ULTIMO DEMONE – Libertà di sangue

Arius intravide Roxar comparire dietro Reyzhard,apprestandosi ad infilzarlo con la spada d’ombra appena evocata. Subito protese la mano verso il luogo in cui era apparso e,dopo che una tortuosa vibrazione gli ebbe esplorato tutto il corpo,scagliò una potente ondata di energia contro Roxar. L’urto fu abbastanza vigoroso da spingere in terra Roxar e da smuovere con forza Reyzhard e il corpo di Ephsys che in quel momento reggeva. Misthar,udito il boato provocato dall’incantesimo evocato da Arius,si voltò finalmente,scorgendo Roxar in terra e vedendo con stupore Reyzhard che si prendeva cura di Ephsys. Corse a vedere cosa succedeva. Le truppe elfiche e non-morte si squadrarono,assaporando l’un l’altra l’ira che traspariva da ambedue. Anche Arius ed Ushar’al raggiunsero Ephsys,mentre i maghi al loro seguito,Faridor compreso,attendevano solo un cenno per poter attaccare l’esercito che gli era dinanzi.

Ultimo Demone


– Come sta? – chiese Arius proprio quando Reyzhard si stava rialzando.
– Penso che possa sopravvivere,anche se ha perso conoscenza – rispose Reyzhard
– Ephsys… – sospirò Misthar
– Arius… ti ringrazio,ma ora devo pensare a Roxar,per favore prendetevi cura di mio fratello – Reyzhard era come rapito dal desiderio di vendetta e il suo sguardo suggeriva una furia contenuta a stento. Sul suo volto non comparivano più lacrime,ma già i suoi occhi si tingevano per lui del sangue che avrebbe versato. Si levò in piedi ed individuò Roxar,lievemente ferito ed ancora stordito dal possente urto che Arius gli aveva provocato.
– Non preoccuparti Reyzhard… ma ti chiedo di aspettare,Roxar si riprenderà solo tra poco.
– Arius ha ragione. Roxar è pericoloso e l’abbiamo visto. – aggiunse Misthar
– Ma davvero?E’ pericoloso?Non sei stato in grado di difendere Ephsys e vorresti difendere me? – chiese Reyzhard,sempre più irato,rivolto a Misthar.
– Non voglio difenderti. Guarda Ephsys com’è ridotto,dovresti restare qui ed attendere.
– Roxar è mio. Arius,per favore,impeditegli di continuare a scomparire in quel modo.
– I miei arcimaghi glielo impediranno,ma non basterà a salvarti dalla sua furia – rispose Arius
– Non importa,devo prenderlo ora,prima che si risvegli del tutto. – In Reyzhard si accrescevano l’impazienza e la brama di sangue.
– Mi prenderò io cura di Ephsys. Se senti di dover andare fallo. E’ la tua vendetta. – disse Ushar’al
– Grazie ad entrambi. E tu Misthar,hai una battaglia da finire. In nome della nostra amicizia e di quella che dovevi a mio padre,rialzati e vinci per Everral. – detto ciò Reyzhard si allontanò lentamente verso Roxar,che si era risollevato dal suo letto di ghiaccio.
– Ushar,io mi occupo di contrastare le energie magiche di Roxar o Reyzhard sarà spacciato. – disse Arius
– Va’ pure amico mio,e buona fortuna. Cercherò di farlo guarire in fretta. – Ushar’al risalì sulla propria bestia reggendo il corpo di Ephsys
– Buona fortuna anche a te Ushar … – lo sciamano,scindendo l’armata elfica si procurò una strada lungo la quale procedere per recarsi dietro le schiere orchesce,al sicuro dallo svolgersi della battaglia. – Reyzhard ha ragione,hai una battaglia da condurre,qui,ora. – continuò Arius rivolgendosi a Misthar.
– Si,lo farò – Misthar si levò in piedi e risalì sul suo cavallo,ricontrollando i propri uomini. Arius scelse Faridor ed altri tre arcimaghi,recandosi dove Reyzhard si accingeva ad affrontare Roxar. Il luogo,situato alla sinistra dell’esercito elfico si trovava ai limiti della distesa che costituiva il campo. L’urto dell’incantesimo lanciato da Arius era stato così forte da relegare Roxar all’estremità dello schieramento degli elfi dei ghiacci,dal centro del campo in cui si trovava. Nel frattempo Aelthur ritornò a capo delle sue fila umane. Anche Napoleonardo,vedendo Ushar’al ritornò dalle sue truppe,che si apprestavano ad avanzare e confondersi con quelle elfiche ed umane,entrando anche loro finalmente nello scontro. Il resto dei maghi si unì alla cavalleria di Deawil.
– Queste squallide creature hanno ferito in carne il nostro principe e in orgoglio i nostri animi. E’ ora di porre fine a questa battaglia! Uccideteli!Uccideteli tutti! – ordinò Misthar. Subito dopo si lanciò contro le innumerevoli truppe non-morte,seguito dalle sue armate,da quelle umane e quelle orchesche che erano quasi giunte ad affiancare quelle dei propri alleati.
Aelthur,invogliando le numerose armate umane a contrastare i non-morti che si trovavano fuori Ulmar si scagliò anch’egli contro quelle orde il cui numero cresceva ancora,poiché i guerrieri rimasti nella città-fortezza si muovevano ora verso il campo di battaglia,fuoriuscendo disordinatamente dal portale distrutto. Roxar impegnato,i non-morti si servivano della guida di Golgon,un cavaliere della morte. Così come le sue armate,egli cominciò a scorgere nei suoi nemici,soprattutto negli elfi,un forte sentimento di rabbia che destava timore tra le truppe. L’incedere ineluttabile ed impassibile degli elfi,la furia taciuta al di sotto di quelle leggere armature,tutto suggeriva un tremendo furore represso in quei guerrieri e la prima reazione di Golgon fu di indietreggiare con le sue orde. Ma ben presto vennero assaliti dapprima dai condottieri e subito dopo da migliaia di elfi ed umani,poco dopo dagli orchi,assetati di guerra,data la loro astinenza fino a quel momento. Il primo impatto fu violento e la rabbia degli elfi esplose d’un tratto contro la scelleratezza di quelle creature putrefatte:centinaia di non-morti caddero sin dal primo assalto. La vera battaglia prese ad infuriare:lo stridore delle lame che incontravano le corazze dei nemici,l’improvviso scatenarsi di potenti incantesimi,che nel loro ardore divoravano migliaia di non-morti,il consueto vibrare e vibrarsi degli animi infervorati nella gloria e nel dolore.
– Non ti è bastato vedere cosa è successo a tuo fratello?Non importa,se la morte è ciò che desideri sono qui per concedertela. – Roxar si era ripreso del tutto,gli ultimi tremolii avevano abbandonato le sue gambe.
– Avrei dovuto ucciderti quando eri ancora in terra,ma la mia presenza era necessaria altrove. – rispose Reyzhard. Il lembo di terra sul quale stavano sfidandosi sembrava ignorare quasi l’andamento della battaglia,in completo isolamento dal dilungarsi dello scontro. Dietro il principe elfico vi erano Arius,Faridor e gli altri tre arcimaghi che avrebbero dovuto impedire l’uso della magia in quel luogo.
– Ah giusto,c’è anche il mago. Devo dire che il colpo mi ha preso alla sprovvista. Perché non mi affronti tu,invece che condannare a morte il tuo amico? – Roxar si rivolse ad Arius,recandogli uno sguardo compiaciuto.
– Lo farei,credimi,e non tarderei ad eliminarti subito. Ma in tal modo priverei Reyzhard della soddisfazione che merita. – rispose l’arcimago
– Credo di capire perché sei qui. Non importa,il tuo amico morirà ugualmente. – subito dopo Roxar si voltò verso Reyzhard.
– Questo lo vedremo,Roxar. – Lo sguardo di Reyzhard,già mutato alla vista del fratello vulnerato ,colse un’espressione ferma,ed era ben visibile la rabbia che manteneva prigioniera dalla morte di suo padre.
– Devo dire che gli assomigli molto. Ascolta Reyzhard:nulla ti restituirà tuo padre. – Roxar cercava di placare la crescente ira del principe.
– Cosa fai Roxar?Arranchi già tra le tue future ceneri?Stai cercando di impedire la mia vendetta? – Sul volto di Reyzhard comparve un leggero sorriso,nato dalla consapevolezza di essere attraversato,in quel momento,dall’inarrestabile potere della collera e della vendetta.
– Non impedirò nulla. Questa lama è divina,voglio evitarti di morire ancor prima che la battaglia sia finita.
– La lama che reggi è divina,ma non lo è il suo possessore. Io ti ucciderò Roxar,perché io sarò la furia di mio fratello e di tutto il mio popolo.
– Il tuo popolo è infimo quanto quello che io conduco. T’abbandoni ad umili desideri di vendetta. Mi deludi,Reyzhard.
– Questa è la vendetta di un popolo,ne sarò semplicemente il mietitore.
– No Reyzhard. Questa è la tua vendetta.- frattanto che i due dialogavano Arius tendeva la mano,così come Faridor e gli altri maghi per bloccare il flusso magico in quel luogo. Intorno a loro la battaglia infuriava. Migliaia di non-morti cadevano al prezzo di poche centinaia di elfi o umani od orchi.
– Taci… il sangue che mi scorre nelle vene non è un’esortazione,è un ordine a compierla;così come tu non puoi sfuggire alla morte io non posso fuggire la vendetta.
– Posso capirti,se è ciò che cerchi io ti accontenterò. E poi,principe elfico,io e te siamo più simili di quanto tu creda. – Roxar assunse un’aria più seria. Arius continuava ad osservarli e sfruttando la propria energia privava il campo del flusso magico. Poiché l’energia di Roxar proveniva dal suo sfruttamento,ciò gli avrebbe impedito l’utilizzo di ogni incantesimo:non possedeva energia pura e propria,ma la sua abilità consisteva nell’usufruire di quella dell’ambiente.
– Simili?E in cosa?
– Sono convinto che un giorno il mondo ti plasmerà e mi ti renderà simile. Prima di divenire così io possedevo la tua stessa rabbia. Cosa credi,Reyzhard?Non ti sfiora l’idea che per giungere in tale stato io abbia perso qualunque cosa?
– Nulla giustificherà i soprusi che il tuo popolo ha compiuto contro il mio. E ancor di più nulla giustificherà la morte di mio padre. Ci saresti riuscito anche con me se non fossi stato salvato.
– Non è il mio popolo e nulla mi importa della loro morte. Se anche dovessi perire per mano tua,potrete farne scempio quanto vorrete. Il mio è un destino crudele e non ho fatto che seguire gli ordini. E in questo caso l’ordine è di eliminarvi. Ho sempre pensato che iniziare dal re fosse la cosa giusta.
– Ora basta. Basta! – ruggendo Reyzhard si lanciò con uno scatto contro Roxar,il quale,avendo avvertito l’energia dell’elfo raggiungerlo,si difese con la sua lama oscura.
L’impatto tra le due spade,come suggeriva il profondo rumore metallico,era stato violento e aveva spinto Reyzhard indietro. Il principe avanzò nuovamente verso Roxar,questa volta con lentezza e la sua spada dorata incontrò subito la sua lama. Le due spade continuarono a scontrarsi ancora,ma era evidente la superiorità di Reyzhard. La lama di Roxar era divina,il suo potere era impressionante,ma i movimenti di Reyzhard erano troppo agili. La sua destrezza nell’uso della spada si mostrava del tutto. I possenti colpi inferti dalla lama di Roxar venivano schivati con eccezionale maestria,ad ogni attacco del guerriero oscuro corrispondevano due attacchi del principe elfico. Tuttavia la furia di Roxar nel guidare la sua lama era ineguagliabile e non poco destò in Reyzhard il timore che il suo potere fosse troppo elevato,nonostante la propria destrezza.
Dunque quasi tutti i non-morti furono al di fuori di Ulmar. Una considerevole parte di loro era già stata eliminata,ma in tal modo,schierati insieme,erano numerosissimi. I maghi,coloro che non erano con Arius,ripresero presto ad infiammare le ondate di non-morti. Misthar conquistava brandelli di gloria nell’incessante accorrere di non-morti tramite la sua Exher. Al suo fianco migliaia di elfi,Aelthur e l’orgogliosa armata umana. Tra di loro si confondevano gli orchi,condotti verso Golgon. Troppo doleva negli animi degli elfi la ferita inferta al loro grande popolo,e complici di tale sentimento si facevano anche gli umani e gli orchi lì presenti. La battaglia stava riassumendosi ad un esito pienamente schiavo dell’ira che travolgeva gli elfi. Golgon si vide presto decimare le sue truppe. Decine di migliaia di non-morti,investiti dal fuoco o dal prorompente incedere delle lame elfiche,perirono in poco tempo. Il sole volgeva alto nel cielo e presto il giorno avrebbe visto per metà il suo compimento. Ushar’al,portatosi fino all’accampamento pose il corpo privo di sensi di Ephsys in una delle tende. Per lui risultava qualcosa di semplice e di naturale,che,non implicando nulla di magico,non presentava il minimo ostacolo alle sue capacità curative. In pochi minuti le arti curative dello sciamano guarirono Ephsys.
– Come ti senti?
– Bene,Ushar’al,ti ringrazio.
– Te la senti di tornare a combattere?
– Certo… ma cosa è successo? L’ultima cosa che ricordo è mio fratello. Ero tra le sue braccia.
– Roxar. Ti ha scagliato piuttosto violentemente e non mi meraviglio della tua perdita di sensi.
– Capisco. Ma dov’è Reyzhard?Dov’è???Dimmelo Ushar’al,devo saperlo! – Ephsys era agitato
– Calmo Ephsys,sta combattendo contro Roxar. Non temere,lo ucciderà. Il suo animo stracolma d’odio e d’ira.
– Dobbiamo andare,ora.
– Dove Ephsys?Dove vuoi andare?Sei ancora debole in parte,puoi riprendere il combattimento,ma cerca di non cacciarti nei guai.
– Ushar’al,ho bisogno che tu mi porti da Reyzhard.
– Per fare cosa?
– E’ importante. Ti prego.
– Monta sul cavallo. Spero che non sia nulla di pericoloso. Spero che Reyzhard sia ancora vivo quando saremo arrivati.
– Grazie… – Ephsys e Ushar’al montarono sul cavallo di quest’ultimo e dall’accampamento svuotato si diressero verso il luogo dello scontro tra Reyzhard e Roxar.
Era chiaro ormai l’inclinarsi dello scontro:le schiere elfiche,umane ed orchesche erano quasi irremovibili,a nulla servì l’immenso numero di non-morti. Di rado alcune orde non-morte riuscivano a rompere le righe elfiche,mentre sempre più spesso esse venivano trucidate di fronte a perdite esigue. L’immensità dell’esercito non-morto era prossima a chinarsi al suo stesso errore. Ulmar sanguinava di ferite infertesi da sola,ed ora,stremata s’accingeva a crollare. Il duello tra Roxar e Reyzhard si dilungava,seguendo lo stesso ritmo. Gli affondi di Roxar erano grevi e rapidi,ma non da eguagliare la destrezza che Reyzhard infondeva anche nella sua lama d’oro. La risposta di Reyzhard,veloci attacchi,era pienamente sopraffatta dal vigore della spada di Roxar.
– Così andranno avanti per ore. – constatò Arius,rivolgendosi a Faridor
– No,penso che tra poco questo duello sarà terminato.
– Perché lo credi?
– Guardali,sono entrambi stanchi e il loro respiro si è fatto affannoso. Le forze li abbandonano,a poco a poco,ma inesorabilmente.
– Ciò che muove Reyzhard non si prenderà certo cura del suo corpo.
– Lo credo anch’io Arius. Ma per forza di cose uno dei due crollerà in terra. E a quel punto agiremo noi.
– Cosa vuoi dire?Che Reyzhard cadrà in terra stremato?
– Sta facendo uno sforzo immane. Sarà il primo a cedere. Se accadrà come penso ucciderò Roxar con le mie stesse mani.
– No!Faridor,se Reyzhard cederà Roxar si sarà guadagnato il diritto di fuggire e noi glielo permetteremo. – Arius apparve perplesso,quasi restio ad accettare l’uccisione di Roxar. Qualcosa di terribile si stava insinuando dentro di lui.
– Cosa?In questo modo condanni un intero popolo…
– Lo so. Ma se non faremo così diventeremo come loro,infimi. – immagini tumultuose cominciarono ad oscurargli la mente.
– Arius noi non siamo più a Runforth. L’ideale di onore e giustizia che insegui qui deve cedere alla necessità di sopravvivere. Perdona te stesso ed apri gli occhi se è tal pudore ad arderti in questo momento. – lo scontro proseguiva,senza risolversi,mentre Faridor proferiva tali parole. D’altro canto i non-morti erano sempre più travolti dalle armate alleate. La battaglia avrebbe visto presto la propria fine.
– E’ assurdo…
– Non lo è. Abbandona la pietà. Sono non-morti,hanno distrutto la nostra antica nazione. Tu stesso hai detto che avresti ucciso Roxar avendone la possibilità. Cosa ti prende?
– Lo uccideremo se Reyzhard perderà. – le immagini abbandonarono il pensiero dell’arcimago per un po’.
– L’indole che ti ha spinto a colpire Roxar quando stava per uccidere Reyzhard… potrebbe sembrarti sbagliata,ma è l’indole che devi seguire adesso.
– L’ho capito. Lo accetto. – L’arcimago chinò il capo,visibilmente turbato. L’istinto di vendetta,che lo muoveva in favore dei suoi compagni,doveva rammentare di combattere ancora contro un ancestrale senso della giustizia,pienamente insito in lui fin dall’infanzia più tenera. Provato,scelse di convincersi almeno momentaneamente delle parole di Faridor,era forse ora di abbandonare qualcosa di impossibile in quella condizione. Pensò di essere nuovamente in preda ai ricordi demoniaci e per difendersi da tale paura dovette rafforzare il suo senso di umanità. Lentamente cresceva in lui il ribrezzo per la morte,un’emozione relativa alla sua infanzia. La sua mente doveva affrontare l’oscuro passato demoniaco che gli si mostrava come suo,la di lui anima era travolta di un grande senso di pietà,rigettava ogni idea di morte,uccisione,poiché ad egli apparivano gesti demoniaci,da cui fuggire,per rimanere umano. Non appena Arius finì di parlare,un cavallo,rapidissimo, giungeva nel luogo dello scontro.
– Cos’è?Arius?
– Non ne ho idea. Cosa ci fanno qui? – Arius cercò di riprendersi dal rievocare un passato così puro e si accorse che vi erano Ephsys ed Ushar’al. Il giovane principe scese da cavallo e scrutò l’andamento del duello. Reyzhard non riusciva più a compiere movimenti tanto rapidi e affaticato reggeva appena i violenti affondi di Roxar.
– Aspetta,ragazzo! – gridò Ushar’al
– Ma cosa succede Ushar? – chiese Arius.
– Mi ha chiesto di portarlo qui,non capivo cosa volesse fare. Ha preso anche le sue spade. – Anche lo sciamano scese da cavallo.
Ephsys,dopo aver fissato i due combattenti per qualche secondo,sentì crescere in lui un rancore profondo,quasi antico,che già tramava in lui dal momento in cui si era destato,tra le sorti di quella battaglia stanca e pronta a morire lentamente in favore degli elfi. Stanchissimi,Reyzhard e Roxar si concessero una breve tregua. Nel perfetto stupore Ephsys si lanciò su Roxar,che ancora osservava Reyzhard e si preparava alla ripresa del duello. Il balzo lo portò alle spalle del guerriero oscuro,e,armatosi prima delle sue due lame,s’accingeva ad infilzarlo. In quell’istante,lungo il quale Reyzhard e tutti gli altri osservavano sorpresi,Ephsys affondò le due spade nel corpo di Roxar:l’una giunse al cuore,l’altra più in basso,ma ambedue attraversarono il corpo del guerriero dalla schiena alla parte frontale. Il viso di Roxar,rivolto a Reyzhard,rendeva più sorpresa che dolore,anche se fu quest’ultimo ad esplorarlo pienamente poco prima di spirare. Il corpo di Roxar si accasciò sotto lo sguardo di Reyzhard postogli dinanzi,la sua spada oscura lo accompagnò,per dissolversi lentamente poco dopo. Gli occhi del principe esprimevano un misto di stupore e di una gioia nascente,che ancora non emergeva del tutto,ma faceva trasparire uno spiraglio che presto avrebbe rivelato quel gaudio. Un gaudio che piano s’insinuava in Reyzhard e lo pervadeva. Il guardo s’elevò poi ad incontrare quello di Ephsys,col respiro ancora affannoso,ma che già serbava un sorriso.
– No… io… – Arius si pose le mani a coprire il capo. Roxar era stato ucciso e in un modo forse sleale. Il timore che i ricordi demoniaci riprendessero il sopravvento sulla sua mente era fortissimo. Presto questa paura offuscò del tutto la sua lucidità ed Arius fu sua vittima:una paura tanto invadente e tanto pericolosa da fargli credere di essere un demone ancora una volta. Ciò gli fu fatale:cercando di fuggire all’idea di essere un demone,a quel fantomatico passato da creatura delle tenebre,dovette ricorrere al ricordo della sua infanzia:un’età di inafferrabile purezza,candore di cui aveva bisogno per cancellare i ricordi demoniaci. Ma in questo candore ogni minima cosa era nuova,ledente e pienamente contraria alla sua indole. Sentimenti di vendetta,odio,rabbia erano scomparsi del tutto,in quanto essi instauravano in lui la convinzione di essere un demone. E con essi i profondi legami di amicizia;in egli ormai,solo il biancore del gelo era qualcosa di accettabile che non lo riconducesse all’oscurità. In questo modo,il gesto di Ephsys era qualcosa di erroneo,opposto ai suoi precetti,inaccettabile e forse incomprensibile.
– Cosa Arius?Roxar è morto,la battaglia sta per essere vinta,guarda! – Ushar’al annunciava la sua gioia.
– Avrei dovuto ucciderlo io,eheh,ma non importa. Sono stanco. Vendetta è compiuta. – Reyzhard rivolse un sorriso compiaciuto al fratello per poi cadere subito in terra privo di forze.
– Forza Arius!Vado a curare Reyzhard,si riprenderà presto e poi porremo fine a questa battaglia! – Ushar’al,sempre più felice ed eccitato,corse al corpo di Reyzhard per guarirlo,senza accorgersi neppure,nel suo entusiasmo,che Arius soffriva.
– Cosa ti succede Arius? – Faridor gli si avvicinò lentamente.
– Nulla. Grazie.
– Rispondimi. Cosa c’è?
– Mille pensieri mi affollano la mente. Accettando questo rinnego i miei valori,ma è giusto,perché ha dovuto pagare per i suoi errori. Se penso ai miei valori e li applico ora,qui,mi sembra di essere un demone…
– Di cosa parli?Del gesto di Ephsys?Credimi Arius,è più che giusto,egli non ha perso il suo onore,così come non lo faresti tu accettandolo. – mentre Faridor tentava di capire il dolore dell’arcimago,Ephsys,guarito,ma anch’egli stanco,cadde in terra e le trame del sonno lo avvolsero rapidamente. I tre arcimaghi che avevano accompagnato Arius e Faridor lo raggiunsero per rimetterlo in forze. I pochi soldati che avevano assistito al duello esplodevano in uno spettacolo di gioia. In avanti,ai piedi di Ulmar,le ultime ondate di non-morti perivano. La cavalleria di Deawil si assicurava che nei pressi della città-fortezza non vi fossero superstiti,così che nessuno potesse giungere ad Arthas ed avvertirlo della sconfitta. Anche gli accampamenti circostanti venivano rasi al suolo.
– Si,si. Vendetta,è giusta,è solo vendetta. – Ciò che realmente lo turbava erano i ricordi demoniaci:erano ritornati con la morte di Roxar ed in lui era rinato lo scompiglio. Il suo animo si dibatteva sull’orgoglio,sulla giustizia,sulla vendetta. Il dover rinnegare se stesso e i suoi recenti e al tempo stesso lontani valori lo metteva in crisi,lo invogliava a ricordare,e i ricordi che gli si prospettavano erano quelli demoniaci,che poco a poco prendevano il sopravvento. Le immagini della sua infanzia lo abbandonavano. Quel mondo fatto di candore che si era appena creato a scudo contro i suoi timori stava sparendo,mentre riaffioravano frammenti di amicizia e con essi demoniache proiezioni. Il suo sguardo si fermò nel vuoto.
– Certo che lo è…
– Lo è,si. – Fino ad allora vi era stata,almeno da questo punto di vista,chiarezza nel suo animo. I precetti della sua infanzia immacolata avevano ceduto alla precarietà della sua condizione e al dolore che essa comportava. Ma dall’incontro con il demone al lago,da quando i primi ricordi di una possibile vita demoniaca lo avevano assalito,tutto questo era andato in crisi. Una qualunque minaccia ai principi che aveva coltivato da infante e poi ignorato fino ad allora,significava per lui commettere un reato e per cancellare gli insidiosi sensi di colpa doveva ricordare il tempo in cui rispettava quella moralità,ma i ricordi di Runforth sembravano quasi spariti. In quegli istanti,come nell’incontro con il demone al lago,gli unici ricordi che riprendevano forma nella sua mente erano quelli demoniaci che ora ne prendevano pieno possesso. Il suo animo era martoriato e conteso tra il rinato sentimento di amicizia e quei ricordi,tanto forti da impressionarlo. Arius era immobilizzato:aveva abbandonato l’idea della purezza,ma era preda di ciò che più lo spaventava. Credeva di essere un demone,confuso e stremato dalle continue immagini che lo legavano alle tenebre.
– Non capisco da che parte stai,amico mio,ti comporti quasi come se fossi uno di loro – disse Faridor
– Sussurri adempiono perpetui alla mia mente,sussurri dolorosi,lancinanti come ferite nella mia carne. E’ a causa loro che mi sento così,che non so più cosa scegliere,cosa sia giusto e cosa non lo sia. So solo che ho paura.
– Di cosa parli? – frattanto che i due continuavano a discutere Ushar’al curava le ultime ferite di Reyzhard e lo rimetteva del tutto. Similmente Ephsys si stava riprendendo in fretta.
– Ushar’al. Lui può capirmi. Ti prego fallo venire qui.
– Sta curando Reyzhard… Arius dillo a me,posso capirti.
– No,perché non conosci gli avvenimenti. Fallo venire qui ti prego. – Arius sembrava quasi gemere alle sue stesse parole.
– Ushar’al!Presto vieni qui. Mi occupo io di Reyzhard,per ora penso sia Arius che abbia più bisogno di aiuto… – gridò Faridor,rivolgendosi allo sciamano.
– Cosa?Arrivo. – Ushar’al percorse i pochi metri che lo separavano dall’arcimago,mentre Faridor raggiungeva il corpo di Reyzhard.
– Arius cosa ti prende?
– La mia paura si sta lentamente trasformando in realtà. Ushar’al,i ricordi di cui ti ho parlato. Mi oscurano la mente e devastano il mio animo. Non so più cosa pensare.
– Arius… Cosa ti fa stare male?
– Ushar’al io devo uccidere i demoni,devo salvare Darlek,non è così?
– Certo amico mio.
– Eppure Roxar,il gesto di Ephsys. Mi sembra di sbagliare,di andare contro me stesso.
– Arius la battaglia è vinta ormai. Ma tu mi dici che combattere con noi e contro di loro ti appare sbagliato.
– No,aspetta Ushar’al non fraintendermi. E’ come se andasse contro la mia moralità,contro ciò in cui credo,o almeno lo era fino a poco fa. Ma più scorre il tempo e più mi sento parte dell’oscurità.
– E allora tutti coloro che abbiamo ucciso finora?Quanto male avresti dovuto soffrire?
– E’ qui il punto. Tutto ciò mi riesce quasi nuovo. Quand’ero un bambino io avrei avuto orrore per ogni piccola cosa ingiusta,figuriamoci uccidere. Per me però sono divenuti nemici e combatterli è giunto naturale. Ma ora sento come se stessi tradendo qualcuno o qualcosa. Quasi stessi uccidendo i miei stessi amici. Roxar. Perché?
– Arius,non sei tu,ma quei ricordi che te lo impongono. Stai solo cercando di difenderti. Roxar ti ha in qualche modo spronato a ritornare su quelle immagini che al lago ti sono apparse come ricordi tuoi.
– Cosa devo fare Ushar?Sono un demone?Cosa sono?
– Taci e non dire sciocchezze. Cerca piuttosto di liberare la mente da queste bugie. Rammenta tutto ciò che ti lega ai tuoi amici,rammenta il motivo per cui sei qui. Rammenta di aver colpito Roxar per evitare che Reyzhard morisse. E soprattutto rammenta quali sofferenze i nostri nemici,non-morti o demoni,ci hanno procurato. Non sei un demone,non permettere a tutto ciò di divorare la tua mente,la tua libertà.
– Si amico mio. Io non sono un demone,quei ricordi pian piano svaniscono… ora mi sento meglio – l’arcimago fece come Ushar’al gli aveva suggerito e quei ricordi placarono il dolore e la convinzione di essere un’entità oscura. Non desiderava che liberarsi da quel dolore cui era soggetto,quelle false convinzioni che il demone gli aveva insito.
– Grazie al cielo. Io capisco come tu ti senta,ma è solo questione di tempo. Ed ora forza,riprenditi. Dobbiamo porre fine a questa battaglia.
– Eccomi. Era spaventoso. E’ stato molto peggio di questa mattina. Non capivo. Brancolavo in cerca di difesa,pronto a tutto pur di fermare quella tortura. – le reminescenze demoniache l’abbandonavano appieno. Era libero e tutto ciò che contava era ora la sua missione,i suoi compagni.
– Lo so. Troppi demoni. Sei un bersaglio semplice per loro. Lo è la tua anima stremata e dolorante.
– Già. Ma ora andiamo… come stanno Reyzhard ed Ephsys? – sul volto di Arius comparve un sorriso,quasi di sollievo dalla recente e dolente esperienza.
– Bene,amico mio. Guarda,si sono ripresi. – I due principi,rimessi del tutto montarono a cavallo e seguiti da Faridor e gli arcimaghi si avvicinarono ad Arius.
– Finalmente è morto. Non posso crederci. Il mio cuore è colmo di gioia. – Reyzhard gioiva sincero,già avvertiva il profumo della vittoria pervaderlo.
– Già. Non rimane che sterminare gli ultimi non-morti. Hanno fatto un buon lavoro. – aggiunse Ephsys.
– Si,sono contento. Davvero. – Arius non riusciva ancora bene a celare le residue tracce di turbamento.
– Qualcosa non va,Arius? – chiese Reyzhard.
– No,sta bene. Ha solo avuto una… visione – rispose Ushar’al,mentre montava a cavallo.
– Direi piuttosto sconcertante come visione. Sicuro di stare bene?
– Si Reyzhard,ti ringrazio. Solo una cattiva visione passeggera,nulla di più. Ma ora vi prego andiamo. – La voce di Arius era più flebile del solito,ma l’arcimago sorrise ancora.
– Ora capisco. Comunque è davvero ora di andare. – disse Faridor.
– Seguitemi! – gridò Ephsys,entusiasta ed eccitatissimo. Come il fratello,anch’egli pregustava il dolce sapore della vittoria,della vendetta compiuta.
Dietro di loro quelle poche decine di soldati che avevano assistito al duello. Era pieno pomeriggio e il sole,ora più fragile,irradiava il campo di battaglia,riempito di morti,di sangue. Poche centinaia di non-morti rimanenti strisciavano,alle fondamenta di Ulmar,fuggivano invano verso una morte poco più distante. Arius e gli altri cavalcarono più rapidamente che potessero e raggiunsero la testa degli eserciti in qualche minuto.
– Eccoli!Fuggono,si dimenano!Non lasciate superstiti,l’ora della vittoria è giunta! – gridò Misthar. Tra le fila elfiche si levò un unanime grido di battaglia,ormai l’entusiasmo e la felicità della vittoria s’impadronirono degli animi elfici,umani ed orcheschi. Anche Arius rispose al grido sollevando la su arma e con lui Reyzhard,Ephsys,Ushar’al e Faridor. Furono questi ultimi,dinanzi al portale di Ulmar a porre definitivamente termine alla battaglia:investiti da maree di guerrieri,i non-morti vennero sterminati nell’arco di un minuto. La festa si diffuse rapidamente ad esaltare tutti coloro che avevano preso parte alla battaglia,mentre Misthar soddisfatto si avvicinava a Reyzhard e gli altri. Anche Napoleonardo ed Aelthur congiunsero nello stesso luogo.
– Vittoria,si!Ce l’abbiamo fatta! – urlò Misthar nel clamore generale.
– Oh si,si,la nostra patria è salva!I nostri cari vendicati! – gridava Ephsys
– Roxar è morto,non è vero? – chiese Misthar
– Certo che lo è! – rispose Reyzhard.
– E’ stata una battaglia maestosa. Complimenti a tutti. – Napoleonardo era contento come non mai,anche se non aveva combattuto per il suo popolo.
– Grazie di tutto… senza di voi,Everral non esisterebbe più. – disse Misthar.
– No,non è assolutamente vero. Ephsys e Reyzhard,come del resto tutti gli altri guerrieri elfi hanno combattuto sino allo stremo delle forze e la sorte gli ha donato una vittoria stupenda. Sono contento. – disse Arius.
– Oh si che è vero. Senza il vostro valore non avremmo vinto tale battaglia perdendo solo metà dei nostri uomini,no. Saremmo periti tutti. – disse Reyzhard,che gioioso sentiva come il suo popolo di essere finalmente libero.
– Suvvia!Non esageriamo! – disse ridendo Aelthur.
– Nessuna esagerazione,vi siamo tutti grati quanto lo dimostriamo. – aggiunse Ephsys
– Oh beh,dato che si avvicina l’ora di cena penso sia bene tornare ad Everral in fretta! Quale ricompensa attendo un succulento pasto. – disse Ushar’al.
– Certo,questo e molto altro. – disse Misthar. – Ed ora ritorniamo nella nostra amata patria!Vittoria è compiuta!!! – continuò rivolgendosi alle numerose schiere elfiche,umane ed orchesche. Grida di entusiasmo si levarono per tutto l’esercito,che si apprestava a marciare verso Everral.
– E’ stata una giornata stancante,ma fruttuosa. Sono sfinito. – disse Arius
– Si,ho tanta voglia di riposare anch’io. – aggiunse Reyzhard.
– Ahah,si capisce che non siete orchi – Napoleonardo rideva di gusto
– Si,è vero!In ogni caso non temete che sia rimasto qualche sopravvissuto?Potrebbe raggiungere Arthas ed avvertirlo. – domandò Arius.
– No,per fortuna. Li abbiamo eliminati fino all’ultimo,perché ben conoscevamo le posizioni degli altri accampamenti. Ed anche se un guerriero ci sfuggisse non arriverebbe mai ad Arthas… si trova ad Icecrown. – rispose Misthar
– Cosa?Non pensavamo che fosse giunto fin lì… – disse Aelthur. Frattanto alla testa dei tre eserciti il gruppo si muoveva verso Everral.
– Già… Arthas,l’ho incontrato poche volte,quando ero ancora un bambino. Poi seppi del suo tradimento. Della corona. – ricordò Arius. L’esercito continuava a marciare,mentre l’aria si faceva più fredda e il sole più debole. Il ghiaccio,dopo la sconfitta di Ulmar,sembrava essere più puro,più candido.
– Dunque lo conoscevi? – chiese Reyzhard.
– Si,ma non sapevo fosse giunto fino a quella sommità. La crudeltà ha fatto breccia nel suo animo. L’ho tanto odiato.
– Per quanto ne so Arthas ha comunque altro di più importante adesso a cui pensare. Non invierà nessuno qui,così lontano. – disse Ephsys
– Si accorgerà della caduta di Ulmar,della morte di Roxar… o no? – domandò Ushar’al
– Forse si,ma non saprà che siamo stati noi. Poco contava Ulmar nel suo impero. Everral vivrà in pace,o almeno spero. – a tali parole l’esercito raggiungeva l’accampamento,e a qualche decina di minuti di cammino si stagliava Everral.

Il luogo era penetrato in ogni antro da una perenne oscurità,vivida e maestosa. Il palazzo era stupendo,ornato in ogni dove da immagini demoniache. Le tenebre lo avvolgevano,eleggendolo a loro figlio. Statue gloriose s’ergevano all’entrata e all’interno di quella struttura immensa,elevata alla più alta delle volte. In quell’oceano d’ombra pullulavano esseri demoniaci,in uniforme splendida a vedersi. Tutto si immergeva nella tenebra più profonda,nel buio più abissale,senza però che nulla suggerisse decadenza o dimenticanza:ovunque v’erano esempi di sfarzo,di potere,nulla di tale era stato mai costruito da una razza mortale. Il divino abbracciava con magnificenza l’apogeo della cultura demoniaca. Non v’era posto per l’anonimato,non v’era spazio per l’insignificante. Al suo interno sale ricolme di meraviglia,e più di tutte quella sala del trono posta nel centro esatto a dominare l’immensità e la sontuosità.
Una figura alta e possente,nelle sembianze simile ad un elfo oscuro,sedeva sullo sfavillante trono. Gran parte del suo corpo era investita da un velo ombroso,ma era percettibile alla vista la sua sagoma. Due ali poderose ed uniche,capelli neri lunghi che affiancavano il viso,un viso indistinguibile ed offuscato dall’immenso potere che lo avvolgeva. L’unico barlume erano i suoi due occhi,dell’azzurro più completo e più vivace,che penetravano l’oscurità con forza. Inginocchiato di fronte a lui un’altra figura demoniaca,meno alta e poco più esile. Guardie demoniache controllavano l’intera sala.
– Mildur… – disse il demone che sedeva sul trono con voce leggera,flebile.
– Si,mio signore?
– Elennarh ed Axarel avevano il compito di catturare Naemor. Ma percepisco la loro presenza ad Azeroth,cercano di nascondersi da me. – il suo parlato era fiero ed elegante.
– Traditori… pagheranno,mio signore.
– Sai benissimo che ora non posso recarmi ad Azeroth e non ho intenzione di sprecare tempo ed energie per loro. Ho convocato te per questo.
– Mio signore cosa desiderate che faccia?
– Non catturarli. Falli fuggire,lascia che si dimenino in cerca di un sentiero per sfuggirmi. Naemor ha fallito contro Arius,ma questo è ciò che mi preme di meno. Pensa che voglia ucciderlo per questo. Perché Mildur?Spiegamelo tu. Ho forse dato da pensare che desidero spargere sangue ad ogni minimo errore?Siete mie creature,perché dovrei uccidervi o punirvi a sofferenze atroci?
– Non capisco mio signore,non saprei spiegarvi il perché. Forse vogliono rovesciare il vostro potere.
– Cosa?Io li ho creati. E’ inconcepibile. In ogni caso Mildur,non arrecarmi altro dispiacere. Seguili,fa unicamente questo,e non farti scoprire. Porta con te qualche migliaia di ralk.
– Come desiderate,mio signore.
– Ah,un’ultima cosa. Avverto che le energie di Naemor sono cresciute e parecchio. Deve aver ucciso Arlas.
– Capisco. C’è altro mio signore?
– No,Mildur. Puoi andare.
– Si,mio signore. – il guerriero demoniaco si sollevò e si allontanò,portandosi fuori dalla sala del trono. Il demone sedente sul trono,abbandonato al suo immenso potere,voltò il capo e prese a pensare,usando il braccio sinistro per appoggiarvisi.

Già all’orizzonte s’abbozzava il crepuscolo,la notte sarebbe calata su una giornata lunga e stanca,a rimarginare le numerose ferite. Everral coronava l’aspro e allo stesso tempo dolce paesaggio del gelo,tutti i sentieri che le rendevano lode erano costernati di tratti boscosi,spesso innevati,ancor più spesso in prossimità dei laghi,ghiacciati o meno. D’una di queste si muovevano i tre eserciti,il chiacchiericcio persisteva un po’ ovunque tra le schiere,ma se solitamente era fastidioso per i generali,ora trasmetteva un’aria di serenità. Altri non proferivano,la stanchezza prepotente si arrogava le loro ossa,le loro carni. La cavalleria avanzava lenta,anche le bestie avvertivano una spossatezza che s’insinuava in modo lieve passo dopo passo. Everral era visibile finalmente;nella città,dove si era aspettato con ansia il ritorno delle truppe,si diffondevano le prime voci di festa tra le donne ed i bambini,tutti emozionati perché quella ritirata era molto probabilmente simbolo di vittoria. Le truppe che s’accingevano a fare rientro nella loro città erano poco più della metà di quelli che erano partiti. Molti,feriti,s’aiutavano con i compagni. Nulla avrebbe però minato l’atmosfera di gioia. Dinanzi a tutti vi era Misthar,al suo fianco gli altri generali e dietro i due principi,Arius,Ushar’al seguiti dall’esercito delle tre razze. Il grandioso portale di Everral s’avvicinava,più maestoso ad ogni passo.
– Bene,casa finalmente. – disse Ephsys
– Già. Meravigliosa e dolce casa. – aggiunse Misthar
– Finalmente qualcuno ne ha una – Napoleonardo sorrise.
– Sono convinto che presto troverete anche voi la vostra. Vi daremo migliaia dei nostri soldati come pegno per questa alleanza. E’ il minimo che si possa fare. – disse Misthar
– No,davvero,non c’è alcun bisogno. Questi guerrieri servono qui,a difendere la loro patria. – rispose Arius
– Credevo che ne dovessi prendere qualche migliaia… almeno così avevi detto. – disse Reyzhard
– Se Napoleonardo o Aelthur li desiderano allora non mi opporrò. Penso però che ora ci sia qualcosa di più importante a cui pensare. – mentre Arius parlava,stavano rientrando in Everral,attraversando il portale che gli s’imponeva di fronte. Migliaia di donne e bambini accorrevano,anche per confermare l’esito dello scontro.
– Che cosa intendi? – chiese Reyzhard.
– Beh,è troppo importante perché sia un umano a dirlo. Vedrai che ben presto ritornerà alla mente di chi di dovere.
– Ahahah,guardate,festeggiano noi! – esclamò Ushar’al
– Vittoria,Everral!Vittoria,tra le gelide fauci di questa terra,contro la peggiore delle piaghe! – urlava Misthar. La folla si prodigava in grida di gioia,accogliendo le armate,anch’esse eccitatissime. Nel caldo clamore di Everral,i condottieri e i loro eserciti si portarono al centro della città,la vasta piazza,quel giorno gremita di elfi gioiosi. L’ardore che li infiammava per la loro patria coinvolse anche i soldati,che presto dimenticarono la stanchezza,il dolore delle ferite. Un sole vivace,d’intenso arancio,desisteva e s’accorpava al cielo limpido del tramonto. L’esercito fu nella piazza,Misthar,postosi al centro esatto,richiamò l’attenzione dei suoi uomini e della folla.
– Ora che Ulmar è vinta… – gridò Misthar,nella piena attenzione di tutti i presenti,smosse un diffuso vocio,da qualche parte un rumoroso esultare. – Bisogna scegliere il nostro re,il nostro nuovo re. – continuò. Arius lo guardava con aria di complicità,mentre nella piazza calava un tiepido velo di dispiacere nel non ancora obliato ricordo del grande re,Fergus. Misthar chinò il capo per rialzarlo poco dopo. – So e comprendo quanto ledano quei ricordi,ma in suo nome,in nome di tutti coloro che sono caduti per la nostra causa,Everral deve ritrovare un proprio sovrano. – Misthar,nell’affinato silenzio della piazza,si voltò prima verso Reyzhard,poi verso Ephsys,che gli erano vicini. Reyzhard comprese a cosa alludeva Arius poco prima. – Ebbene,in qualità di primogenito a Reyzhard spetta questo trono. – Misthar sorrise e lo scrutò con atteggiamento quasi paterno. La folla,i suoi compagni,tutti lo osservavano colmi di gaudio. Gli elfi avrebbero finalmente avuto un nuovo re.
Reyzhard si affiancò a Misthar,dopo aver dato una rapida occhiata a quella moltitudine,si rivolse loro con estrema fierezza. Le masnade elfiche,umane ed orchesche,il popolo in adunanza,tutti attendevano una risposta dal principe. In estasi,mista a timori,aspettative nel futuro di quella nazione si dipingevano sui volti. Inorgogliti,quasi sarebbe giunto il loro re,osservavano gli alleati.
– No,no. – giacevano atterriti e sorpresi dalla risposta di Reyzhard,cercando di comprendere cosa stesse accadendo.
– Cosa,mio principe?Perchè no? – chiese Misthar.
– No. Io non diventerò re. Non è facile sceglierlo,ma io non sarò re. – apparivano storditi,incapaci di denudare i motivi del suo replicare. – Io… io ho deciso che lascerò questa terra. Non ho intenzione di divenire re.
– Perché,Reyzhard?
– Ho ben altro,ho cose ben più importanti da perseguire.
– Ma cosa stai dicendo?Così ferisci tutti.
– Io partirò con Arius e gli altri,che Everral lo accetti o no. Con loro sconterò quest’alleanza,non li lascerò finché anch’essi non avranno compiuto la loro opera. – lo stupore riempì non solo il popolo,ma anche Misthar ed Ephsys,che guardavano il principe a domandargli cosa,perché.
– Ne sei certo? – domandò Misthar. Arius ed Ushar’al presero a ridere di gusto,anche Napoleonardo ed Aelthur cedettero presto lo stupore all’allegria,novella e frizzante.
– Lo sono. – così dicendo Reyzhard si allontanò,sotto lo sguardo interrogativo della folla. Svelto raggiunse Arius ed Ushar’al.
– Ahahahah,c’era da aspettarselo. – rideva Ushar’al.
– Già,sei stato davvero grande. – aggiunse Arius.
– Cosa???Perchè ridete?
– Nulla,nulla. Saremo felici di averti quale compagno.
– E noi due potremo regolare i nostri conti,elfo. Ahahhahah! – I tre,subito dopo,rivolsero il guardo a Misthar ed Ephsys,pur di capire cosa sarebbe accaduto.
– Ephsys. In tal caso sarai tu il nostro re. Pensi che la corona sia troppo greve per il tuo capo,o accetti? – tutti furono nuovamente catturati dalle parole del reggente.
– Accetto. E spero che voi tutti accetterete me. – il principe si chinò al suo popolo,ora raggiante d’esultanza per il giovane re. Misthar annuì. Il gesto d’umiltà che Ephsys compiva,era emblema della condotta che avrebbe dovuto mantenere da regnante. Ovunque esplosero i festeggiamenti.
– Perfetto,domani avverrà l’incoronazione. Ed ora impavidi elfi dei ghiacci,consegnate le vostre stanche membra al sonno,alla notte. – Misthar si ritirò e con egli Ephsys. I fasti della cerimonia non avrebbero atteso il giorno seguente,e già s’animavano mentre le prime flebili trame della notte avvolgevano il cielo di Northrend.
Molti si ritirarono al sonno,l’Everral restante si prodigava alla festa. Il giorno ritrasse le sue lente ed ultime luci,arrendevoli al passo di morte cui si disponevano. Il dominio del gelo riprendeva ad ausilio l’oscurità. E nell’oscurità della sua mente,nel fragore dei suoi pensieri ridondante s’esiliava una voce ferma che destava ancor più tenebre al suo credo:
– Lunga si riversa l’orma del tuo cammino;roventi e pesanti saranno i passi che dovrai durre nei più reconditi e gementi lidi,ma a te io giuro:Non dimenticherò il tuo anelito …

Arius