La figura del vampiro sicuramente è una delle più popolari nell’immaginario collettivo di tutti i popoli e di tutte le epoche della storia. Il vampiro, dal turco ubyr (strega), è un essere umano morto, che la notte riprende vita, esce dalla tomba e si nutre di sangue umano.

Le leggende lo descrivono di colore scuro, gonfio, con la capacità di trasformarsi in cane, gatto e pipistrello. Non tollera la vista della croce cristiana, non ha ombra, non si riflette negli specchi e non sopporta la luce del sole, perché lo incenerisce all’istante.
Può essere ucciso solamente piantandogli un paletto di frassino nel cuore.
Sebbene le credenze sui vampiri siano molto antiche, la loro diffusione si intensificò solo a partire dal XVIII secolo, quando nacque l’interesse per le tradizioni dei popoli dell’Est europeo. Il termine stesso Vampiro cominciò a essere usato in quegli anni. Le credenze su queste creature ebbero una tale popolarità, che a volte causarono veri e propri episodi di isterismo collettivo. Nell’Ottocento la figura del vampiro fu protagonista di romanzi di successo, che ne consolidarono il mito. Oggi vampiri sono protagonisti di film, fiction e opere fantasy.
Nel corso del tempo il loro aspetto esteriore è mutato: da creature scure e gonfie, a volte persino in decomposizione, sono diventati uomini e donne bellissimi che succhiano il sangue con i canini e non più con gli incisivi.
Gli scienziati hanno cercato di studiare la figura del vampiro dal punto di vista psicologico, giungendo alla conclusione che dietro di essa si cela la paura ancestrale del ritorno degli antenati defunti e lo stupore dei vivi per le trasformazioni del corpo umano dopo la morte.