La maschera e la spada di Alberto De Stefano – recensione

I protagonisti del romanzo sono tre ragazzi: Argail il guerriero, Shivan il ladro e Dahralin la druida. Direi un trio perfetto per un romanzo fantasy che si rispetti. Alle loro vite è legato il destino del mondo intero e dalle loro scelte dipende la rovina o la salvezza di molti.

La maschera e la spada

Una profezia incombe sulla piccola Dahralin: per mano sua il dittatore e sovrano delle Terre del Sud, il terribile mago Augustin Wastaran, sarà deposto e sconfitto.

Per evitare che la profezia si avveri Wastaran decide di porre fine alle vite di tutti i nati nella tredicesima notte di Evenson, nell’anno del Leone. I tre bambini vengono però salvati e nascosti agli occhi del mondo camuffandone l’aspetto e cambiandone l’identità. I piccoli subiscono la perdita delle proprie famiglie, della propria vita e sono strappati alla loro realtà pur di farli sopravvivere.

Argail vive in un circo e impara a combattere e ad usare il cervello dalle persone che si prendono cura di lui. Shivan, unico sopravvissuto all’attacco del suo regno, vive da fuggiasco e da ladro per molti anni. Dahralin è allevata dai Druidi di Ort e sviluppa doti magiche di altissimo livello.

Dopo molti anni i destini dei tre ragazzi vengono riuniti contro il despota che ha rovinato la loro vita. Tradimenti e colpi di scena caratterizzano la narrazione. L’assedio di Ort è il momento più forte del romanzo in cui ciascuno mostra la propria vera natura.

Ci si innamora facilmente dei tre protagonisti: ciascuno ha dei poteri che evocano immagini note agli appassionati di fantasy. Ognuno affascina per la propria evoluzione umana, ma quello che è il personaggio a mio parere più inquietante è Shivan. La druida è un personaggio importante ma, a mio parere, dipinta con poche pennellate da un autore che dedica più spazio al guerriero e al ladro in questo primo romanzo.

La passione dell’autore per la narrazione e per il fantastico traspare in ogni pagina. Alberto si è sicuramente documentato su molte figure della mitilogia norrena, ha una profonda conoscenza dei meccanismi narrativi e dosa azione e sentimento per non annoiare mai il lettore. Il romanzo è piacevole, di giusta misura (circa 300 pagine) e il linguaggio è semplice, ma elegante. L’autore ha anche scelto di inventare tutta la terminologia che riguarda il tempo, la misura delle cose e molto altro ancora. Questa è una scelta ardua che rende sicuramente unico lo stile, ma può risultare faticoso a qualche lettore.

Alberto ha persino inserito una piantina del mondo, un appendice con la terminologia e una introduzione in cui spiega la sua scelta motivandola con convinzione.

Ho molto apprezzato la cura con cui è scritto il romanzo, la bellissima copertina e, ovviamente, la trama stessa. Ho appena finito il romanzo e mi accingo a leggere il seguito per vedere come vada a finire la storia.
Buona lettura a tutti.