Nel tardo pomeriggio arrivammo a Chilwind Point.
“Chiederemo ospitalità al comandante Valorfist” mi disse Doroty.
“Non credo che ci accetterà di buon grado…avrà dei sospetti” commentai.
“Fortunatamente è un vecchio amico di Jaina, appena il comandante saprà che ci manda lei non avremo problemi”.

L’accampamento non aveva mura, era un semicerchio molto ampio con parecchie tende e alcune guardie. Dinanzi ogni tenda c’erano fuochi accesi, e pensai che li usassero per mangiare, arrostendo la carne. In quello che era il centro, una persona armata di tutto punto discuteva con alcune guardie; dal suo portamento si capiva che era il comandante:
“La situazione sta diventando insostenibile…”diceva.
“Verissimo,comandante…secondo il mio parere faremo meglio a ritiraci” rispose un capitano.
“E tornare, dopo anni di fiere battaglie, a Light’s hope chapel a mani vuote? Non se ne parla!”
Una delle guardie, vedendoci arrivare, si fece avanti con passo svelto intimando di fermarci.
“Salve, guardia” disse Doroty , scendendo da cavallo.
“Salve dama” rispose “e salve anche a lei, paladino” aggiunge, mentre scendevo dal mio cavallo e mi avvicinavo. “In cosa posso esservi utile?”
“Vorremo ospitalità per questa notte…”
Il soldato ci fissò per qualche istante come se stesse pensando intensamente, disse “Aspettatemi qui” poi corse verso il comandante.
“Generale, abbiamo un paladino e una maga che chiedono ospitalità” lo sentimmo dire.
“Come?” rispose quello sorpreso dopo aver interrotto la conversazione coi capitani.
“Proprio così….è sospetto, non le pare?”
“Parlerò io stesso con loro”disse, e si avvicinò a noi.
“Buonasera,signori. Ho sentito che avete chiesto ospitalità” disse con voce profonda.
“Si, signore” risposi.
“Potrei gentilmente avere i vostri nomi?”
“Io sono Doroty Prinewind, governatrice di Southshore e del Kirin Tor”
“Io Naemor, Gran Maresciallo dell’Ordine del Silver Hand”
Il comandante fu tanto stupito quanto scettico.
“Che strana combinazione…una governatrice di una città lontana e un alto rappresentate di un ordine ormai scomparso che si presentano improvvisamente qui…”
“Cosa sta insinuando?” chiesi.
“Cosa ci fa pensare che voi non siate spie non-morte?”
“Non credo che mi manchi qualche pezzo di carne, o mi sbaglio?” dissi aprendo le mani.
“In questi tempi la prudenza…”
“Esse prudenti è una cosa, essere scortesi un’altra”
“Suvvia signori, calma” disse Doroty con voce ferma e tranquilla. “Comandante Valorfist…”iniziò.
“E lei come fa a sapere….?”
“…siamo qui per ordine di Jaina Proudmoore, le basta sapere questo?”
“Jaina? E’ da molto che non si fa viva…”
“Fortunatamente mi ha commissionato questa lettera da darvi.” Doroty estrasse una lettera chiusa con una busta ingiallita e gliela porse. Dopo che il comandante lesse la missiva, cambiò atteggiamento:
“Molto bene”disse senza realmente essere soddisfatto “Se è cosi…soldato!” disse rivolto ad una guardia, che subito gli fu davanti.
“Si, signore?”
“Fai erigere subito altre due tende” rispose il comandante.
“Subito”
“Vi trattenete a lungo?”domandò il comandante rivolto a noi.
“Oh no” disse Doroty “una notte sola,come detto”.
“Capisco, seguitemi”
Ci accompagnò nella parte d’accampamento più vuota, dove avevano alzato le due tende per noi e allora disse:
“Ecco le due tende per voi. Scusatemi ma ora devo andare, ho una riunione con il capitano e il capo-guardie” Si inchinò dinanzi a Doroty, mi strinse la mano e andò via, cosi come le guardie una volta ultimato il loro lavoro.
“Non è molto amichevole eh?” dissi.
“Già. Chissà perché è cosi portato a essere scontroso…”
Doroty dichiarò di volersi riposare, mentre io decisi di fare un sopralluogo su quello che sarebbe stato il nostro campo di battaglia. Il tempo di armarmi e andai. La strada era molto breve e dopo cinque minuti ero in vista dei cancelli di Sorrow Hill. Iniziai ad arrampicarmi sulla montagna posta al lato del cimitero per avere una visuale migliore: infatti da terra non si vedeva molto. Dopo aver trovato un buon posto dove la visuale del cimitero era quasi completa mi fermai e aguzzai la vista.
“Vediamo un po’” pensai “Da qui vedo solo circa sessanta scheletri, ma vedo solo una parte del cimitero quindi suppongo ne siano la metà. Non sembrano pericolosi, tutt’altro, alcuni camminano in modo circolare intorno a quelle che erano le loro tombe un tempo, altri stanno semplicemente immobili. Inoltre c’è molto spazio aperto, cosa che permetterà loro di attaccarci almeno in 10 alla volta. Ma se si dimostreranno esseri deboli sarà uno scherzetto.”
La mattina seguente, quando ancora l’accampamento dormiva, con le poche guardie di turno sonnecchianti, io e la Dama ci preparammo per quella che sarebbe stata una durissima giornata.
“Come ti senti?” mi chiese Doroty, appena fummo pronti a partire.
“Non vedo l’ora di combattere. Tu?”
“Sono un po’ preoccupata. Non sarà uno scherzetto”.
Lasciammo l’accampamento in direzione della vicina collina su cui c’era il cimitero. Dovevano essere le 7 del mattino: i pochi alberi grigi rimasti in piedi coprivano ben poco del timido sole che si stava innalzando illuminando debolmente le montagne, che si tingevano d’arancione,facendo a *°@#tti con il color seppia dell’erba rimasta e il marroncino della terra della strada.
“E’ da molto che non mi svegliavo contemplando un’alba così bella” dissi.
“Già, anche io”
Giungemmo dinanzi al cancello del cimitero. Gli scheletri erano ancora li, e mi domandai a cosa pensassero, se effettivamente si poteva dire che uno scheletro pensasse. Avevo già informato Doroty circa il campo di battaglia, e avevamo ribadito insieme che non c’era altra soluzione che l’entrata di forza.
“Come credi ci accoglieranno?” domandai.
“Non sono schiocchi come sembrano…uno di loro si farà sicuramente avanti. Andiamo.” rispose, ed effettivamente, una volta varcato il cancello subito uno scheletro si fece avanti.
“Non siete i benvenuti qui, stranieri. Cosa volete?”
“Attraversare il vostro cimitero e raggiungere Andorhal” risposi.
“Ahhahahha, stolti! Come crede di arrivarci da vivi? Nessun vivo entrerà mai né a Sorrow Hill né ad Andorhal!”
“Vuol dire che saremo i primi” dissi, sfoderando la spada. Capendo che le nostre intenzioni erano tutt’altre che pacifiche, lo scheletro emise un acuto grido; gli altri scheletri, evidentemente richiamati dal segnale, accorsero e si strinsero attorno a noi, fissandoci.
“Questi stranieri” iniziò lo scheletro che ci aveva accolto “faranno da pasto per il nostro pranzo…attaccateli!!” urlò.
Subito ci furono addosso da tutti i lati, ma era come aveva previsto: di loro era più visibile la quantità che la qualità. Fu quasi una battaglia spettacolare: ci mettemmo schiena contro schiena e affrontammo le ondate di non-morti. Io utilizzando scudo e spada, con qualche esorcismo, mentre Doroty scagliava incantesimi a tutta forza. Nessun nemico fu capace di toccarla, lei li bloccava col ghiaccio, li attaccava col fuoco e li finiva. Nei momenti più critici lasciava partire turbini di fuoco che agivano in cerchio intorno a noi come una spirale infuocata. Mentre Doroty non veniva toccata, il mio scudo subì parecchi colpi, ma d’altro canto era il suo mestiere. La tattica che mi piaceva di più era quella di parare, uscire allo scoperto, colpire con la spada e finire lo stesso nemico con un colpo di scudo. Così, in men che non si dica, la zona era cosparsa di ossa.
“Mai visto fare magie così potenti e belle insieme” mi complimentai.
“Grazie”disse sorridendo, poi tornando seria “Andiamo, solo questa zona è sgombra.”
Ma in quel momento si udì un grido lacerare il vento: grida di dolore provenienti dall’interno del cimitero.
“Sono grida umane!” dissi.
“Elfiche, direi” rispose Doroty.
Iniziammo a correre lungo l’unico sentiero tracciato, e poco dopo capimmo tutto. Eravamo giunti nei pressi della tomba di Uther: il guardiano, un sacerdote, era a terra privo di vita, mentre un gruppo di ghoul capeggiati da uno scheletro mago lo stava mangiando.
“No!” urlai arrabbiato “Avete ucciso il guardiano della tomba e vi saziate col suo cibo profanando la cappella! Esseri ignobili!”
Cieco di rabbia salii a tre a tre i gradini e trucidai i non-morti.
“Nessuno oserà toccare questa tomba, se io mi trovo nelle vicinanze” dissi sacramente.
Doroty si chinò sul cadavere e lo esaminò.
“E’ morto per una pugnalata al cuore…direi che l’hanno fatto quando l’abbiamo udito gridare”
“Dobbiamo seppellirlo, non possiamo lasciarlo li”
Così, scavammo una fossa al fianco della cappella e lo seppellimmo. Mentre esigevamo l’operazione Doroty mi chiese:
“Come mai ti sei arrabbiato cosi tanto?”
“Questo luogo per me ha un alto valore…quasi come casa mia” e non volli dire altri.
Quando poi informai la Dama che avevo intenzione di bruciare i cadaveri dei non-morti, lei si oppose fermamente dicendo che il fumo avrebbe fatto insospettire i non-morti di Andorhal. Decidemmo,quindi, di riposarci qualche minuto prima di riprendere e ne approfittai per meditare dinanzi la tomba che conteneva le spoglie di Uther.
“Capisco ora. Uther è stato più di un maestro per te” disse Doroty “Si. Maestro esemplare, ho imparato praticamente tutto da lui, mi è sempre stato vicino. Non dimenticherò mai quando si è sacrificato per me tre anni fa, proprio in questo luogo. Il flagello mi ha praticamente portato via tutto quello a cui tenevo. Da lui alla mia famiglia”
“Ti capisco” disse lei “anche io, quando il Flagello uccise il Antonidas fui addolorata, ma l’ho vissuta diversamente.”
“Perché?”
“Perché quel giorno non ero a Dalaran, pur facendo parte del governo del Kirin Tor. Tornai in tempo solo per essere nominata sua erede e poi mi invitarono a fuggire”
“E dov’eri?”
“Facevo imbarcare i miei genitori verso Kalimdor. Non sapevo se Jaina fosse già approdata o meno, se avesse già fondato una città, ma sapevo che per mio padre, abile marinaio, rintracciare il passaggio di navi umane sarebbe stata una sciocchezza. E infatti ora risiedono a Theramore sani e salvi.”
“Invece io non tornai mai a Try’s Hand…ma perché non andasti anche tu con Jaina?”
“Volevo restare a combattere, ma alla fine mi convinsi a seguirla qualche mese più tardi, come già ti ho detto.” Improvvisamente si immobilizzò e si alzò di scatto.
“Cosa…?” ma non finii neanche la frase che capii. Le foglie vibravano violentemente, ma non per il vento….
“Cosa popola questo luogo, oltre ai non-morti?” Sfoderai spada e scudo e rimasi in attesa. Ma non accadde nulla per qualche minuto: dopo i violenti fruscii tutto taceva seppur un’atmosfera carica di tensione era scesa su di noi.
“Ci stiamo solo impressionando…” disse Doroty, e fece per sedersi. Anche io stavo per riporre le armi quando si udì un sibilò e tre frecce partirono dal bosco verso di noi. Doroty con un gesto istintivo tese la sua staffa, facendo bloccare a mezz’aria le frecce, che dopo un po’ si disintegrarono. Allora,improvvisamente, dagli alberi uscirono una cinquantina di ghoul, urlando come dei dannati.
“Un’imboscata!” urlò la Dama. “Non facciamoci cogliere impreparati!”.
Stavolta la battaglia non fu semplice come prima: in campo per i nemici erano scesi anche gli scheletri stregoni, che riportavano in vita dei cadaveri.
“Non ho mai visto non-morti stregoni che sanno resuscitare!” esclamai mentre la battaglia infuriava.
“Infatti questi erano del Re Lich. Quando Arthas si è fuso in un unico essere con il Re, alcuni di loro si sono ribellati, e sono fuggiti da Sylvanas”
“Che li ha accolti volentieri…”
Con sfere di fuoco, ghiaccio, esorcismi, benedizioni, sigilli, colpi di staffa, spada e pure di scudo, riuscimmo a sopraffarli quasi dopo venti minuti di aspra battaglia.
“Il cancello è vicino. Andiamo.”
“Sono deboli, ma stancano questi cosi.” Commentai guardando con disgusto l’ammasso di ossa che si era formato. Camminammo giusto due minuti lungo il sentiero circondato da fitti alberi e raggiungemmo il cancello, un tempo splendente e luccicante d’oro, che dava l’accesso al ponte per Andorhal. Ma un abomino, alto tre metri, con tre braccia e molti pezzi di carne mancanti ci sbarrava la strada.
“Accidenti, questo non è come gli scheletri” esclamai.
“Si, inoltre potrebbero scovarci se lo attacchiamo da vicino”
“Intendi forse che dovremo attirarlo qui?” chiesi.
“No, sta a vedere.”
Incuriosito, mi nascosi dietro ad un albero, mentre vidi Doroty avvicinarsi furtivamente al nemico; quando fu abbastanza vicina, con un rapido movimento di staffa, imprigionò la bestia in funi invisibili. Questa non fu né in grado di urlare né di dimenarsi, perché una rapida sequenza di sfere di fuoco, ghiaccio e altre magie la stesero. Ma non finì lì: Doroty, con un incantesimo di librazione, alzò a mezzo metro da terra il cadavere e lo ripose poi dolcemente a terra come se fosse seduta. Così, pensai, non si sarebbero accorti che la loro guardia non sta seduta, ma è morta. Col cessato pericolo, mi avvicinai anche io.
“Tre anni fa erano più forti.” commentai.
“Vero. Col tempo hanno diminuito il loro potere. Resta il fatto che in guerra non manderanno queste bestie, ma altre scelte, molto più forti.”
Attraversammo il ponte ed entrammo nella città nascondendoci dietro un cumulo di macerie. Dei vecchi palazzi alti e scintillanti non rimaneva nulla: ora c’erano solo case bruciate e capanne. Le strade, anch’esse rigogliose un tempo, erano sporche e dissestate e ricoperte di macerie. Delle mura esterne che custodivano la città, non restavano che brandelli. Ghoul, abomini, ombre, scheletri: ecco cosa popolava ora quella zona. Strisciando tra le macerie, attenti a non far rumori e a farci scorgere, raggiungemmo il centro della città dopo quasi mezz’ora. A piedi, normalmente, ci avremmo messo meno di cinque minuti. Il centro della città non ospitava più il grande castello, del quali si intravedevano solo le fondamenta. Un nuovo, oscuro palazzo, imponente ma basso,si ergeva dinanzi alla fontana vuota. Notai che un lich camminava circolarmente intorno ad essa: non avevo dubbi, era Araj l’evocatore.
“E’ stata dura e snervante” disse Doroty, lasciandosi andare dietro una pietra la copriva.
“Guarda il lich,sembra che aspetti qualcosa…”dissi.
“Infatti…ma non abbiam…” ma non finì la frase. Verso nord, molto vicino, squillò un corno e il lich esclamò, con voce fredda:”Ah, finalmente!”
Dopo qualche minuto, da una strada laterale entrarono un abomino, simile a quello che avevamo ucciso, e un cavaliere della morte.
“Mio, signore” fece l’abomino verso il lich “Questo cavaliere dice di voler parlare con voi…”
“Si, lo so. Torna al tuo posto di guardia” disse velocemente il lich, poi rivolto al cavaliere disse:
“Ho ricevuto la sua lettera, in cui mi avrebbe annunciato il suo arrivo. Non mi ha detto però chi la manda.”
“Sono solo un emissario da parte di Lady Sylvanas”
“Lady Silvanas?” esclamò stupito il lich “Mi chiedo cosa possa volere da Andorhal, dato che ha a sua disposizioni città ben più vaste.”
“La Signora Oscura ha bisogno di tutti in questo momento. C’è una guerra alle porte e tutti gli eserciti di ogni città sono immediatamente convocati ad Undercity” rispose il cavaliere.
“Non ci posso credere! Non siamo in posizione di conquistare…” iniziò il lich, ma fu interrotto.
“Non ho mai detto che si tratta una missione di conquista, ma di difesa”
“E chi è il pazzo che ha osato sfidarci…. non gli umani!” disse il lich, dopo aver perso qualche momento a pensare.
“Assolutamente no. Si tratta del Re Lich in persona. Tra circa sei mesi sbarcherà qui e inizierà la sua invasione” disse il cavaliere della morte.
“Che notizia infausta! E’ la fine per noi…ma ne è certa la regina?”
“Certamente. I suoi migliori esploratori sono stati mandati a Northrend per spiare il Re Lich e sono tornati con questa notizia. Per ordine della Signora Oscura, dovete immediatamente abbandonare la città, radunarvi e raggiungere la capitale per ulteriori istruzioni e per armarvi.”
“Sarà fatto” poi, come se la conversazione fosse conclusa mosse verso la casa alle sue spalle.
“Forse non hai capito” disse il cavaliere. “Ho detto immediatamente”
Il lich lo guardò stupito. “Impossibile!” disse.
“Dammi una buona ragione”
Il lich perse qualche momento, cercando una buona scusa.
“Allora?” domandò il cavaliere impaziente.
“C’è la città di Sorrow Hill qui vicino, piena di miei soldati. Devo avvertirli e farli tornare qui…”
“Quanto tempo vuoi?”
“Un giorno”
Il cavaliere parve riflettere. Infine disse:
“Tra ventiquattro ore sarò di ritorno e vi porterò via. Se non ci sarete verrò personalmente a cercarvi ovunque vi siate rifugiati per sfuggire alla battaglia”
“Non siamo dei codardi!” urlò il lich indignato, ma il cavaliere era già partito di gran carriera. Quando se ne andò chiamò a sé un ghoul, che aveva l’aria di essere il capo degli scheletri.
“Bilemaw! Hai notizie di Malvinius?” chiese.
“No, capo. Da quando è partito per Sorrow Hill non abbiamo avuto più sue notizie.”
“Stupido essere. L’avevo mandato per uccidere quel sacerdote alla tomba dell’umano, a quest’ora sarà già morto…andrò personalmente lì dopo.”
“Capo che ne facciamo del libro misterioso?”
“Ci siamo!” sussurrò Doroty. Avevamo seguito tutta la conversazione senza perdere una parola, e finalmente erano giunti al libro.
“Lo lasceremo qui” disse il lich. “Se non riusciamo ad aprirlo è inutile. Tutti coloro che hanno cercato di prenderlo sono morti. Ciò non toglie che continuerai a fargli la guardia finchè non ce ne saremo andati.”
“Si signore”
“Inoltre devo lasciare guerrieri qui affinché gli umani di Heartglen non prendano la città…che problema!” disse, e si avviò nella stradina da dove era venuto il cavaliere della morte, mentre il ghoul entrava nella casa dove Araj aveva tentato di entrare. Quando la piazza fu sgombra, Doroty disse:
“E’ li dentro! Se il ghoul ne fa la guardia ed è entrato li, vuol dire che ci siamo”
“Si…” dissi distrattamente. La conversazione col cavaliere mi aveva fatto riflettere. Ma non ebbi tempo. Doroty sgattaiolò allo scoperto in direzione del palazzo, e fui costretto a seguirla. Quando entrammo ci rendemmo conto che era una casa vera e propria, ma a cui avevano cambiato l’aspetto esteriore; come tale aveva un”unica stanza e sfortunatamente ci ritrovammo faccia a faccia col ghoul capo.
“Intrusi!” urlò con tutta forza “Due umani nella sala del libro misterioso!”
Senza perdere tempo gli infilzai la spada in quel che rimaneva del torace, ma ormai sentivamo passi dappertutto.
“Stanno venendo, avanti prendilo!” disse Doroty indicando il libro. Questo era apparentemente sospeso in aria, circondato da un aura azzurra. Mi avvicinai con cautela e mentre stendevo la mano per afferrarlo sentii strane voci nella mia mente. Mi sentivo debole, improvvisamente svuotato, la voce di Doroty che strillava “E’ l’incantesimo protettivo! Andiamo afferralo!” mi sembrava immensamente lontana; proprio quando stavo per svenire, o morire, chi può dirlo, afferrai il tomo e tutto cessò. Tornai normale, e anche il libro, il quale aveva smesso di brillare. Lo misi in una borsa e uscimmo dalla casa. Erano tutti li.
“Bene, bene, bene” disse il lich. Era più indietro rispetto ai ghoul e abomini che ci fissavano minacciosi. “Intrusi! Non so cosa ci fate qui, ma non ve la caverete facilmente.” Puntò il dito contro di noi e, nello stesso momento in cui da questo lasciò partire una freccia ghiacciata, urlò “Uccideteli!”
Istintivamente, alzai lo scudo per parare la freccia ghiacciata, ma questa non mi colse. Iniziai così a combattere contro i ghoul e gli abomini che aumentavano a vista d’occhio sbucando da ogni via. Notai che erano molto più forti dei banali scheletri di Sorrow Hill. Ma notai anche l’assenza di incantesimi. Capii che dovevo voltarmi indietro per vedere cosa Doroty stesse combinando,ma mi sarebbe costato caro. Allora divinizzai lo scudo e lo lanciai contro i nemici. Questo, dopo averli storditi tornò di nuovo a me, che mi voltai. La freccia ghiacciata, che mi aveva oltrepassata, aveva preso in pieno Doroty che ora era immobile in una tomba di ghiaccio.
“Ahahaha” rise il lich, che non combatteva, ma fissava la scena divertito “Sei solo!”
Era finita. I colpi nemici si facevano più insistenti, tanto che riuscivo solo a parare e non più ad attaccare. Provai a infondere lo scudo con la luce sacra, usai il sigillo del crociato, del comando, esorcizzai i nemici, ma alla fine un enorme abomino con un colpo decisivo mandò il mio scudo molti metri più indietro, mentre nello stesso momento anche la mia spada andava all’aria nella direzione opposta. Ero disarmato e solo. Lo stesso abomino mandò in frantumi il mio elmo dandomi un forte pugno sul capo, mentre un altro mi mozzò il fiato con un pugno fortissimo nel torace..Qui finiva la mia vita; mi arrabbiai perché avevo sognato una morte diversa, migliore…e invece. Caddi a terra, e mentre tutti continuavano a infierire sul mio corpo indifeso, mentre la vita mi abbandonava e il lich si avvicinava puntandomi contro la mia stessa spada, pronto a trafiggermi, sussurrando “Addio” dalle mie spalle, debole, quasi come un sussurrò sentii:
“Kaleo Fulaca!”
Tutto fu inondato di bianco: credevo di esser diventato cieco. Eppure vedevo i non-morti ritirarsi, contorcersi, mentre il bianco li sopraffaceva. Poi le loro figure sembrarono come dimagrire e allungarsi, verso il cielo. Ma non c’era un cielo: era tutto bianco! Il lich lasciò cadere la spada, e come se la sua voce provenisse da lontano lo sentii urlare di dolore mentre scompariva nel nulla. Gli altri non-morti fecero la sua stessa fine, e cosi come tutto iniziò, tutto finì improvvisamente. Tornò tutto normale, ma dei non-morti nessuna traccia. Poi udii un esplosione, e come il rumore di un crollo. Infine silenzio. Ero steso a terra a pancia in su e braccia aperte, dolorante e sanguinante, incapace di muovermi. Ma dovevo capire; così con uno sforzo estremo mi voltai e vidi che la casa era crollata. Sulle macerie troneggiava una staffa.
“Doroty!” esclamai.
Mi feci forza e mi costrinsi ad alzarmi: dolore dappertutto. Camminando lentamente mi avvicinai alle macerie e iniziai a scavare con le mani. Facevo tutto con estrema lentezza, date le ferite, ma non cedevo. Finalmente, dopo non so quanto tempo, la trovai e la estrassi dalle macerie. Non era morta, ma svenuta.
“Doroty!” chiamai “Doroty, sveglia!” dissi posandola dolcemente a terra. Improvvisamente sentii lontanissima e debole una voce, capii il cavaliere della morte stava tornando indietro: doveva aver intuito che qualcosa non andava.
“Cos’era quell’esplosione?” diceva.
Senza perdere tempo, presi la spada, e la rinfoderai. Stessa cosa feci con il mio scudo, che misi dietro la schiena insieme alla staffa di Doroty. Poi presi in braccio la Dama, e iniziai a correre verso Sorrow Hill sperando che il cavaliere della morte non mi notasse, perché altrimenti sarebbe stata la fine.