IL PALADINO – CAP 19 – PARTENZA

Tornati a Stormwind, ci accolse uno strano silenzio: la sera ormai era calata sulla foresta e sulla città, e la luna illuminava la via ai cittadini, che dispiaciuti per la perdita del Re, facevano ritorno ai vari villaggi ormai sicuri.

Naemor il paladino – audiolibro

E mentre i soldati festeggiavano a modo loro, cioè brindando ai caduti, un lungo fumo nero s’alzava da lontano oscurando la luna: era il fumo che proveniva dall’ammasso dei cadaveri bruciati dei cruenti non-morti. In un angolino fuori le mura, invece, venivano scavate, dai familiari e dai loro amici più cari, le tombe dei caduti che avevano difeso con la propria vita la libertà città. Io stesso non ho mai ecceduto nei festeggiamenti, né in quella che in altre occasioni, proprio per rispetto di coloro che non c’erano più. Tornammo, dunque in città mentre il reggente, nella piazza principale teneva un discorso. Era già iniziato da un bel pezzo, quando io e Doroty giungemmo in quel luogo, e notammo che alle sue spalle, su un altare era disposto il corpo esanime del piccolo Re. L’atmosfera era cupa, segno che si stava parlando proprio di lui:
“…per questo dovremo per sempre ricordarci degli errori che abbiamo fatto, poiché abbiamo fatto del male a noi stessi. Un brindisi al Re defunto e a suo padre, perché possano riposare insieme in un mondo migliore”
E tutti brindarono al Re.
“Concludendo, vorrei ringraziare anche il superbo aiuto della Arcimaga Suprema, Doroty Prinewind e del Gran Maestro del Silver Hand Naemor. La straordinaria intelligenza della Maga ci è stata di enorme aiuto, per non parlare di Naemor, che, in un modo o nell’altro, ci ha supportato con il suo esercito di fantasmi. A loro un brindisi di ringraziamento.”
E tutti brindarono a noi.
Mentre il reggente si avvicinava, il resto dell’esercito pregò per l’anima del defunto Re, avvicinandosi al suo altare.
“Grazie ancora, ragazzi. E’ vero che ora siamo in crisi profonda, ma sempre meglio che essere morti, anche se forse avrei dovuto morire anche io.”
“Non dica così” disse Doroty “guiderà il suo popolo verso un futuro luminoso. E’ lei il nuovo Re, giusto?”
“Si” disse tristemente “E non dovrei esserlo…cambiamo discorso, per favore. Il ricordo di quel povero bambino mi è così doloro…ecco, ad esempio, spiegami, Naemor, come hai fatto. Ho subito un duro colpo vedendo di nuovo i miei compagni di un tempo,oggi”
E io risposi con la storia che già ha narrato.
“Ah, quella profezia…”disse “non c’è stata persona che l’abbia presa per vera, eppure si è rivelata di fondamentale aiuto. Inoltre c’è un qualcosa che la lega davvero a te, Naemor.”
“Intendete dire il verso che deve ancora realizzarsi?”
“Si. E questo significa una sola cosa: che non è stata la profezia a farti fare ciò che hai fatto, né è stato per mezzo di essa.”
“Bè, grazie” dissi rinfrancato.
“Comunque sia” continuò il Re “siamo in debito con voi, e in qualche modo…”
“No” risposi “l’unico modo per ringraziarci sarebbe fornirci aiuto nella guerra che andremo a intraprendere, ma è follia chiedervelo in un momento come questo.”
“Sappiate comunque che oggi ho imparato a fidarmi degli altri, e che, se avessi avuto i mezzi, vi avrei supportato volentieri.”
“Ci basta questo come ringraziamento” dissi.
“Cosa avete intenzione di fare ora?”
“Attendere notizie, rimarremo per un altro poco qui, se non le dispiace”
“Certamente. Inoltre i grifoni sono nuovamente utilizzabili: abbiamo scoperto che erano manipolati da un gruppo di abitanti che era stato pagato apposta dai nemici.”
“Assurdo” dissi.
“Già…inoltre…”
Improvvisamente si udì un rumore immenso, come se dal nulla fossero apparite un’immensità di persone che facevano chiasso. Il rumore proveniva dall’interno della città.
“Che diamine succede? Non posso credere che stiano festeggiando facendo tutto questo casino!” disse sdegnato il Re. Ma poi si udì un lungo corno squillare.
“Nani??Questo è il corno dei Nani!”
“Qui improvvisamente a Stormwind?”
“Ma certo, la linea ferroviaria! Seguitemi”
Il Re ci condusse attraverso vie e stradine, fino ad arrivare al quartiere dei Nani, dove si producevano armi e armature, ed era chiamato così non solo perché i maggiori fabbri erano dei Nani, ma anche perché lì c’era una speciale stazione che univa Ironforge e Stormwind con una velocissima linea ferroviaria. Giungemmo proprio lì e vi trovammo un esercito nanico bardato a guerra. In prima fila c’erano nientemeno che Magni Bronzebeard e Relhiar.
“Tempismo scadente, fratello” dissi arrivandogli incontro.
“Cosa? E’ già finita la festa?”
“Eh si”
“Fordragon!” urlò il piccolo Re Nanico.
“Salute a lei, Re Magni” disse Fordragon inchinandosi. Magni lo imitò.
“Fordragon, siamo stati avvisati da un vostro messaggero questa mattina del vostro attacco e siamo subito corsi in vostro aiuto.”
“Non ho mandato messaggeri, personalmente. Deve essere stato il Comandante Johatan, ora defunto. Comunque la battaglia è finita da qualche ora. Grazie lo stesso Re Magni…mi rendo conto che forse, io, da sciocco quale ero, non avrei fatto lo stesso.” E si inchinò di nuovo. Evidentemente anche Re Magni la pensava così, dunque continuò:
“Allora avete vinto?”
“A prezzo altissimo. Oltre a duemila nostri uomini, anche il nostro amato Re è defunto.”
“Mi dispiace tantissimo. Forse arrivando prima…”
“Non dovete essere presi dai sensi di colpa. L’unico che ha sbagliato tutto in questa storia sono stato io. Ma ora grazie a due amici, sono riuscito a capire.” Disse, indicandoci.
“Ah, salve Dama Prinewind.” Disse il Re Nanico, mentre ordinava ai suoi di tornare a casa “E tu devi essere Naemor, giusto? Tuo fratello mi ha spiegato tutto, si. Bene, dopo ne parleremo. Ora preferisco fare quattro chiacchiere col nuovo Re.”
Così mentre i Re di Stormwind e Ironforge andavano a discutere nella fortezza principale, e i nani tornavano a casa attraverso la stazione, io, Relhiar e Doroty iniziammo a conversare, e gli spiegai tutta la storia.
“Una storia dolorosa” commentò Relhiar “non avrei voluto assolutamente essere nei tuoi panni quando hai sofferto la fame” disse con un mezzo sorriso.
“Comunque è finita qui. Abbiamo guadagnato la stima di Stormwind, ma non il suo appoggio.” Sentenziai. “E coi Nani come è andata?”
“Molto bene. Re Magni è una grandissima persona, e una volta spiegata la missione, ha accettato senza ombra di dubbio. Dice che ha un conto in sospeso con Arthas, che gli ha ucciso mezza famiglia e quindi ci seguirà senza indugi. Ho notizie anche da Jaina che è a Menethil con tutto l’esercito, e mi h

a detto che ha iniziato a mandare esploratori al confine di Khaz Modan.”
“Buona mossa.”
“Comunque la situazione non è messa bene. Da quel che ho capito il Re Lich è arrivato qui per mezzo del portale di Dalaran” disse Doroty.
“Cosa??” disse sbalordito Relhiar “Significa che ha già conquistato Lordaeron?”
“E’ quello che ho pensato anche io, e penso sia l’unica soluzione plausibile: ha mandato qui troppi uomini per privarsene nel caso stesse ancora fronteggiando Sylvanas e nel caso avesse solo preso Dalaran..”
“Allora Menethil è nei casini?”
“Non penso.”
In quel momento arrivò un messaggero dal palazzo reale che ci avvertiva che eravamo attesi dai due Re.
“No, dì a Fordragon che è troppo per oggi, andiamo a riposare” rispose Doroty.

La mattina seguente, anzi a dir la verità a pomeriggio inoltrato perché io e Doroty ci svegliammo solo a quell’ora, Fordragon, Bronzebeard, Relhiar, Shadowbreaker e noi due ci radunammo nella sala del Re per discutere della guerra. Doroty iniziò illustrando la sua idea circa il collegamento dei due portali.
“Il vecchio Arthas sa il fatto suo. Non l’ho potuto sopportare neanche ai tempi in cui si allenava ad Ironforge con mio fratello. Comunque se la tua supposizione è reale vorrà dire che punterà presto ai nostri reami. Il conflitto è quindi volente o nolente inevitabile.”commentò Re Magni.
“Io scommetto” dissi “che orgoglioso com’è stavolta resterà a casa e ci accoglierà a braccia aperte.”
“In che senso?”
“Sa che gli abbiamo dato un duro colpo, con sacrifici enormi si, per questo adesso vorrà vederci morti direttamente lì tra le sua braccia.”
“In tutti i casi dobbiamo affrettarci, non c’è più tempo. Se è arrivato fin qui potrebbe anche mandare un contingente a Kalimdor e distruggerla mentre noi siamo qui.” Disse Doroty.
“Ironforge è con voi!”
“Per quel che mi riguarda” disse Fordragon gravemente “non posso mandare truppe a vostro sostegno; siamo in stato di crisi, e penso che se affrontata bene e risolta potremmo anche uscirne più compatti di prima”
“Se mi permette” intervenne Shadowbreaker “Io e i miei paladini vorremmo congiungerci al Silver Hand di Lord Naemor.”
“Perché no?” disse il Re “dobbiamo molto a questi ragazzi, e mi fa piacere che lassù ci sarà anche un po’ di Stormwind; e non è da escludere che tra sei mesi a questa parte la crisi possa già essere superata e possa già spedire qualche truppa a voi a nord. Anche se i Paladini potevano essere utili per le cure, penso che i nostri Sacerdoti possano fare bene anche senza.”
“Molto bene” dissi felice.
“Il conflitto potrebbe durare a lungo?”domandò Fordragon.
“E’ tutto da vedere.” Risposi “penso che potremo dare una risposta a questa domanda soltanto quando saremo giunti a Menethil e avremo ascoltato ciò che gli esploratori di Jaina avranno da dirci. Non sappiamo quanti e quali città hanno preso, se qualche roccaforte umana resiste ancora, per questo penso che fino ad allora brancoleremo nel buio”
“Comunque, Re Fordragon” disse Relhiar “prima o poi la guerra giungerà anche per voi qui a Stormwind, se noi a nord dovessimo fallire.”
“Si…”rispose egli “per ora a noi non resta altro che fare il tifo…ciò mi fa arrabbiare, avrei voluto combattere, e invece no…tuttavia non ci saranno speranze se voi cadrete…arriveranno qui e distruggeranno tutto.”
“Soluzione plausibile, è molto rischioso il nostro piano” disse Doroty
“E se invece trionfate?” domandò Fordragon.
Nessuno rispose, forse perché nessuno aveva pensato ad una buona riuscita.
“Bè, allora…”iniziai io “…il regno di Lordaeron sarà restaurato e saranno ricostruite le città. Per quanto riguarda l’oro, fortunatamente Jaina ne ha portato molto da Dalaran, ma non basterà e a quel punto entreranno in gioco le miniere di proprietà reale. Quelle sono una fonte inesauribile.”
“Quindi finanzierete la missione con l’oro di Theramore? Capisco…bè tra la paga ai soldati, spese di ristrutturazione…pagare i fabbri…deve avere molto oro dama Proudmoore…ma a Lordaeron non c’è il rischio che le miniere siano state prosciugate dai non-morti?”
“No, almeno spero…fino a qualche tempo fa i Reietti sfruttavano solo l’oro rubato alla capitale, che comunque è un’immensa fortuna, ora non so, ma non credo. Se poi fossero caduti per mezzo di Arthas, questo userebbe i tesori di Northred. E comunque le miniere sono ben posizionate sotto terra, non penso che i non-morti siano così intelligenti da trovarle e usarle.”
“Quindi in caso di vittoria sarà incoronata Regina dama Proudmoore.” Disse Fordragon “e la sua dinastia continuerà a regnare…”
“Si” confermai.
Mentre Relhiar poneva un’altra domanda al Re degli Umani, Doroty mi sussurrò all’orecchio:
“In realtà Jaina non prenderà mai marito, così mi ha detto…”
“Cosa? E chi le succederà?”
“Mah…” poi fece un gesto come a dire: c’è tempo, pensiamo all’imminente.
Discutemmo per un’altra buona mezz’oretta, finchè Bolvar Fordragon non ci lasciò andare:
“Va bene, signori. Allora non voglio farvi perdere altro tempo, se volete partire ora.”
“Bene…buona fortuna, Re.” Dissi stringendogli la mano.
“Anche a voi, ne avrete davvero bisogno. Io, speriamo che me la cavo”
“Allora sire” esordì Shadowbreaker “vado a preparare il mio piccolo esercito per partire.”
“Certo, vai pure. E buona fortuna anche a te.” Rispose il Re stingendogli la mano.

Re Magni decise di partire in quel momento stesso da Stormwind per Ironforge via ferroviaria, perché c’erano impegni che là chiedevano la sua presenza; anche Doroty decise di partire subito per Ironforge, per poi proseguire verso Menethil.
“Ci vedremo sicuramente lì; abbiate cura di voi stessi.”
“Anche tu” le dissi
“Quanto tempo pensate di impiegare?”
“Andremo a ritmo forsennato, ma sicuramente impiegheremo due settimane per raggiungere Ironforge”
“Va bene. Ora vado…sperando di prendere il treno giusto…”
“Ha un’unica destinazione questa stazione…”
“Ah giusto!”
Tanto per fare qualcosa io e Relhiar demmo una mano alla parte dei cittadini incaricata di ricostruire al più presto tutti gli edifici buttati giù dalle catapulte nemiche. In seguito, quando Shadowbreaker ci disse che l’esercito era pronto a partire, dopo una rapida lavata, iniziammo a cavalcare quando era pomeriggio inoltrato. Uscimmo passando sotto ciò che rimaneva del cancello in una cinquantina : tanti erano infatti i Paladini di Shadowbreaker. Ci salutò un paesaggio molto diverso dal solito: l’erba era stata per gran parte infettata, mentre degli alti arbusti verdeggiati che da secoli proteggevano quei luoghi non rimaneva nient’altro che la base del tronco. Per non parlare delle mura crollate; fortunatamente il fossato d’acqua era posto più in basso rispetto al loro posizionamento, altrimenti ci sarebbe stata anche una brutta inondazione. Ma forse, pensavo, è stata una battaglia di cui si ricorderà così a lungo, che sia quasi giusto che qualcosa sia cambiato in segno di questa; diecimila nemici non si battono tutti i giorni…
Il viaggio stavolta fu piacevole: di solito a me piace molto viaggiare, ma in solitudine, per gustare meglio il paesaggio e pensare meglio. Ma stavolta fu piacevole discorrere con altri paladini del nostro lavoro, e di ciò che facevamo un tempo. Due settimane che volarono in fretta, insomma. La parte più traumatica del viaggio fu passare dal clima asciutto di Loch Modan, quando vi giungemmo, a quello glaciale di Dun Morogh, dove già pareva inverno inoltrato. Ma la vista della stupenda Ironforge ci riscaldò come riscalda la vista della nostra amata. Era, ed è ancora, una fortezza scolpita tra le rocce della montagna, con un portale grigio di ferro su cui era inciso il martello dei Bronzebeard, segno della casata reale che primeggiava da tempo su quella città. Dalla montagna stessa, poi, si stagliavano diverse torri, come se fossero sbucate lì come funghi direttamente dalle viscere della terra. Relhiar mi disse anche che dall’altro lato c’era un aeroporto, dove atterravano elicotteri e aerei. Come entrammo dal portale, subito ci accolse l’imponente statua di un antico re, posta in un corridoio azzurro che rifletteva bene col clima freddo e col il candore della neve.
“Benvenuti!” disse un nano che aveva tanto l’aria di essere importante. Era vestito con una veste di lana azzurra e aveva un’espressione seria e anziana, che gli era data anche dai suoi pochi capelli bianchi.
“Permettetemi che mi presenti” disse “Sono Barin Redstone, senatore di Ironforge. So chi siete, il re vi ha atteso a lungo, ora vi condurrò io stesso da lui.”
E così io e Relhiar fummo condotti da quel nano dal Re, attraverso la magnifica città. Questa era scolpita all’interno della montagna, e vi faceva un caldo assurdo, in contrapposizione al terribile freddo esterno. Ciò era dovuto al fatto che al centro della città ci fosse puro magma che sgorgava dalla montagna stessa, e veniva usato sia per la fabbricazione di armature e armi che per l’illuminazione generale della città, illuminata infatti da piccole lucine giallognole, conferendo però a alle pareti un’atmosfera piuttosto cupa. Intanto ferveva l’attività sia economica, col quartiere della banca e dell’asta, sia quella quotidiana di tutti i giorni dei cittadini, sia militare. Quest’ultima aveva un apposito quartier generale in caso di guerra, usato anche, come di disse mio fratello, qualche settimana prima per stabilire se andare o meno in guerra. Ma quel giorno in particolare potemmo osservare come la città fosse invasa dai soldati: erano tutti armati di tutto punto, già avvertiti dell’imminente partenza. Così, a bocca aperta per lo stupore, raggiungemmo la sala del trono dove risedeva il Re. Questi ci accolse dinanzi al suo trono. Si vedeva come fosse vecchio e stanco, segnato dal destino che gli aveva portato via due fratelli. In quel momento pensai che Relhiar l’avesse informato, precedentemente, della fine del fratello Brann, e quindi potevo immaginare in che stato di sconforto vivesse. Mio fratello mi disse anche della triste fine della figlia…Egli però stava per intraprendere una nuova guerra: sconfortato ma deciso ad abbattere il nemico che tanto dolore gli aveva provocato.
“Benritrovati” ci disse con una voce normale.
“Salve, Re Bronzebeard” dicemmo inchinandoci.
“So che i vostri uomini ci aspettano fuori, dunque non perdiamo tempo. Il mio esercito, come avete potuto vedere, è pronto a partire. In tutto sono duemila nani, più mille tra elicotteri e aerei d’esplorazione.”
“Non saremo mai abbastanza grati del vostro aiuto”
“Lo stesso vale per me” disse quello, spiazzandomi “quando uccideremo Arthas”
“Avete truppe molto ingenti, speriamo di portare a casa una soddisfacente vittoria” disse Relhiar.
“Di tattiche e strategie avremo modo di parlarne sia durante il viaggio che quando saremo sul posto stesso, tuttavia avevo già pensato a qualcosa…”
“Per preparare una buona strategia c’è bisogno di avere anche informazioni sul nemico, che di solito si prendono sul campo di battaglia…ma conoscendo la vostra gran carriera militare saprete sicuramente il fatto vostro.”osservai.
“Grazie, Naemor. Comunque pregherei entrambi di parlarmi come se fossimo amici da tempo, questo modo così formale mi fa sentire agitato…”
“Come vuoi.”
“Bene. Direi di partire allora, una guerra ci attende.”
Mentre eravamo sul ripido sentiero innevato che scendeva da Ironforge verso valle, notai come Magni Bronzebeard desse un ultimo sguardo alla sua cara città, prima di intraprendere il viaggio che l’avrebbe portato o a morire onorevolmente, ma senza essersi vendicato, o uccidere il suo nemico, estirpando il male dal mondo.

Lord Mario