Abbiamo introdotto già da qualche giorno la raccolta parlando del primo racconto che da il titolo al libro stesso. Di seguito i titoli delle storie raccolte nel volume: Il cimitero senza lapidi, Il ponte del troll, Non chiedetelo a Jack, Come vendere il Ponte di Ponti, Ottobre sulla sedia, Cavalleria, Il prezzo, Come parlare con le ragazze alle feste, Avis Soleus, Il caso dei ventiquattro merli e, infine, Istruzioni. L’introduzione è dello stesso Gaiman che spiega il suo piacere dello scrivere racconti brevi e di come essi abbiamo costituito all’inizio della sua carriera un banco di prova per imparare a terminare i propri lavori. Ogni racconto è a sé e, come dice l’autore, se uno non vi piace potete sempre trovarne un altro che vi piacerà. Personalmente sono rimasto molto colpito dal racconto Il ponte del troll. Lo consiglio a tutti.
La mattina seguente è un giorno qualsiasi e mi preparo per andare al lavoro. Mia moglie dorme ancora perché ha degli orari diversi dai miei. Mi preparo un caffè e mi propongo di andare a vedere la mia dolce metà che dorme. Lo faccio sempre prima di uscire di casa. Respira calma e tranquilla. Al lavoro è una giornata qualsiasi che, fortunatamente, passa in fretta. E’ inverno e fa buio presto. Mi ritrovo a camminare negli immensi corridoi della struttura dove lavoro da anni nel buio più completo. Forse è l’abitudine e il fatto che conosco i luoghi, eppure ho la sensazione di avere come un quadro chiaro e illuminato di tutto quello che mi circonda. Mi muovo lungo l’ultimo corridoio e prendo le scale piuttosto che l’ascensore per risalire verso la portineria. Un rumore improvviso nel silenzio e nel buio sembra avvisarmi di qualcosa. Scatto all’improvviso e mi muovo istintivamente su un fianco evitando così un estintore dimenticato in mezzo al corridoio dagli addetti al controllo. Non so come ho potuto evitarlo, come sapessi che era proprio davanti alle mie gambe. Nel buio più completo un istinto primordiale mi avvisa e il mio corpo reagisce prima che il cervello…
Thumb, thumb – due colpi sordi e fortissimi. Il mio cuore batte come un tamburo e mi sveglio all’improvviso. Non so perché sento il bisogno di alzarmi e di andare in salone. Ho come la sensazione che ci sia troppa luce nella stanza e che, allo stesso tempo, tale luce mi sia indispensabile. Le sensazione è fortissima: la luce è dentro di me e avvolge l’intera stanza. Mi chiedo cosa sia e penso forse abbiano montato un nuovo palo della luce per strada. Mi sporgo per vedere meglio ed eccolo di nuovo: thumb. Un singolo colpo al cuore mi sale sino alla gola e mi eccita. Alzo lo sguardo e la vedo in tutto il suo sfolgorante splendore: la luna piena. Ho come una accelerazione improvvisa del battito e un bisogno di continuare a guardarla, ma il timore prende il sopravvento. Abbasso lo sguardo e cerco di convicermi che è solo impressione, che mi sto suggestionando. Il cuore però, effettivamente, rallenta il ritmo e mi sento di nuovo vuoto e non padrone di me stesso. Alzo, allora, di nuovo lo sguardo fuori dalla finestra e la vedo ancora una volta in tutta la sua splendida forza. Il mio cuore riprende…
Che le storie delle favole o delle fiabe che ascoltavo da piccolo fossero terribili e spesso paurose ho preso coscienza da adulto.
Ecco la seconda parte del racconto NON A SINISTRA PER FAVORE di Enrico Di Giacomo…
Prima parte del racconto NON A SINISTRA, PER FAVORE…Finalmente anche da noi è arrivata la bella stagione. Le giornate si sono allungate e il sole è bello caldo. E’ un mese e mezzo ormai che la Usle mi ha racchiuso ai vecchioni di Vigne, dalle monache indiane. Ho avuto una toccatina, o meglio, un ittus, come dicono i medici e dato che non ho nessuno, il comune ha subito informato i servizi sociali e mi hanno portato qui.
Nella mente di Leonardo cominciò a farsi strada l’idea delle messe nere. Ogni tanto se ne parlava tra colleghi all’intervallo del pranzo e la polizia aveva già fermato qualche drogatello con un galletto decapitato in mano. Una volta avevano notato un viavai di autisti dell’ATAC nel riquadro dei caduti dell’ultima guerra, poi si era scoperto che una prostituta slava riceveva i clienti in una tomba di famiglia abbandonata vicino all’ingresso di piazzale tiburtino.
Il sole declinava rapidamente dietro i palazzi intorno alla Stazione Tiburtina. Il fresco tramonto autunnale filtrava tra i cipressi e le cappelle del Reparto ex-civili. L’asfalto dei vialetti cominciava a farsi umido. Leonardo affrettò il passo e si diresse nel suo ufficietto. Doveva cambiarsi subito d’abito e correre alla stazione a prendere il regionale per Poggio Mirteto. Se l’avesse perso avrebbe dovuto aspettare una buona mezz’ora e non gli andava proprio di ciondolare per la Stazione Tiburtina. Proprio quel pomeriggio di novembre si era trattenuto a pulire un mausoleo abbandonato al Pincetto e si era fatto tardi.
Conner sedeva davanti al fuoco crepitante del camino studiando con attenzione le mappe della valle che la sua signora gli aveva consegnato appena arrivati alla fortezza.
Prima parte del racconto di Vilma Serapiglia dal titolo I FALCHI.
Gli stendardi azzurri danzano sul campo di battaglia.
I soldati sono schierati in ranghi ben serrati e pronti per contrastare i nemici che si avvicinano inesorabili verso quella che è considerata l’ultima roccaforte dei popoli liberi di Dryas.