Il ritorno di Arius – Ultimo demone, le tre lame

Cari amici, 
i vecchi di Warlandia ricorderanno con affetto il nostro mitico umano…il simpaticissimo e attivissimo Arius. Bene, dopo un periodo di distacco per proseguire, sulla strada della vita, il nostro carissimo Arius ritorna tra gli amici di Warlandia e prosegue con noi l”avventura. 

Ultimo Demone

In occasione del suo ritorno pubblichiamo il Capitolo 17 del suo racconto: ULTIMO DEMONE presenta – Le tre lame. 

Sono sicuro che vi piacerà e risveglierà il molti la voglia di rileggere l”intera storia… 

In attesa che siano completate sia quella di Arius, che quella di MisterX che quella del nostro caro Lord Mario…vi do possibilità di leggere questo capitolo 15. 

Troverete il capitolo anche nella sezione IL PROFETA…sottosezione LEGGENDE…sotto il titolo ULTIMO DEMONE. 

Alla fine di ciascuna storia, quando saranno complete, faremo un volumetto PDF da conservare come con la storia su KODAR scritta da Napo. 

Napoleonardo

***

Capitolo 15 –  Le tre lame 


Ormai giunto il crepuscolo,ormai posti gli ordini non spettava che agire,gli uni per eliminare il messaggero di Roxar,gli altri per spingersi fino ad Ulmar e lottare,come lottando si erano resi liberi fino ad allora. Arius e Ushar’al apprezzarono l’idea di trovare il messaggero ma non erano gli unici interessati. Reyzhard il primogenito li seguì,promettendo che avrebbe raggiunto il campo di battaglia subito dopo. I generali ed Ephsys invece predilessero di scrutare Roxar in viso. Cauti s’addentravano nelle torme affannose e bianche,in quelle foreste quasi nude,quasi vere. Ma a quel sorgere l’aria era tiepida,il cielo limpido e gli oscuri presagi del giorno precedente ormai obliati senza ricordo alcuno,senza traccia reliqua. Tanta morte,tanti ricordi scorrevano fluidi,il futuro bramoso appariva disteso come sull’orizzonte,chiaro,abbandonandosi la confusione passata. Il nuovo sole elargiva un calore sottile,appena percepito sulla pelle,le nubi si distoglievano per concedere a quel vento così debole d’attraversare i luoghi ed irradiarli con il suo canto leggero. Brividi dolci scorrevano lenti,quel tremulo calore prendeva via via possesso di quelle spoglie gelide,private dalla luce di ogni dignità. Arius si voltò,per pochi istanti vide la luce intensificarsi,il sole coraggiosamente crescere nel cielo e le immagini del giorno precedente abbandonare a poco a poco il suo ricordo. Cercò di far sua tutta l’aria che aveva intorno,così che potesse prendere possesso anche del suo animo e quella fonte intensa gli asciugò le lacrime badando bene che i segni restassero impressi sul suo volto. Ushar’al cavalcava,e,ignaro dei motivi per cui avesse scelto di accompagnarli,lo affiancava Reyzhard,il principe. Reyzhard aveva un’aria sospettosa e cercava di capire i loro volti mentre Arius e Ushar’al discorrevano.
– Troviamolo in fretta…
– Concordo,Arius. La spada che ti ho dato ieri… l’hai ancora?
– La spada con cui ha perso contro mio fratello?
– Principe… non avete aperto bocca finora. State pur certo che se avesse scelto le arti magiche noi non saremmo ancora qui a combattere per la vostra causa.
– Ah si sciamano?
– Si
– Finitela… ciò che è compiuto è compiuto. Reyzhard,ti prego,ci mostreresti qual è la strada per l’accampamento dei non-morti?
– Certo,se fai calmare il tuo cane orco.
– Grrr!Appena ne ho la possibilità ti uccido,maledetto elfo.
– Ahahah!E come?A morsi?
– Maledizione!Non siamo qui per litigare. – Arius intervenne.
– Va bene. Mago,mi diresti dunque perché hai scelto la spada?
– Pensavo di poter vincere.
– Tu menti,mago. Sapevi di non poter vincere.
– Forse. Avresti preferito vedere tuo fratello bruciato delle mie arti?
– Avrei preferito uno scontro equo. In ogni caso ti ringrazio per aver deciso di aiutarci. Se l’hai fatto c’è però uno scopo personale,o almeno uno scopo anche tuo.
– Arius ha già ascoltato troppo delle tue stoltezze. – disse Ushar’al.
– Grazie,amico mio. Non devi preoccuparti,Reyzhard vuole solo tastare la nostra tempra.
– Non mi hai ancora detto quale mira ti muove qui. Hai un amico in difficoltà,un esercito da condurre a Lordaeron e ti soffermi qui a combattere una guerra non tua… Perché?
– Temo che avremo bisogno di altri soldati per combattere i demoni. A guerra finita in nostro favore,se ciò accadrà,chiederò al vostro re di assegnarmi qualche migliaio dei vostri combattenti.
– Il costo di questa guerra contro Ulmar ti toglierà ben più di un migliaio di soldati,anzi,te li ha già tolti.
– Un guerriero elfico potrebbe valere ben più di un guerriero umano od orco che sia.
– Sai che non è così.
– Tu pensi che io sappia troppe cose. Forse pecco d’orgoglio a scegliere la spada e non le arti magiche,forse è solo orgoglio la causa della nostra presenza qui,forse ancora è la compassione che nutriamo verso il vostro popolo perché tanta ne abbiamo necessitata in passato da chi non ci è stata data,forse ancora perché odiamo i non-morti,forse ancora perché qui è morto il mio amico o forse sono solo in cerca di sangue. Questo lascio sceglierlo alla tua intelligenza,alla tua scaltrezza,alla tua capacità di ripeterti. – Gli occhi del mago si erano illuminati. Ushar’al restava a sentire,senza osare proferire una qualunque parola.
– Bene. Dobbiamo proseguire per qualche miglio ancora verso nord est. Fermiamo il messaggero prima che parta dall’accampamento.
– Così dovremo vedercela non con uno ma con oltre settanta non-morti.
– Mio caro mago,l’osservazione è giusta,ma non vedo altra via. Tu,sciamano?Cosa pensi dovremmo fare?
– Smettila di chiamarmi mago… – Arius sembrava indispettito.
– Arius… mi dispiace ammetterlo ma penso abbia ragione.
– Bene,allora facciamo come dice il nostro principe.
– Seguitemi.
– Comunque potevamo portarci qualche guerriero con noi.
– Ne dubito,Ushar’al. Lì ad Ulmar avranno bisogno di tutti gli uomini possibili. Da quanto ne so Roxar è molto forte e controlla migliaia e migliaia di non-morti. – Constatò Arius.
– Se lo dici tu… – Ushar’al sorrise.
– Non lo dice lui. E’ così.
– Va bene Reyzhard,sta calmo però…
– Sono calmo. Dietro di me.
– Si. Ushar’al ti serviva la spada?
– No,no. Mi curavo solo che l’avessi ancora.
– Grazie,l’ho qui,ben stretta.
– Arius,sciamano… guardate!
– Cosa?
– Se fossi intento a guardare invece di dimenarti,orco che non sei altro…
– Questo è davvero troppo,elfo. Io ti… – Reyzhard,sceso da cavallo così come gli altri due, gli portò la mano sulle labbra ad impedirgli di urlare. Frattanto Arius e il principe elfico controllavano di essere ormai in territorio non-morto,dalla putrefazione che vedevano,tastavano e respiravano gli era ormai chiaro di trovarsi nei pressi dell’accampamento. Sapevano che se il messaggero di Roxar fosse giunto fino ad Arthas la loro sorte sarebbe stata segnata,Everral rasa al suolo senza via d’uscita.
– Bene. Ed ora come troviamo il messaggero?
– Dovrebbe portare qualche vessillo,un segno di riconoscimento,altrimenti lo ucciderebbero a vista gli uomini di Arthas.
– Che genio che sei,elfo. Senza di te non ci sarei arrivato.
– E’ quello che pensavo anche io Ushar’al.
– Volete smetterla?Se ci sentono possiamo dirci morti.
– Hai ragione,Arius. Io e te,elfo,parliamo dopo.
– Sentite,perché non li facciamo fuori tutti?Tu sei un arcimago,dovresti riuscirci anche da solo.
– Si,Reyzhard,forse sarebbe meglio. D’altro canto se uccidessimo solo il messaggero ne manderebbero un altro. Bisogna radere al suolo l’accampamento.
– Bene,scatenate la furia delle vostre magie. Io cerco il messaggero per parlargli da solo.
– Aspetta Reyzhard…
Il principe elfico si allontanò in fretta,in cerca di un non-morto particolare. Arius e Ushar’al uscirono dall’arbusto che li nascondeva e si prepararono ad evocare le magie più potenti. Le mani di Arius ardevano di più ad ogni fiamma che scagliava contro l’accampamento,mentre Ushar’al,con occhi pieni del furore del fulmine,si serviva di quest’ultimo per porre devastazione laddove non era giunta quella del fuoco. Dopo pochi minuti non rimanevano che brandelli e ceneri e resti di coloro che morivano una seconda volta. Reyzhard si era allontanato non poco dall’accampamento,ma era riuscito a trovare un non-morto che portava il vessillo di Ulmar.
– Ascolta creatura schifosa:dove sei diretto? – chiese il principe elfico minacciandolo con la sua lama.
– Sto andando da Roxar.
– Dimmi la verità e la tua morte sarà meno crudele.
– Ahah!Questa è la verità. Se sei in cerca del messaggero diretto da Arthas,è già partito.
– Cosa?!?- Reyzhard lo uccise,ma mentre lo uccideva i suoi occhi si colmavano di lacrime. Corse da Arius e Ushar’al per avvertirli. Il suo incubo non era finito. Mortogli il padre,mortigli tanti dei suoi compagni,non provava che immenso dolore ed odio verso quella razza maledetta,quei non-morti che tanto gli procuravano ribrezzo,ma ciò non bastava:il messaggero che doveva giungere da Arthas era già partito e presto Everral sarebbe caduta,e con essa tutto ciò per cui suo padre e gli elfi dei ghiacci avevano combattuto. Corse,come non aveva corso prima e fu da Arius e dallo sciamano in poco tempo.
– Arius,Ushar’al! – diceva frettolosamente,colto dall’affanno – il messaggero è già partito. Dobbiamo fermarlo in nome di mio padre,in nome di questa nazione. Forza,risalite sui vostri cavalli…
– Aspetta,Reyzhard. Perché piangi?Dovresti montare anche tu,sai?- Arius sorrise.
– Non c’è nulla da ridere,mago. Dobbiamo sbrigarci. Forza,seguitemi. – Arius diede un’occhiata ad Ushar’al,quasi a chiedergli perché Reyzhard stesse piangendo. Lo sciamano ricambiò lo sguardo,volgendolo verso il basso e subito dopo raggiunse il principe elfico,seguito da Arius.
Cavalcavano veloci,perché il tempo restante era ben poco,il messaggero doveva essere ucciso subito. Il vento faceva del viso di Reyzhard una culla per le sue lacrime,e noncurante smuoveva la bionda chioma di Arius e i nerissimi capelli dello sciamano. L’atmosfera di scherzo che si erano abbandonati,faceva posto ad un misto di confusione,angoscia e tristezza. Tristezza nel ricordo del giorno precedente,angoscia,nata dalla consapevolezza di essere più in pericolo che mai ed infine confusione,nel prospettare il futuro passando in rassegna il presente. Troppo poco Arius si era soffermato a capire la sua presenza lì. Troppi avvenimenti sconvolgevano la sua memoria perché egli ne seguisse il passo. Darlek… e se anche l’avesse salvato?A cosa gli sarebbe servito?La morte di tante migliaia di umani,orchi,elfi,tutto solo per salvare un amico,seppure il più caro?Sentiva che qualcosa mancava,voleva capire,trovarvi un senso,non essere unicamente vittima degli eventi. Il demone. I demoni. Si rispondeva di doverli cercare,combattere,per la salvezza di questo mondo. Eppure un vuoto incolmabile lo rapì per tutto il corso della cavalcata. Reyzhard invece,preso dalla visione del giorno precedente,capiva ora che necessitava dell’amicizia degli altri due ad ogni costo,che uniti erano in grado di salvare quella nazione. Ushar’al ripensava che il suo era stato quasi un tradimento. Aveva aiutato Arius anche senza ordine del suo generale,aveva accompagnato lui invece che l’esercito degli orchi. L’assillo dell’essere nel torto lo divorava anche se era abile nel celarlo ai suoi compagni. Rincuorato dall’amicizia con Arius,però,appariva il meno preso dai suoi pensieri,forse ben meno dolenti di quelli del mago e dell’elfo.
Finalmente,cavalcando,giunsero a trovare il messaggero.
– Eccolo,finalmente. Uccidiamolo. – Reyzhard scese di corsa da cavallo,arrivando a puntare la propria spada contro quella creatura putrida,ma ormai cosciente di essere prossima alla morte e più che mai viscida e priva di onore. Arius e lo sciamano lo seguirono senza dire nulla.
– Bene,lascio a te la scelta della tua morte. Dimmi chi ti manda e dove.
– Mio signore,mi manda Roxar per riferire ad un suo superiore il bisogno di truppe…
– E chi sarebbe questo superiore?
– Arthas,mio signore. – rispose il messaggero impaurito.
– Ma davvero?Allora sei proprio quello che stavamo cercando.
– No mio signore,vi prego…- Reyzhard lo infilzò per tre volte,dietro le inutili grida della creatura,nuovamente servile e pavida. Arius abbassò lo sguardo,mentre Ushar’al scrutò altrove.
– Cosa c’è?Non bisogna avere pietà per i nemici.
– No,Reyzhard. La nostra missione è compiuta – disse Arius.
– Dovremmo esserne contenti.
– Già,ma forse non era questo che premeva. Dubito che la nostra salvezza significhi anche quella di chi è morto ieri su questi campi. – Arius rivolse il suo sguardo al corpo del messaggero.
– Forse. Ma io mi sento meglio. Siamo salvi e ciò che ho visto ieri,almeno ora,non ha taciuto. – Reyzhard rimontò rapidamente,avviandosi verso un lago poco lontano,per abbeverarsi.
– Arius… penso che dovremmo seguirlo.
– Si,Ushar. Va avanti,io ti seguo subito.
– Va bene.
– Arius,sciamano. Non so voi,ma io ho sete ed anche fame. Prima di andare ad Ulmar proporrei di accamparci nei pressi di un lago qui vicino e trovare un po’ di selvaggina. – Reyzhard gridava per farsi sentire,perché era già piuttosto lontano.
– Si. Ti raggiungiamo subito – rispose Ushar’al,mentre lentamente cercava di avvicinarsi al principe elfico,facendo attenzione,tuttavia,che Arius non rimanesse troppo indietro. Subito dopo Arius distolse lo sguardo dal non-morto che aveva provveduto a bruciare,e raggiunse Ushar’al e Reyzhard.
– Il lago non è lontano.
– Bene. Manca poco al tramonto,penso che sia giusto pernottare lì – disse Ushar’al.
– Si,io concordo. Arius?
– Si,certo. Per me va bene.
– Chissà cosa staranno facendo ad Ulmar.
– Sangue,sangue,sangue. Nient’altro,mio caro orco. Solo morti per questa nazione in cui tutti credono e pochi riescono a viverne quali abitanti.
– Mio caro elfo,mi stavo appunto domandando chi stesse vincendo.
– Poco cambia. – il tono di Reyzhard si fece di nuovo amaro,nonostante le lacrime si fossero ormai asciugate.
– Arius,tu cosa dici? – domandò lo sciamano.
– Dico che domani andremo lì e lo scopriremo. Purtroppo Reyzhard ha ragione. Solo sangue,nient’altro che questo. Eppure finora sono stato abituato alla guerra,ai morti.
– Forse ne abbiamo visti troppi per rimanere impassibili,amico mio.
– Hai ragione… penso che la calma di Runforth mi mancherà sempre più.
– Runforth?E ditemi,mago,cos’è? – chiese Reyzhard.
– Il luogo da cui vengo,una città di maghi superstiti. Una parte di ciò che rimane della gloria umana. – Discutendo,raggiunsero finalmente il lago,impiantato ancora tra i ghiacci e qualche traccia di foresta,per pura fortuna un lago non ancora ghiacciato.
– Eccoci. – Reyzhard scese da cavallo e usò una roccia per legare la bestia ed evitare che fuggisse. Lo stesso fecero Arius e Ushar’al.
– Ora ci serviranno almeno delle tende,della legna,un fuoco. – notò Arius.
– La natura ce le concederà volentieri. – Reyzhard ben conosceva il luogo ed era sicuro che avrebbero trovato nei pressi tutto il necessario.
– La natura ci concederà delle tende?
– No,Arius.
– Ecco… infatti.
– Però possiamo prendere le pelli di qualche orso nelle vicinanze.
– Agli orsi ci penso io. – disse Ushar’al,cogliendo la rara occasione di poter cacciare.
– Io prendo la legna e penso al fuoco. Tu,Reyzhard… perché non ti occupi di controllare che non ci sia nessuno in zona?
– No… Penso sia meglio restare qui. Chi vuoi che ci sia?Qualche wendigo,dei lupi e altre bestie del genere.
– I lupi sono ottimi da mangiare. Direi di cacciarne qualcuno.
– Come vuoi,Arius. Mi metterò a cacciare lupi. Ci rivediamo qui al tramonto,sperando che i cavalli siano ancora qui. – Così dicendo,Reyzhard si mise in cammino,mentre Arius e lo sciamano seguivano altre direzioni.
Ushar’al si divertiva a fare degli orsi la sua preda,e,girovagando per quelle tracce di bosco individuava nuove bestie da massacrare. Arius non si preoccupò di limitare la magia per procurarsi la legna. Infine Reyzhard,completamente volto al pensiero della battaglia combattuta il giorno prima,si dilettava in acrobazie con la sua spada che tanto amava,uccidendo ogni lupo che potesse incontrare. Poco più di un’ora più tardi,calante ormai il sole,si ritrovarono al lago dove sistemarono tutto a modo d’accampamento.
– Quanti lupi hai ucciso?
– Qualche dozzina,mago.
– Non ti sembrano troppi?
– No. Tanto se li mangerà tutti il tuo amico orco.
– Cosa hai detto elfo?Cosa vorresti insinuare?- Ushar’al s’inquietò,digrignando i denti.
– Ecco bravo il mio sciamano. Così sembri proprio un cane. – Reyzhard sorrise.
– No,Ushar’al. Sta solo scherzando,non badare a ciò che dice … – Arius cercò di placare la rabbia dell’orco.
– Ringrazia Arius,o saresti morto,poco m’importa di ciò che è successo ieri. Tutti hanno dolori da soffocare.
Reyzhard si voltò verso Arius,poi ancora verso il lago. Raccolse una pietra e la gettò,facendo smuovere l’acqua. Poi riprese a montare la sua piccola capanna. Scuoiati gli orsi,non rimaneva che ben posizionare la legna,poggiarvi le pelli e accendere un fuoco per cuocere la selvaggina. Rimasero quasi in silenzio per tutta la serata,colti poco dopo dal sonno e dalla stanchezza di una giornata lunga ed intrisa d’amarezza per i recenti avvenimenti. D’un tratto un’immensa luce si trasse fuori dal terreno,illuminando l’accampamento e la natura intorno. Il fascio di luce prese la forma di una colonna,raggiungendo il cielo. Pochi secondi dopo un’esplosione intensa fece spostare le acque del lago,creando una vasta frattura nel terreno. Appena udirono l’esplosione si destarono con violenza impugnando le proprie armi e uscendo fuori dai loro ripari.
– Cosa diavolo sta succedendo?
– Guarda tu stesso,Arius. – Reyzhard rimaneva atterrito a guardare l’intenso fascio di luce.
– Per mille draghi… cosa succede? – si chiedeva lo sciamano.
– Io… io non ne ho idea,ma restiamo all’erta e attendiamo. – disse Arius

Naemor correva,prossimo ormai alle prigioni naga dove Axarel era rinchiuso. Axarel si,il demone di cui aveva bisogno per uscire fuori da quella situazione e per abbozzare un piano e salvarsi dal suo antico padrone,Il Demone. Elennarh era già divenuto un suo luogotenente,ma egli non lo vedeva di buon’occhio. Infatti Naemor aveva già visto in lui un essere colmo di brama,pronto a fare tutto pur di raggiungere la salvezza,e,una volta salvo,il suo scopo. Resosi conto che gli voleva inimicare Axarel,aveva ordinato ad Elennarh di andare a liberarlo,nella speranza che venisse fermato,trovando una scusa per ucciderlo,oppure che morisse da sé,combattendo contro i naga. Intanto,nell’ombra Naemor calcolava ogni cosa e continuava a correre per raggiungere le celle. Nel modo più furtivo possibile,nascosto ad ogni passo nell’oscurità. Man mano che si avvicinava al palazzo di Arlas,il guardiano-re dei naga,le creature si facevano sempre più numerose ed ostili,ma Naemor sentiva di essere vicino alla sua preda. Rapidamente eliminò le guardie di fronte al palazzo e vi entrò,ancora una volta sfruttando le ombre presenti,si diresse verso le prigioni. Con un colpo d’ombra provocò l’esplosione che diede la libertà al Mirrioth,Axarel. Subito dopo fu raggiunto da Elennarh.
– Ah ecco mio signore… siete già qui – disse il ralk.
– Si,Elennarh. Stupido ralk,dovrei punirti per il tuo tardare.
– Mi dispiace,Naemor.
– Poco importa,penserò dopo a questo. Piuttosto,Axarel,da che parte stai?
– Da quella del mio signore,Naemor. Non cercare di corrompermi,perché se vi sei riuscito con Elennarh,non vi riuscirai con me.
– Dunque preferisci morire?- chiese Naemor
– Si. Non sono un traditore.
– Ascolta Axarel!Il tuo signore,il tuo caro demone,vuole farmi fuori solo per aver fallito nel fermare Arius.
– No Naemor. E tu questo lo sai benissimo. Non ti avrebbe ucciso,solo punito e in minima parte. Gli sei caro e lo sai.
– Oh no,Axarel. La sua dittatura sta per terminare.
– Non dimenticare che egli ci ha creati,Naemor e cerca di ricordarlo anche al tuo nuovo leccapiedi. – disse Axarel volgendo lo sguardo ad Elennarh con aria superiore.
– Forse si,ma non ha il diritto di trattarci in tal modo.
– Si che lo ha,Naemor. E poi una volta traditolo cosa pensi di fare?
– L’ho già tradito. Vagherò uccidendo e facendo preda di ogni potere finché non sarò abbastanza forte da sconfiggere il demone. – Elennarh rimaneva in silenzio.
– Buona fortuna. Non avrai il mio aiuto.
– Lo avrò. Lo avrò perché non hai modo di fuggire da questo mondo se non con il mio aiuto. E so che il tuo senso della fiducia ti apparterrà anche sotto il mio vessillo.
– Cosa?Ascolta Naemor. Facciamo un patto:tu mi fai uscire fuori di qui ed io ti lascio in pace,senza riferire nulla al demone. – propose Axarel
– Ah ora scendi a patti?Meglio. Ma stammi bene a sentire:tu mi seguirai per altri venti giorni prima di tornare dal tuo padrone. Ti è chiaro?
– Va bene. Ma non chiedermi di nuocergli.
– No,so che non potresti.
– Grazie.
– Bene. Ed ora seguitemi. – ordinò Naemor. Elennarh annuì,lanciando poi un’occhiata di sfida ad Axarel che gli rimaneva distante e seguiva Naemor.
I tre fecero massacro di ogni naga all’interno,finchè,risolti da quell’intricato insieme di sale che era il palazzo,giunsero infine alla sala del trono dove Arlas sedeva superbo. Naemor spalancò il portale ed avanzò,accompagnato dagli sguardi preoccupati dei naga presenti e dalla vista di Arlas che riusciva a giudicarlo senza neppure aprir bocca. Mentre percorreva il lungo tappeto rosso della sala,fu raggiunto da alcune guardie naga,che uccise in qualche secondo con la sua furia demoniaca,recando a tutti gli altri timore e impedendogli di avvicinarsi.
– Tu!Come osi profanare questo luogo sacro? – Chiese Arlas con tono di rimprovero.
– Sono qui per te,mio amato sovrano. – così dicendo Naemor s’inchinò e sfoderò la spada.
– Io non te lo permetterò. Sono un guardiano e sono il re delle creature marine. Come credi di potermi anche sfiorare? – Axarel ed Elennarh rimanevano fermi,pronti ad intervenire e più che interessati dallo svolgersi degli eventi.
– Impugna la tua arma e sfidami. – Arlas seguì le sue parole e brandendo l’enorme tridente gli si avvicinò.
Dopo un rapido scambio di sguardi,Naemor ed Arlas cominciarono ad incrociare il tridente e la lama demoniaca in un violento scambio di colpi. Il naga colpiva con veemenza,ma Naemor era abbastanza rapido da schivare i suoi colpi. Poi,preso dall’ira,Arlas,cominciò a scuotere il suo tridente e a sbatterlo in terra,dando vita a potenti scosse e facendo tremare l’intera città dei Naga. Naemor,però,più che mai attento,riusciva ad evitare i possenti colpi del naga e a poco a poco radunò le forze necessarie ad uccidere il guardiano. Arlas,privato di moltissimi sudditi era ormai debole,in quanto il suo potere dipendeva dallo stesso mare e dalle sue creature,e se il mondo sottomarino era stato martoriato,egli ne risentiva ancor di più. Fu proprio questa temporanea fragilità a permettere a Naemor di eliminare il guardiano radunando le ombre e colpendolo con tutto il furore dell’oscurità. Tale forza provocò un’esplosione piuttosto violenta,tanto da distruggere il palazzo. Naemor,ucciso Arlas,si avvicinò al suo corpo,ne bevve il sangue e colse il tridente. Prima che il palazzo fosse crollato del tutto,una luce immensa venne partorita dal tridente ed investì Naemor,creando un portale per Azeroth. Axarel ed Elennarh lo seguirono,senza aprir bocca,stupiti da ciò che accadeva.
Bevendo il sangue del guardiano,Naemor si era reso potentissimo e inoltre,aveva acquisito la forza di divorare le anime e di prosciugare qualunque potere per prenderne egli stesso possesso. Ad ogni nemico ucciso,dunque,Naemor acquistava maggiore potere. Ma egli non lo sapeva ancora,nonostante le sue membra fossero pienamente invase da un senso di forza e invincibilità conferitogli dal sangue del guardiano,di cui aveva ormai raccolto l’eredità. Gli era stato facile sconfiggere Arlas,ma non perché questi fosse debole,solamente perché ciò che gli dava forza era stato tremendamente rovinato,le creature che gli rendevano la propria essenza erano morte. Dentro di sé scorreva il sangue di un guardiano,la sua anima costituiva un’immensa fonte di potere,e se in un naga questa deve dipendere dal mare,in un demone non vi sono limitazioni.
Il fascio di luce continuò a propagarsi,dapprima una luce soffusa,poi una luce sempre più intensa e rigida. Non appena Naemor,Axarel ed Elennarh vi entrarono,si ritrovarono in Azeroth,e tutto ciò che riuscirono a vedere fu il ghiaccio,la terra che intorno ad essi era scossa dall’esplosione creata dal portale. Subito Axarel afferrò Naemor per un braccio:
– Aspetta. Come sapevi?Come ti è stato così semplice?
– Sapevo unicamente che il suo tridente ci avrebbe portati fuori di lì.
– Come hai fatto ad ucciderlo Naemor?Era il re di questa gente!
– Tu mi sottovaluti. Ed ora taci,troviamo una strada e cerchiamo di raggiungere la foresta più vicina. – Elennarh ed Axarel seguirono Naemor,dopo che ebbero fatto pochi passi,rimasero sorpresi alla vista di un accampamento e di tre guerrieri.

Arius,completamente catturato dalla vista del fascio lucente,non impiegò che qualche secondo per notare le sagome oscure tra le quali spiccava quella di Naemor. Dal demone rilucevano profondi occhi rossi,colmi di potere,rabbia ed incertezza per ciò che guardava in quell’istante. Il suo sguardo fisso non faceva trasparire che sicurezza e consapevolezza di una forza tremenda,arricchita ancor più dall’uccisione del guardiano. La soggezione che poteva nascere da quegli occhi ardenti,colta nel profondo di quelli del mago,era causa di inquietudine e di un timore non abbastanza forte da definirsi paura,il cui sintomo era piena stasi,in balìa dello sguardo stesso. Obliandosi l’un nell’altro,riuscivano a trasmettersi con efficacia le proprie paure,perché anche il demone ne aveva. Quel misto di sguardi,intriso di furore e incertezza,con impeto circondava Arius e il demone,creando una forza mistica e poco percepibile,ma tuttavia tremenda,flebile ed eterea,ma non abbastanza da non rapire entrambi. Poi,come il fumo si dirada lentamente eppure in poco tempo,l’unione dei due sguardi scemò,fino a svanire del tutto con le tre sagome.

Napo e Arius