Intervista a Daniela Lojarro parte 2

continua…

Intervista a Daniela Lojarro

Napoleonardo: Ho letto in altre interviste che ti hanno fatto che il messaggio apparentemente religioso che ho letto dietro le righe del tuo romanzo, non è propriamente quello cristiano eppure penso che ci sia almeno un legame storico culturale (vangelo di Giovanni), libero arbitrio. Che ne pensi della mia lettura?

Daniela Lojarro: La tua lettura è corretta se si colloca il vangelo di S. Giovanni, il vangelo più «criptico» di tutti, nell’ambiente fortemente influenzato dalle dottrine iniziatiche e dalla filosofia greca in cui è stato concepito. Il linguaggio usato è completamente differente dagli altri tre e non è certo stato scritto per divulgare in senso ampio la «lieta novella».

Daniela Lojarro è una cantante lirica di successo

«All’inizio d’era il Verbo», dice il Vangelo di S. Giovanni ma, per esempio, la tradizione degli Uitoto della foresta amazzonica dice: «All’inizio la Parola diede origine al Padre». Il termine «Parola» indica un suono che precede qualsiasi parola articolata e legata a un concetto logico. Infatti, gli egiziani avevano ovviato al problema usando il termine risata o grido del dio Thot. L’immagine, per me, più significativa e poetica di tutte è nelle Upanishad dove si racconta che all’inizio c’era il Nulla e tutto era ravvolto nella morte. Questa desiderando un corpo, si mise a cantare: dalla sillaba mistica nacque il cosmo e dalle nozze del suono con il tempo scaturì la musica. La potenza evocativa di questo racconto è incredibile: il canto della morte è l’atto creativo da cui si sprigiona la vita; la dimora della morte è la tenebra della notte o, secondo altre tradizioni, la caverna, la bocca, la cavità colma dell’acqua del sonno o del sogno (cioè l’inconscio) che tutto inghiotte per risputarlo in forma ringiovanita. Quindi, come vedi, miti e speculazioni di civiltà in ogni angolo del pianeta indicano nell’elemento vibratorio acustico il sostrato di tutti i fenomeni dell’universo. Anche per quanto riguarda il libero arbitrio si può fare lo stesso discorso: nella mia visione io parlo di scelta da attuare all’interno della capacità umana di saper ponderare e soppesare le implicazioni e le conseguenze delle proprie azioni.

Napoleonardo: Nell’idea di origine dell’universo descritta nel romanzo, il Suono che da origine a tutto non è Dio. Mi è saltato in mente Aslan, il leone che con il suo canto crea l’universo in Le Cronache di Narnia. Che cosa è per te?

Daniela Lojarro: Il Suono per me rappresenta la risposta metafisica alla domanda sull’Origine della Vita. Infatti, la teoria scientifica più nota sull’origine del nostro universo è detta Big Bang! Gli scienziati ne ascoltano ancora l’eco nello spazio.

Napoleonardo: Sono rimasto ammirato ascoltandoti cantare, vedendo diversi filmati su youtube. Per arrivare al tuo livello sono necessari anni di impegno e determinazione. C’è qualcosa che ti ha spinto più di altre a un simile impegno? Ovviamente hai anche una dote naturale che non ci si procura al supermercato…

Daniela Lojarro: La dote naturale non è un merito: la si ha come si nasce con due gambe, due braccia o un naso aquilino piuttosto che a patata. Al contrario, per trovarla e svilupparla, occorrono impegno, passione, sacrificio (stare mesi lontano da casa in hotel, in appartamenti affittati e ammobiliati senza nemmeno un oggetto proprio o pranzare al ristorante, lavorare continuamente con persone nuove imparare a conoscerle e a conviverci non è facile) e … perché no? Anche fortuna: infatti, se fossi nata in una famiglia che non approvava la mia scelta o che non avesse saputo valorizzare la mia sensibilità musicale sarebbe stato molto più faticoso. Senza i miei genitori che, fin da piccola, mi hanno offerto gli stimoli e anche il sostegno del loro amore per alimentare il mio mondo creativo aiutandomi in ogni circostanza, probabilmente non sarei riuscita a diventare la persona che sono. Certamente, dipende poi da ognuno di noi saper far tesoro di tutto e utilizzare le possibilità che ci vengono date. Come vedi, i fattori che contribuiscono alla riuscita di un cantante sono innumerevoli proprio come quelli che determinano il successo di uno scrittore. Ciò che mi ha spinto più di tutto … senza dubbio il desiderio di realizzare il mio sogno: credo che sia il motore che spinga ognuno di noi a lottare per concretizzarlo.

Napoleonardo: Sono rimasto colpito dal personaggio di Mazdraan e ti ho anche chiesto in maniera un po’ scherzosa se non fosse ispirato a qualcuno che conosciamo in molti in Italia. Mi hai fatto notare che è un personaggio di livello decisamente più alto. A chi ti sei ispirata nel crearlo?

Daniela Lojarro: Più alto perché l’ho immaginato … più dotato da Madre Natura e non ricorre ai tacchi! Hahaha! Sono stati diversi i personaggi (e anche le persone) cui mi sono ispirata per tratteggiare Mazdraan. Prima di tutto il don Giovanni di Molière, poi di Mozart, coerente e conseguente nel suo agire fino all’estremo; per la sua abilità oratoria e manipolatrice ho pensato molto a Jago dell’Otello di Shakespeare, poi Verdi. Desideravo creare un personaggio che in un certo senso incarnasse perfettamente l’idea di Malia: seduttore così abile e affascinante nell’incantare da illudere perfino gli avversari sulla perfetta correttezza del suo pensiero e del suo agire. La domanda che tu hai posto a me riguardo ciò che mi ha spinto ad impegnarmi nella mia carriera artistica, io l’ho rivolta a Mazdraan (teoricamente ci siamo fatti lunghissime chiacchierate e, ovviamente, alla fine lui ha sempre avuto la meglio): che cosa poteva muovere un uomo che aveva già tutto? Solo un potere maggiore, la possibilità cioè di dominare il Suono Sacro diventando eternamente onnipotente. In un certo senso in Mazdraan e tramite la magia ho portato all’estremo il conflitto che esiste al giorno d’oggi nella scienza: in che misura può l’uomo manipolare la natura? Abbiamo dei limiti? Se ci sono, possiamo di volta in volta sorpassarli e crearne di nuovi? Abbiamo appena intravisto, per esempio, le enormi possibilità che ci schiuderebbe la manipolazione genetica in termini di cura di determinate patologie: ma come non chiedersi cosa succederebbe con questa tecnologia se impiegata per «migliorare» la razza umana?

Napoleonardo: Autore preferito? Anche più di uno…

Daniela Lojarro: Infatti!! Dipende sempre dal genere. Nel genere fantasy, adoro la Marion Zimmer Bradley, Harry Turtledove, Raymond Feist, George Martin. Fra i classici dell’avventura E. Salgari, J. Verne. Mi piace molto la letteratura francese dell’800 V. Hugo, il mio preferito, A. Dumas, E. Zolà. Fra gli autori contemporanei leggo sempre volentieri D. Pennac, J. Saramago, A Yehoshua e I. Pears.

Napoleonardo: Libro o libri preferiti?

Daniela Lojarro: Il mio ovvio! A parte gli scherzi uno dei libri di cui ogni tanto torno volentieri a rileggere alcuni passaggi è «Il sogno di Scipione» di I. Pears.

Il suono sacro di Arjiam

Napoleonardo: La parola cantata o scritta sembra avere per te una importanza rilevante. Con quale mezzo ti senti più a tuo agio?

Daniela Lojarro: La parola cantata, per me, è immediata non ha nessun velo e trasmette direttamente perché in realtà la vera comunicazione passa attraverso la musica. Basta ricordare che fin dall’antichità la musica era il mezzo di comunicazione privilegiato con il mondo divino e dei morti.

Napoleonardo: Cosa c’è nel futuro di Daniela Lojarro? Nuovi progetti editoriali? Concerti?

Daniela Lojarro: Nel futuro ci sono molti sogni e progetti. Con l’Associazione Musicaemozioni di Treviso stiamo mettendo in cantiere uno spettacolo durante il quale presenterò il mio libro affiancando un personaggio del romanzo a uno dell’opera oppure una scena del libro a un’altra tratta da un’opera. Sto preparando altri concerti dedicati alla musica da camera francese ma legati sempre alla letteratura: melodie di compositori francesi su celebri testi poetici francesi. La presentazione del libro al Salone Internazionale del libro di Torino lo scorso maggio è stata fruttuosa: ci sono nuovi contatti e trattative in corso che vanno seguite. Mi piacerebbe anche proseguire un piccolo saggio sulla Conoscenza di cui sono solo riuscita a buttar giù l’ossatura dei punti principali e delle fonti. Infine, vorrei proseguire l’abbozzo del nuovo romanzo che giace abbandonato da mesi: tra lo studio, il lavoro e la promozione della «creatura» mi rimane poco tempo per scrivere.

Napoleonardo: Il tuo è, in fondo, un libro di speranza. Cosa auguri alle nuove generazioni?

Daniela Lojarro: Ho concepito la storia di Fahryon e Uszrany come un viaggio alla scoperta di se stessi, delle proprie potenzialità e, allo stesso tempo, come una scoperta del mondo che ci circonda: ascoltarsi e saper ascoltare in maniera consapevole per poter entrare in comunicazione con l’altro con il diverso da sé senza averne paura. Credo che questo sia il messaggio più importante per le nuove generazioni in questo mondo dilaniato da guerre e da conflitti sociali profondi senza scordarsi che la vita è un cammino in continuo divenire, soggetto a grandi rivolgimenti, l’importante, come diceva Samuel Beckett è «Fallire – Provare di nuovo – Fallire ancora – Fallire meglio».

Napoleonardo: Grazie mille per l’intervista, per il libro e per tutto il tempo che ci hai dedicato. Vuoi ringraziare qualcuno in particolare che ti accompagna in questa tua splendida avventura di scrittrice?

Daniela Lojarro: Prima di tutto mio marito Andrea: è stato lui a spingermi a scrivere e poi a pubblicare. Natascia Pane, carissima amica e titolare dell’Agenzia Contrappunto: ci vorrebbe un’intervista a parte per raccontare la nostra avventura accanto a «Il Suono Sacro di Arjiam»! E, infine, i lettori: senza di loro nulla sarebbe possibile!!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.