Quando affronto opere di autori di questo livello fatico ad identificare come RECENSIONE il mio punto di vista. Oggi parliamo di UNA VITA di Italo Svevo che è il suo primo romanzo (1892).
Perché leggere ITALO SVEVO nel 2024?
Perché ogni tanto mi piace tornare indietro nel tempo e leggere di mondi ormai scomparsi e dimenticati. Perché gli autori che studiavo a scuola mi hanno lasciato qualcosa e sono curioso di vedere come è leggerli a 50 anni!
Se non lo hai letto attenzione: SPOILER!!!!!!!!!!
In UNA VITA, Svevo racconta di fatti normali, della quotidianità del protagonista, tale Alfonso Nitti, senza abbellirla. Alfonso è una persona di umili origini, viene dalla provincia di Trieste e lavora presso la banca del signor Maller.
Alfonso è istruito e intelligente, ma è pur sempre una persona con poca esperienza della vita. Ha l’ abitudine di sognare ad occhi aperti e, purtroppo per lui, spesso si limita a quello. Non è molto intraprendente e teme il confronto relazionandosi spesso in modo timido e impacciato.
La sua è una vita noiosa che lui si illude di riempire di altro recendosi spesso in biblioteca, costringendosi a leggere opere voluminose e assai noiose. Di questa sua istruzione è fiero e spesso si autocelebra confrontandosi (dentro di sé) con persone di più basso livello di istruzione. Vive nella casa di una famiglia molto modesta pagando l’affitto di una camera.
Alfonso incontra Annetta, figlia di Maller, e con lei intraprende una storia d’amore anche se con poco coraggio. Finisce per distruggere ogni possibilità di cambiamento nella sua vita, scegliendo di fuggire l’occasione.
Per molti versi è un personaggio che non mi piace anche se mostra spesso una grande umanità. Annetta è fredda e calcolatrice, gli altri personaggi sembrano fare più da sfondo alla storia. Uno dei miei personaggi preferiti è quello di Francesca, giovane donna al servizio di Annetta, che vive una relazione clandestina con il signor Maller.
Alfonso non ha slanci e non si mette mai in gioco davvero. La narrazione dei movimenti della sua anima è molto attenta e Svevo pare raccontare un po’ della sua vita romanzandola.
Solo alla fine del romanzo Alfonso prenderà una decisione forte e si confronterà con il signor Maller, rischiando persino il posto di lavoro pur di essere coerente con le sue idee.
L’ultimo gesto estremo di Alfonso è quello del suicidio che sembra porre fine non solo alla sua vita, ma alla sua dimensione di uomo poco coraggioso, che lascia che siano altri a scegliere per lui.
Leggendo vien voglia di ripensare alla propria vita e di evitare accuratamente che siano gli altri a condurla. Fosse anche solo per questa riflessione il romanzo mi è stato di aiuto e mi è piaciuto.