Non che io sia un critico letterario da impressionare, ma Erika Corvo mi ha davvero stupito con il suo romanzo d’esordio: Fratelli dello Spazio Profondo.

E’ una storia su diversi livelli narrativi che colpisce per lo spirito e lo stile con cui viene raccontata. Il contesto è fantascientifico, ma i sentimenti e le emozioni che vivrete leggendolo sono molto reali e vi trascineranno con forza espressiva e simpatia. C’è anche molta violenza, ma a mio parere è inserita proprio per combatterla da dentro, per farla venir fuori dagli armadi in cui spesso la nascondiamo.
Il romanzo inizia con un suicidio all’interno di una doccia di una scuola militare per studenti eccellenti. Subito dopo entra in scena il protagonista, Bryan Black, primo negli studi nella suddetta scuola militare che scopre di essere vittima di un complotto soltanto dopo aver conosciuto quello che diventerà il suo migliore amico: Stylo Van Petar, professore di Chimica della scuola.
I due inizieranno un percorso di crescita personale insieme e le loro due anime verranno unite dal dolore e dalla speranza di cambiare l’universo.
La bella e capricciosa Juno Lancert, figlia del Governatore della Federazione Interplanetaria, entrerà in scena per completare il complesso quadro psicologico che l’autrice ha voluto evocare.
Juno sarà oggetto di violenza e compassione, sarà lo specchio attraverso cui Bryan scoprirà il meglio e il peggio di sé. Stylo sarà la coscienza, la cartina al tornasole che permetterà alla fiamma del dolore di dar chiarezza ai pensieri del giovane Diamante Nero.
Il romanzo è scritto in soggettiva, ma cambia narratore di capitolo in capitolo.. A volte si ha la storia dal punto di vista di Bryan, a volte di Juno, a volte di Stylo. Ciascuno evidenzia alcuni aspetti, vede il mondo con i propri occhi e mostra l’incomunicabilità che c’è fra le persone. Si percepecisce e si vive la realtà come fosse l’unica, ma impariamo quando ci confrontiamo che gli altri possono aver vissuto il medesimo evento in modo completamento diverso.
Il libro è bello e la storia piacevole, ma quello che vale lo sforzo della lettura è soprattutto un breve capitolo in cui a metà libro Bryan comprende l’enormità della sua solitudine e si apre a Juno cercando che la loro comunicazione possa sanare le sue ferite. Qui ho scoperto la profondità di una donna, Erika Corvo, che mi ha lasciato un tale senso di pace che avrei potuto concludere la lettura. Ovviamente, invece, sono andato avanti e con molto piacere.
Lo consiglio a tutti perché non è solo fantascienza, come direbbe qualche prevenuto, ma un romanzo che può intrattenervi e farvi anche del bene.
Spero a breve di poter intervistare Erika per conoscere meglio la persona dietro l’autrice.