ULTIMO DEMONE – Tra gelo e mare

Il pomeriggio giunse freddo ed ispido,mentre il sole raggiante del mattino di quel giorno era ora oscurato da grigie e dense nubi di tempesta. Candida ed evanescente neve discendeva soffice sul manto ghiacciato,mentre il cielo già annunciava la notte. L’esercito si era mosso verso le Arshane,verso l’oceano,osteggiato dal veemente vento di tempesta. La volta era già asservita al volere della notte,nonostante fosse solo pomeriggio.

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ULTIMO DEMONE – Principio e compimento

Per tutta l’ampiezza della piazza girovagavano migliaia di elfi perlopiù,ma non solo. Con rapidità prese a gremirsi,tanto che dalla base delle scalinate fin dove lo spiazzo ritrovava gli edifici elfici e l’intrico di vie,ossatura della città,numerosissimi attendevano il celebre momento in cui il nuovo re sarebbe stato incoronato. A coronare Everral, invece,fastosità e decori ovunque che la rendevano ancora più elegante e meravigliosa. Mentre l’aria si faceva più mite e il mattino avanzava,tutte le vie s’affollavano sempre più,pur di raggiungere la torre.

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ULTIMO DEMONE – Frammenti di gelo

Il legno nudo e tremendamente caldo rendeva d’inalare un’aria rigida,che nel suo cammino s’inoltrava faticosamente d’ogni canto della stanza. Percepibile era ogni attimo faticante di quel propagarsi lento e denso. Ogni attimo di respiro coglieva un calore estraneo al gelo perenne,insaziabile divoratore del legno,fosse esso di foresta o di città,indispensabile padre su ogni vetta,su ogni acqua,su ogni sentiero che si trovasse al di fuori di quel focolare. Un padre generoso,più che mai volto a porgere le coperte ad ogni figlio suo. Tuttavia era piacevole,ché in quel cuore la sensazione d’essere accaldati s’alludeva al riparo,alla sicurezza.

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ULTIMO DEMONE – Libertà di sangue

Arius intravide Roxar comparire dietro Reyzhard,apprestandosi ad infilzarlo con la spada d’ombra appena evocata. Subito protese la mano verso il luogo in cui era apparso e,dopo che una tortuosa vibrazione gli ebbe esplorato tutto il corpo,scagliò una potente ondata di energia contro Roxar. L’urto fu abbastanza vigoroso da spingere in terra Roxar e da smuovere con forza Reyzhard e il corpo di Ephsys che in quel momento reggeva. Misthar,udito il boato provocato dall’incantesimo evocato da Arius,si voltò finalmente,scorgendo Roxar in terra e vedendo con stupore Reyzhard che si prendeva cura di Ephsys. Corse a vedere cosa succedeva. Le truppe elfiche e non-morte si squadrarono,assaporando l’un l’altra l’ira che traspariva da ambedue. Anche Arius ed Ushar’al raggiunsero Ephsys,mentre i maghi al loro seguito,Faridor compreso,attendevano solo un cenno per poter attaccare l’esercito che gli era dinanzi.

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Ultimo Demone: Capitolo 16

Come destandosi da un sonno profondo, Arius distoglieva finalmente lo sguardo,fingendo di non aver visto cosa alcuna. Reyzhard e Ushar’al erano troppo intenti a osservare il fascio di luce per accorgersi delle fugaci sagome,scomparse in qualche secondo. Poco dopo la luce scomparve,e con essa la nube lucente che l’esplosione aveva creato.

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Il Paladino cap. 2 – La difesa di Southshore parte 2

“Allora, qual è l’ultima cosa che ricordi?” domandò la Dama.
“Ricordo Relhiar che cercava di farsi strada tra i ghoul per raggiungermi, ma che poi è stato bloccato da Rashiak. Poi ho perso i sensi.”
“Bene. Relhiar uccise i ghoul, ma non riuscì a raggiungerti, poiché prese a duellare con il signore delle tenebre. Il loro scontro fu breve. Dopo due minuti squillarono i corni dei non-morti: lo stesso Rashiak si rese conto che qualcosa non stava andando per il verso giusto, perché non erano i corni che inneggiavano alla battaglia quelli che suonavano. Senza degnare d’ uno sguardo Relhiar iniziò a correre fuori le mura, dove si trovava la parte del suo esercito che aveva fatto squillare i corni.

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Il Paladino cap. 2 – La difesa di Southshore parte 1

Sentivo in lontananza grida di uomini, non grida di paura, ma grida di battaglia. Sentivo lo stridio delle lame, gli zoccoli dei cavalli e il loro nitrire. Aprii gli occhi: non ero morto, non ero in paradiso. Gettai un rapido sguardo intorno: mi trovavo in un letto, mezzo svestito e tutto bendato, in una piccola stanza composta dal mio letto, appunto,due comodini e un armadio; c’era anche una grande finestra da cui veniva una luce grigiastra perché c’erano grossi nuvoloni grigi, ma non pioveva: sicuramente era pomeriggio e non mattina.

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