’Arcimaga Suprema, quindi ci sono buone possibilità”
Ero scettica, ma rimasi in silenzio.
“E Naemor?”
“E’…andato perso” disse il reggente.
“Come?”
“No, è morto” dissi “non c’è alcuna speranza che possa essere atterrato vivo in chissà quale altro pianeta. Il portale, se attraversato da qui, avrebbe distrutto il corpo dello sciagurato. Piuttosto dobbiamo mandare messaggeri all’esercito di Theramore…”
“Abbiamo già provato. Tutti i grifoni sono morti mentre erano in viaggio”
“Che vuol dire?” tuonò il reggente.
“Che ci hanno tagliato tutti i collegamenti. Siamo soli.”
“Assurdo!”
La situazione, dunque, peggiorava in modo burrascoso e nel giro di pochissimo tempo.
“Non perdiamoci in chiacchiere” dissi “l’esercito dovrà essere predisposto in modo ottimale, così da garantire la vittoria…”
“Ma siamo sicuri che arriveranno i nemici?”
“Ovvio”
Mentre il reggente e chi di dovere pianificavano le mosse di difesa, iniziai a rimuginare seriamente sull’accaduto: erano davvero le truppe del Re Lich quelle che uscivano dal portale?
“Se così fosse” pensai “come ha fatto a creare un portale simile in questo stesso mondo per collegare i due? A Northrend poi…c’è qualcosa che non quadra. Se ha avuto modo di fare questo…e anche di mandare truppe qui…vuol dire che…diamine, vuol dire che è Lordaeron è già caduta? In questo caso abbiamo completamente sbagliato a calcolare i tempi! Aspetta…e se il portale usato non fosse stato creato ma solo collegato? E se magari…fosse quello di Dalaran? Ma certo…solo quello è ancora aperto e tanto potente! Abbiamo sbagliato tutto…siamo in un mare di guai…”
Rimasi sconvolta dalle mie stesse congetture…se era davvero quella la verità non c’era speranza.

Passò un altro giorno, durante il quale però, i nemici si fecero vedere. Scrutai da una torre le nubi nere che si ergevano in cielo: erano sicuramente i resti fumanti delle abitazioni dei vari villaggi delle Elwynn. Quella notte, poi, il cielo si illuminò di fiamme: gran parte della foresta fu incendiata, sia alberi, che case. Potevo scorgere, in chiunque guardasse quei roghi, una grande delusione: tutti pensavano d’essere stati al sicuro, e ora tutti pensavano di stare perdendo non solo quella sicurezza, ma anche tutto ciò che avevano costruito con le loro forze, che siano i volti di un semplice soldato, o del reggente stesso. La sera dal terzo giorno in cui avevamo chiuso i portoni, arrivarono sotto le mura. O meglio, non si facevano vedere per paura, a buon ragione, di essere colpiti da frecce; infatti i nostri arcieri erano dal principio stati collocati sulle mura. Ma nel corso dei giorni che seguirono, potemmo vedere come apparentemente da soli, gli alberi cadessero, per dare più spazio all’accampamento provvisorio dei nemici. Dalle loro postazioni, anche se non li vedevamo, si sentivano urli e canti di guerra tremendi, da far rizzare i capelli. Altra cosa che notai erano appunto questi canti, che si addicevano più a degli orchi che a dei non-morti. Perché quell’esercito di non-morti aveva degli orchi nel suo schieramento? Comunque non sembravano voler attaccare. Man mano che passava il tempo venivano tagliati sempre più alberi finchè non si scoprì il loro accampamento: erano almeno diecimila, ed erano proprio del Re Lich. C’erano i soliti ghoul, negromanti, banshee, gargoyle, le statue d’ossidiana, gli abomini, ma anche l’ordine dei cavalieri della morte, che dipendeva direttamente da Arthas, e poi questi strani orchi. Non erano gli orchi come li si conosceva: questi erano molto più paurosi, e molto più sviluppati. Non potevano essere gli orchi di Nrer, di quelli ne erano sopravvissuti solo quattro, mentre qui ne vedevo a migliaia. Tutto era contro di noi: ora che sapevamo anche il numero dei nemici, eravamo completamente nello sconforto.

I giorni passarono così lenti e tenebrosi, mentre iniziavano a emergere nuove questioni:
“Dama Prinewind” mi disse il reggente salendo sulla torre da cui osservavo i nemici “come va la situazione?”
“Stallo totale. Ma sto notando che si stanno armando, mentre ci sono stati giorni in cui erano sprovvisti dell’armatura.”
“Sta sorgendo una questione molto seria in città” mi annunciò egli.
“Cosa?”
“Temiamo che possa scatenarsi un’epidemia dall’interno della città, che mai ha supportato tutti questi abitanti.”
Fu come buttarsi in una vasca piena di acqua gelata.
“Non ci avevo pensato!” dissi.
“Neanche noi…se non attacchiamo rischiamo davvero di portarla per le lunghe”
“Dobbiamo organizzare una sortita…dobbiamo testare almeno il loro valore reale prima di affrontarli in viso aperto.” Dissi.
“E’ rischioso…ma è proprio quello che avevamo pensato anche noi.”
“Bene, ci sarò anche io. Per quando?”
“Stanotte.”

E la notte calò.
Mentre Stormwind era vigile e terrorizzata, rintanata nei quartieri più lontani dal portone, dall’accampamento nemico salivano le solite grida rizza-capelli. Ma non si immaginavano che dietro quel portone, era pronto e schierato sul ponte nella Valle degli Eroi, un plotone d’assalto pronto per una sortita. Era composto da appena cinquanta unità, me compresa, ma si era stabilito che fosse un attacco rapido, per saggiare il valore degli avversari: subito saremo tornati tra le mura. Schierati e pronti all’attacco, il Reggente diede il segnale di aprire il portone: i cinquanta cavalieri fuoriuscirono galoppando a massima velocità con un unico grande urlo:
“Per Stormwind!”
Ci abbattemmo sui nemici senza pietà. Nonostante fossimo cinquanta riuscimmo a ucciderne almeno mille: quelli che erano più vicini alle mura. Questi infatti, colti di sorpresa, si erano trovati senza armatura e senza armi, e non riuscirono a difendersi. Gli altri invece, che erano dalla parte opposta dell’accampamento avevano tutto il tempo di armarsi e poi partire anche loro di gran carriera contro di noi. Ma non demmo il tempo loro modo di uccidere umani: perché appena tutti e diecimila i non-morti riuscirono a organizzarci per contrastarci tornammo in città. Avevamo colpito perlopiù ghoul e negromanti, che erano stati schierati dai generali nemici quasi sotto le mura. Io mi ero limitata a eseguire normali incantesimi senza strafare, cercando anche di dare coraggio ai cavalieri che sfidavano la sorte. Quando dalle retrovie arrivarono a contrastarci gli abomini, capimmo che era il momento di ritirarci: mentre entravamo nel portone, spalle rivolte al nemico, questi scagliarono addosso a noi le loro frecce avvelenate; fortuna che non avevo sprecato abbastanza energia, cosicchè creai uno scudo impenetrabile contro quelle, e tornammo dentro sani e salvi, mentre il portone si chiudeva alle nostre spalle. Mentre i quarantanove cavalieri che avevano svolto la sortita tornavano all’interno della città, altre truppe si annidarono dietro al portone pronte, nel qual caso i nemici avessero intenzione di rispondere subito alla sortita, a difendere. Ma l’effetto della sortita lo si ebbe solo alle prime luci dell’alba, e non subito, quando grossi massi spinti dalle catapulte si abbatterono sulle torri di Stormwind, che iniziarono a cadere sgretolate.
“Hanno iniziato l’attacco!” urlò il reggente.
Si sentì in quel momento il tonfo del portale che veniva pesantemente battuto. Stava iniziando la vera battaglia decisiva. Tutto l’esercito, che fino a quel momento era rimasto sparso per la città, venne richiamato nella Valle degli Eroi per contrastare da subito la minaccia nemica, mentre gli abitanti che avevano lasciato i rifugi per loro predisposti, tornavano a questi avvertendo tutti che iniziava la fine. Ben presto insieme ai massi iniziarono a piovere frecce:
“Presto usate gli scudi per parare le frecce!” urlai, mentre salivo sulle mura per dare manforte ai nostri arcieri che avevano iniziato anche loro a scaricare le munizioni.
“Non mollate! Fuoco a volontà!” urlavo, e di tanto in tanto sparavo anche io qualche sfera infuocata all’infuori delle mura. Mi affacciai per vedere dall’altro lato del portale cosa stesse accadendo: quasi venti abomini sorreggevano un grandissimo ariete e lo spintonavano contro il portale, che iniziava a dar segni di cedimento. Le altre unità attendevano con fremito il loro ingresso nella battaglia: ma erano pur sempre non-morti, ed erano pur sempre scemi; infatti i nostri arcieri furono abilissimi a stanare tutti i non-morti che non si difendevano in alcun modo dalle frecce, e colpire quelli invece che perdere tempo a colpire gli scudi protettivi.
“Non mollate! Non fateli entrare!”
Troppo tardi, il portone crollò.

Lord Mario