Il Paladino cap. 1 – La guerra non è finita

Carissimi amici,
anche il nostro Lord Mario, co admin di Warlandia, si cimenta nella scrittura…ecco a voi il primo capitolo di un”opera che speriamo prosegua e si completi entro luglio…max settembre.

Naemor PODCAST de Il Paladino

Buona lettura a tutti…questa volta è dal punto di vista di un umano.
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Questa è la mia storia: una storia di guerra, soprattutto, in cui si trovano anche altri numerosi ideali e sentimenti. Non la narro per farmi ricordare nella storia, non la narro per l’onore mio e quello della mia famiglia: la narro affinché tutti sappiano come gli uomini si sono rialzati, come gli uomini hanno sfidato il male e l’hanno sconfitto.
Tutto ha inizio tre anni dopo la caduta di Lordaeron, reame degli umani devastato dai non-morti, tre anni in cui il nostro mondo è stato sottoposto ad altra crudeltà, altra morte, dopo le stragi della Terza Guerra. Ricordo, come se fosse ieri, le tante battaglie che abbiamo intrapreso per arrivare alla vittoria e alla felicità raggiunta anche, sono orgoglioso di dirlo, per merito mio.

Thumb….thumb…thumb.

Un ariete batteva ferocemente contro il cancello. A ogni colpo vibrava il legno e perfino la pietra delle mura sembrava piegarsi a quel rumore. Le spade tremavano, mosse da un’agitazione non normale, che percorreva gli animi di tutti. Questo cancello garantiva l’accesso alla fortezza di Shadowfang, un castello vecchio e malconcio, logorato da anni di guerre. Racchiusi nella fortezza c’erano circa 150 umani, comandati da me e mio fratello Relhiar. Aspettavamo col fiato sospeso la caduta di quel cancello, perché quel cancello sarebbe caduto, e una volta accaduto, avremmo trovato sicuramente la morte ad attenderci. Tutti lo fissavano, la maggior parte tremava ad ogni colpo e si nascondeva dietro ai loro scudi, come per cercare rimedio a quella vista. Mentre nella mano destra impugnavo la mia spada, e nella sinistra il mio scudo, fissavo attentamente il cancello, senza aver paura, anzi si può dire che non vedevo l’ora che crollasse.
“Riusciremo a salvarci?” Mi bisbiglio Relhiar.
“Non lo so. Se ci riusciremo non avremo vinto la battaglia, e non saremo ricordati con onore. Se perderemo, morendo, ugualmente non saremo ricordati. Ma dobbiamo resistere! C’è un futuro, e questo non è di morte. Eccoli, stanno per entrare! Tutti ai loro posti!”
“Fratello” disse Relhiar, mentre il cancello scricchiolava pericolosamente “Grazie di tutto. Chissà se ci rivedremo”
Appena finì la frase, il cancello cadde e subito una schiera di putridi non morti entrarono nella fortezza. Ci lanciammo subito all’attacco, col nome della nostra patria sulla bocca, e iniziammo a far carneficina di non-morti. I primi nemici che entrarono furono disorientati…non capirono nulla, videro solo una marea azzurra calare su di loro, e poi sentirono una spada penetrargli in corpo, e persero la vita. I nemici erano circa 500, un numero altissimo per noi soli 150, ma speravo che la strettoia del cancello potesse ridurre il loro numero affinché potessimo combatterli pochi alla volta. Mi sbagliavo: le catapulte nemiche entrarono subito in azione distruggendo le mura, e dando così possibilità a tutto l’esercito nemico di penetrare nella fortezza. Quelle masse putride erano comandate da un signore delle tenebre, tale Rashiak, uno dei tanti schiavi di Sylvanas Windrunner, la quale aveva mandato lui lì a Shadowfang per stanarci. Egli dopo aver ridotto in fiamme Southshore, Hillsbrad e Menethil Harbor, ultime fortezze umane a Lordaeron, stava per radere al suolo anche l’ultima, Shadowfang. Io e Relhiar, mio fratello, eravamo rimasti i soli paladini in tutto Lordaeron, e da mesi, chiusi nella nostra roccaforte non avevamo ricevuto notizie da nessuno, avevamo solo visto, da lontano, fumo e fiamme innalzarsi a est. Giorno dopo giorno speravamo nell’arrivo di un messaggero, il quale non arrivò mai. Non ci arrischiammo ad uscire però dalla fortezza: sapevamo che la strada per Southshore era controllata, e moltissimi miei uomini avevano paura a tornare a Silveralpine, memori dell’imboscata che tese Rashiak, in cui morirono circa 80 uomini, nel giro di pochi secondi senza aver il tempo di armarsi. Tornavano, infatti a Shadowfang dopo una veloce incursione ad Ambermill, fortezza non-morta poco distante, ma sulla via del ritorno, mentre camminavano nel fitto bosco furono assaliti da sinistre ombre e uccisi tutti…tranne uno che poi ci narrò il tutto. Da allora il signore delle tenebre ci teneva sotto assedio, ma un assedio fantasma poiché non si vedeva nessun nemico,apparentemente. Quei mesi di assedio furono traumatici per me, costretto ad essere intrappolato in quattro mura. Quel giorno finalmente potevo sfogarmi. Le prime linee nemiche caddero come vento, ne morirono circa 100 nei primi cinque minuti, ma le forze dei nostri uomini vennero meno, e man mano che crollavano le mura ci furono tutti addosso e ci circondavano. La maggior parte dei ghoul nemici non combatteva con armi, si limitavano a saltare addosso al nemico, strangolandolo, mordendolo e poi mangiandolo. La battaglia durò circa 15 minuti. Quando infatti, notai l’accerchiamento da parte dei nemici sui miei uomini, che cadevano uno dopo l’altro urlai:
“Rashiak! Fatti avanti, ti sfido a duello!”
Come avevo previsto tutti si fermarono e il signore delle tenebre, dalle retrovie dove assisteva alla battaglia, venne in avanti. Si formò un piccolo cerchio in cui c’eravamo io e lui, e tutt’intorno le nostre truppe, che ora assistevano.
“Naemor, finalmente!” disse con un ghigno. “Aspettavo da tempo questo duello, sono mesi che ti do la caccia, mesi che la regina ti vuole morto. Chissà, vuole forse fare di te un campione dei Reietti, ahahah”
Ci fu qualche secondo di silenzio, rotto solo dal vento che scorreva nei mantelli degli umani.
“Mai diverrò uno di voi! Sono un paladino del Silver Hand da anni, non riuscirai a battermi facilmente!”
“Mi fai ridere! Credi che quel pezzente di Uther sia qui a proteggerti?”
“Chi sei tu, per parlare così del mio maestro?” urlai irato.
“Ero un tuo vecchio compagno, mi chiamavano Halahk il Vitale, ma non ho più nulla né di vitale, né di quell’Halahk…ho sempre odiato Lightbinder, che tu ora possa bruciare all’inferno con lui!”
“Muori,pazzo” dissi, e con furia mi lanciai, spada e scudo fiammeggianti, contro di lui, il quale aveva soltanto un grande spadone. Parò il mio colpo con questo, poi lui passò l’attacco: uno,due, tre fendenti tutti bloccati; dopo il terzo provai ad affondare ma schivò il mio attacco, e a braccio scoperto me lo colpì di striscio. Di rimando, colpii il suo braccio con lo scudo. Combattemmo per un bel po’, fin quando, stremati, mi sorprese colpendomi con un calcio sulla caviglia sinistra: caddi a terra.
“E’ la tua fine!” e affondò la spada nel terreno, laddove pochi millesimi di secondo prima c’era il mio torace. Dopo essere rotolato sul terreno mi rialzai e mi lanciai all’attacco, ma parò il colpo della mia spada con la sua, e iniziammo un duro fronteggiamento di forza, spada contro spada. Riuscii a disarmarlo, facendolo rimanere senz’armi contro di me.
“Maledetto!”
“E’ la tua di fine” dissi, mentre mi accingevo ad infilzargli la spada nel collo. Ma quello codardo, con un ghigno alzò la mano sinistra, e subitò sentii due freccie penetrarmi nel torace. Subito si levarono grida di protesta dai miei uomini, che però furono anche loro assaliti e morirono tutti. Era tutta una tattica. I nemici non stavano aspettando la fine del duello, si stavano solo posizionando meglio per colpirci quando l’occasione l’avrebbe permesso.
“CODARDO!” urlai, ma quello più veloce di me mi levò la spada di mano e mi colpì sull’elmo, all’altezza della guancia. Caddi a terra apparentemente morto.
“No! Fratello! Sei un bastardo, io ti uccido!!!!!” urlò Relhiar, cercando di uscire dai ghoul che l’avevano circondato e lo stavano assalendo. Lo vidi, da terra mezzo stordito, lottare selvaggiamente prima contro i ghoul, poi contro i ghoul e il signore delle tenebre insieme, ma nel bel mezzo del duello chiusi gli occhi, perdendo i sensi. Pensavo che fossi morto, e pensai che non avrei mai saputo cosa fosse successo a mio fratello. Chiusi gli occhi, sperando di rivedere il mio maestro e i miei genitori.

Naemor il paladino – audiolibro

Una donna scese da cavallo e iniziò ad ispezionare i cadaveri nella fortezza di Shadowfang che ora era solo un cumulo di macerie pieno di morti. Un fante l’accompagnava.
“Dama, qui troveremo solo morti”
“No, aspetta” disse la donna. Si chinò velocemente su un cadavere e accostò il suo bracciale di metallo al naso di quello che sembrava un paladino. Il metallo si appannò.
“E’ vivo! Presto, caricalo sul cavallo e portiamolo a Southshore, dobbiamo salvarlo”
“Va bene, e dell’altro paladino?”
“So cosa farne” disse la donna, mentre si preoccupava di farlo montare sul suo cavallo e di portarlo personalmente alla cittadella. Il fante, che intanto era sceso da cavallo e si apprestava a prendere il corpo, dovette così risalire, e dubbioso seguì la sua dama.

Lord Mario e Napo