Dopo il violentissimo impatto iniziammo a combattere: chi combatteva usando soltanto l’arma, chi usando continuamente la luce sacra, e chi aveva ancora troppa paura per combattere.

Tuttavia la battaglia non poteva essere presa sottogamba: a vista d’occhio i nemici erano di cinquanta unità superiori a noi; ciò voleva dire che ognuno di noi doveva sdoppiarsi per vincere quella lotta. Io e Relhiar ci concentrammo soprattutto sull’aiutare con le parole i nostri ragazzi, affinché non perdessero il lume della ragione, oppure venissero invasi completamente dal terrore. Anghelos era quello che più di tutti si stava impegnando: dava a intendere che “terrore” o “paura” fossero due parole a lui estranee. Si caricava di sigilli con luce sacra, che poi rilasciava violentemente sui nemici, oppure infondeva luce sull’arma o sullo scudo, dandogli più potenza; non esitava, a volte, a fermarsi e curare i suoi amici in difficoltà. I nostri avversari tuttavia, non erano da meno: la forza sovrumana di cui aveva parlato Thrall si avvertiva più sulle armature dei Paladini che sul loro corpo, e iniziarono a stancarsi facilmente. Si sa che sulla resistenza, i Paladini sono imbattibili.
Mi resi conti che stavamo vincendo la battaglia, e d’un tratto capii anche perché: non c’era lo shamano.
“Relhiar!” chiamai mentre affrontavo due orchi.
“Che c’è?” mi rispose, avvicinandosi e contemporaneamente chinandosi a schivare un attacco.
“Non c’è Nrer!”Uccido questi due e salgo sulla collina a controllare…”
“Sei sicuro?” mi rispose mentre parava un colpo con lo scudo “Se è rinchiuso nella città?”
“Lo stanerò lì. Tieni d’occhio i ragazzi e comandali in caso” detto ciò, con due rapidi colpi uccisi gli avversari, e andai verso la retroguardia. Salii in piedi ad una roccia lì vicino, in modo da avere dall’alto ampia visuale, e scovai il nemico: la battaglia occupava tutto lo spazio dinanzi a Orgrimmar, mentre la città sembrava deserta vista da fuori; guardando attraverso il cancello, infatti, si scorgevano solo strade vuote. Vidi lo shamano allontanarsi con altre quattro figure verso le navi,ed era a metà strada tra queste e la capitale. Mi vennero in mente le parole di Thrall su questo strano personaggio:
“Una figura alta, e con bende nere che gli coprono tutto il corpo. Sono visibili solo due occhi….gialli, senza pupille. Combatte con una mazza in una mano e una daga in un”altra…lo si può riconoscere perché emana una sorta di aura rossa quando combatte ferocemente…segno della sete di sangue che annebbia completamente il suo cervello, più di qualsiasi altro orco.”
Si dava il caso che quella figura che avevo adocchiato emanasse proprio una strana aura rossa. Evocai il cavallo, e iniziai a inseguirli. Dopo qualche minuto con un rapido balzo mi parai tra lo shamano e i quattro orchi, che ormai avevano raggiunto le navi.
“Capo! Ci pensiamo noi!” disse uno dei quattro.
“Fermi!” disse Nrer “E’ troppo forte per voi…lasciatelo a me…salite sulla nave…”.
Scesi da cavallo e sfoderai spada e scudo, pronto al combattimento.
“Ti ho osservato…con l’esercito che ho…e con l’esercito che hai…sarebbe inutile combattere per me…” mi disse Nrer.
“Sei spregevole! Mandi alla morte tutti quei tuoi sottoposti, mentre tu pensi di salvarti?” gli dissi.
“Non hai idea di quanti di questi orchi presto predisporremo…anzi qualcosa di più forte di questi orchi qua…comunque sia…non ho intenzione di lasciarci la pelle prima del tempo…vediamo se sei più forte di Thrall…”
Dettò ciò si levò le bende che ricoprivano il suo corpo, scoprendo una muscolatura sviluppata e un fisico agile, con un volto barbuto e due occhi gialli senza pupille. Fu un lampo: partì verso di me e subito l’istinto mi portò a parare il colpo della mazza che puntava al viso; allo stesso tempo con la daga nell’altra mano mi colpì al braccio, e ancora una volta, per quello che mi parve sempre lo stesso secondo, con la mazza superò lo scudo e mi colpì in petto. Caddi a terra, ma subito mi rilanciai all’attacco. Infusi la luce nello scudo, cosicché parai i successivi colpi di mazza con più facilità e tenni bloccata con la spada la daga nell’altra sua mano. Seguì un duello sulla forza, dove ebbi la meglio, ma un attimo prima di colpirlo, con un salto agilissimo si portò fuori tiro.
“Sei prevedibile!” gli dissi.
“Davvero? Vediamo che ne dici di questo…”
Improvvisamente iniziò a correre intorno a me: inizialmente stavo al passo, e riuscivo a parare i colpi, ma poi la velocità aumento così tanto che arrivò a colpirmi tre volte al secondo senza che io potessi parare né capire da dove venisse l’attacco. Ma poi subii un colpo devastante in petto: come se una grossa roccia fosse stata scagliata contro di me. Caddi, e da terra alzai un poco il capo per capire cosa mi avesse colpito…la vidi qualche centimetro poco lontano da me e la analizzai tastandola: era terra…resa dura quanto roccia.
“Che razza di tecnica usa?” pensai.
Guardai verso lui appena in tempo per vedere che mi lanciò una spirale di ghiaccio cui non potei sfuggire…mi sentii improvvisamente debole e tutti i miei movimenti vennero rallentati, mi alzai con difficoltà e subito ricevetti altri compi tremendi con daga e mazza, tali da farmi ricadere.
“Non va affatto bene” pensai.
“Sei debole, paladino!”
Poi fece una cosa stupefacente: mi intrappolò in una rete quadrangolare, dopo avermi colpito con un altro attacco di ghiaccio, poi creò per ogni lato del quadrato una serie di totem: da un lato solo totem di fuoco che attaccavano con fiamme; da un altro lato totem d’acqua, che attaccavano con scaglie di ghiaccio affilate come frecce ma più dolorose di queste; da un altro lato totem di terra, che attaccavano scagliando massi; mentre sull’ultimo lato piazzò totem d’aria, che attaccavano con tremende folate di vento pungenti. Immobilizzato, dovetti subire non solo questi attacchi, ma anche quelli suoi che mi attaccava con i suoi fendenti quasi volandomi intorno, tanto veloce che non riuscivo a capire dove fosse, causando nello stesso tempo però, tagli nella rete. Tagliata questa del tutto, solo grazie ai suoi stessi fendenti, e liberatomi, si allontanò guardandomi cadere al suolo stremato e richiamò a se i suoi totem. Agonizzai: ero in terribili condizioni; nonostante l’armatura, gran parte dei colpi avevano centrato la mia carne, e dato che le sue armi erano imbevute di veleno, questo aveva iniziato a fare il suo corso nel mio corpo. Aprii gli occhi per vedere cosa stesse facendo: aveva, tra le mani, formato una strana sostanza marroncina, che riconobbi per la terra dura come pietra che mi aveva già scagliato. Mi feci forza e mi alzai, con dolori terribili.
“Sei patetico, e tu saresti il capo di quest’esercito? Meriti di morire!!” distese i bracci e tese i palmi delle mani: la terra venne scagliata contro di me diventando per davvero roccia, che avvicinandosi sempre di più a folle velocità, si appuntiva e puntava al torace: allora mi resi conto che avevo lasciato lo scudo a terra, e che non c’era tempo materiale per raccoglierlo e difendermi:
Mi assalì improvvisamente una strana rabbia: mi aveva attaccato nell’orgoglio e non potevo permetterglielo.
“Scudo divino!” Tesi il mio braccio all’indietro, lo caricai di luce sacra, e la scagliai verso la roccia appuntita , a pochi metri dal mio torace: dall’impatto, ne fuoriuscì uno scudo di luce sacra che mi circondò completamente neutralizzando e annullando l’attacco nemico. In seguito urlai di rabbia, e subito esplose tutta intorno a me la potenza della luce sacra, che formarono due ali dorate dietro le mie spalle.
“Che diamine…?” sussurrò spaesato lo sciamano.
Tra le mie mani si formò un martello d’ira, che scagliato più veloce della luce, colpì in pieno petto il nemico che, sorpreso, volò gambe all’aria. Infusi di luce sia scudo che arma (riprese intanto da terra), e mi diressi verso lui scagliando più d’un fendente a secondo, grazie al sigillo del crociato, finchè non lo feci ricadere con un ultimo colpo di scudo. Pensavo di aver inferto colpi abbastanza pesanti, invece ancora una volta dimostrò di essere potentissimo. Colpito con lo scudo, lo feci cadere, ma quello, dimostrando quasi di aver subito pochissimo, non toccò mai terra: egli col suo piede sinistro si diede nuovo slancio verso di me, che sorpreso, venni trafitto nel torace dalla daga. Dalla bocca fuoriuscì del sangue, e mi sentii come spezzato in due. Lasciai cadere spada e scudo e mi accasciai. Egli estrasse la daga dal torace, poi si accasciò anche lui, ma solo per riprendersi un momento.
“Ferito a morte, paladino, e col veleno che ti sta correndo in corpo…è finita per te…io me la sono cavata con qualche ferita…non sei male…nessuno era durato dopo la trappola dei totem…”
Sentivo male dappertutto, ma sentii ancora vita in me, nonostante un buco in petto.
“Sta arrivando il resto del tuo esercito che ha massacrato il mio…non ho tempo di colpirti ancora…io andrò a Lordaeron…se vuoi sfidarmi ancora, ti attenderò lì, ma allenati per bene stupido pivello.”
“La…gh…la prossima volta….argh….non mi sfuggirai….gh” dissi quasi senza respiro.
“Sei patetico” e mi sputò addosso “Allo stato in cui sei ti batterei ancora, la prossima volta finirò il lavoro. Andiamo” disse rivolto ai suoi quattro orchi. Salirono in barca e si allontanarono dalla costa.
Sabbia, sudore e sangue. E ora anche le lacrime si aggiungevano al mio volto. Mentre arrivava Relhiar a soccorrermi, capii di quanto dovessi ancora migliorare se volevo fronteggiare Arthas.
Una settimana dopo ero ancora in un letto dell’ospedale a Theramore, in compagnia di Doroty e Relhiar.
“Fortunatamente le ferite erano superficiali, e lo scudo divino ha bloccato il veleno, altrimenti sarebbe andata peggio” sentenziò Doroty.
“Solo il colpo che ti ha trafitto ha dato qualche problema ai medici, ma capirai…” disse Relhiar.
“Complimenti fratello” dissi. “hai vinto la battaglia poi”
“Si, grazie” disse quasi imbarazzato “Ma era un giochetto dato che tu tenevi occupato il loro capo. I ragazzi si sono dimostrati molto potenti, e sono riusciti ad avere la meglio.”
“Perdite?”
“No, soltanto otto di loro, che non saranno mai più in grado di combattere”
“Mi solleva che nessuno abbia perso la vita, e mi dispiace per questi poveretti…andrò a fargli visita…ma Shadowbreaker che fine ha fatto?”
“E’ tornato a Stormwind col suo seguito” disse Doroty “E’ rimasto favorevolmente impressionato, e ha detto che riuscirà a convincere il Re a prenderci in ascolto”
“Molto bene…”
“Comunque sia ora vado” Disse Relhiar “ho alcuni affari da sbrigare”
“Di già?” dissi
“Eh si” rispose “a differenza tua non sono stato ferito!” e uscì salutando.
Rimanemmo soli io e Doroty. Non riuscii a staccarmi dai suoi occhi azzurri.
“Hai combattuto con valore, su di questo non puoi aver rimpianti” mi disse.
“Ci hai visto?”
“Si, dalla torre di Jaina ho usato la vista sacra…mi è costato un po’ ma ne è valsa la pena..”
“Spero nulla di grave…”
“No, non preoccuparti. Comunque mi preoccupa quello shamano…non è, come dire…umano…”
“E non ragiona neanche come orco…aveva una mente molto lucida per essere assetato di sangue…”
“Il potere del Re dei Lich è immenso e temibile…”disse Doroty “e se vuoi affrontarlo …devi allenarti ancora meglio”
“Stavo pensando…se ho fallito contro Nrer…come posso battere Arthas?”
“Nessun duello è perso in partenza. Il destino non segna né vincitori né vinti prima del tempo. Tutto dipende da ognuno di noi, dalle sue abilità, che ha appreso con dura fatica. Se c’è una cosa bella in questo mondo, Naemor, è proprio questa: poter scriversi la propria storia da soli, senza renderne conto al destino…”
“Sagge parole…a tal proposito…che ne diresti di un duello appena mi rimetto in salute?”
“Certamente. Anzi avevo intenzione di farti seguire un allenamento speciale…”
“Davvero?”
“Si, ma ti avverto, sarà durissimo.”
“Ci sto!E… un”altra cosa…”
“Dimmi pure…”
“Credi…credi veramente che mi sia battuto con onore?”
Istintivamente arrossii e arrossì anche lei…
“Si…e credo anche che…”
In quel momento la porta crollò e entrarono Thrall e Jaina. Sentii un’infermiera inveire contro l’orco.
“Ops…ad Orgrimmar non sono così deboli le porte…”si scusò il Capo dell’Orda, guardando imbarazzato i pezzi di legno sparsi per terra.
“Non preoccuparti, si aggiusterà in un batter d’occhio”disse Jaina.
Thrall poi si avvicinò al mio letto e iniziò:
“Come stai paladino? Sono venuto qui per ringraziarti di cuore e per scusarmi: ma ero in preda ad una disperazione che mai avevo vissuto e che non avrei mai potuto immaginare potesse prendermi. Sarà stata quella a non farmi fidare di voi paladini, ma ora che vedo che hai rischiato la tua stessa vita…bè sono stato uno sciocco e ti propongo le mie più umili scuse, Gran Maestro del Silver Hand.”
Risposi:
“Scuse accettate, Capo dell’Orda. Le leggende che avevo sentito su di te non potevano corrispondere con quella persona che mi trovai di fronte tempo fa a Theramore. Ma in questo istante capisco, e spero di poter rincontrarci in tempi più felici per tutti”
“Lo spero anche io. E in quanto salvatore della mia città, ti prometto che questa sarà governata in modo migliore, e farò in modo che non sarà mai più soggetta a simili crisi…”
“In tal caso ricordati di noi.”
“Anche io ho un debito di sangue nei vostri confronti. Il mio stesso onore mi obbliga a sdebitarmi al più presto. Ora,però, dobbiamo rialzarci e tornare a rendere splendida la nostra capitale. Spero anche io di rincontrarci in tempi migliori, Naemor”
“Allora, arrivederci, Thrall.”
Tre giorni più tardi, fui di nuovo in grado di combattere. A Stormwind finalmente avevamo lanciato un messaggio positivo, così come avevamo reso amici gli orchi di Thrall. Mi resi conto che stava nascendo ancora una nuova speranza. Io e Doroty decidemmo di partire per un po’ nelle terre di Kalimdor per addestrarci meglio, dato che il grosso dei nostri lavori era già svolto. Relhiar intanto continuava a lavorare col Silver Hand, creando già piccole formazioni comandate da un capitano e spedendole nelle varie regioni per missioni più o meno difficili. La mattina della nostra partenza incaricai il mio grifone di portarmi messaggi da parte di Jaina, qualora ce ne fosse stato bisogno. Il tempo stringeva, e ogni giorno che passava, Arthas era più vicino all’attacco ai Reietti.
“Hai preparato tutto?” mi chiese Doroty alle scuderie, pronta a partire.
“Si, dove andremo?”
“Aspetta, faresti meglio a lasciare qui l’armatura ufficiale che indossi.”
“Cosa? E perché mai?”
“Non penso tornerà integra…ti ho già detto che non sarà uno scherzo.”
Tempo due minuti e tornai alle scuderie con un’armatura vecchia e senza bardature particolari.
“Ora possiamo andare…” disse Doroty.
“Dove ci alleneremo?”
“Raggiungeremo Sithilus…pare che qualcosa infesti la parte nord della regione…potremo dare un’occhiata…”