Il volo sulle terre di Azeroth fu mozzafiato. Dall’alto del mio grifone vidi paesaggi sconosciuti, diversi da quelli di Lordaeron e che non pensavo potessero esistere. Iniziando dalla verdeggiante foresta Elwynn, foresta così pura in cui a stento riconoscevo i vecchi boschi che un tempo, puliti e non corrotti, popolavano Lordaeron. Volammo sulle montagne Redridge, e sulle Swamp of Sorrow, paludi del dolore, finchè non atterrammo a Nethergarde, nelle Blasted Land, chiamate anche terre dannate, per il loro passato funesto.

Confrontando queste terre, bellissime, con quelle devastate dai non-morti, mi dissi che Lordaeron ormai era una terra triste, una terra di paura, di morte, che io non riconoscevo in quei luoghi anche se dal loro nome non si direbbe. In seguito, però, scoprii che era tutta apparenza.
Nethergarde non era come me l’ero immaginata: pensavo d’atterrare in una maestosa città di maghi con torri altissime e piene di magia, simile insomma alla Dalaran di un tempo, piena di persone attive e con ovunque oggetti magici. Invece si dimostrò essere una città quasi vuota, con caserme palazzi e torri che a guardarli si aveva l’impressione che cadessero da un momento all’altro. Le mura anche presentavano in alcune parti buchi enormi, che non erano stati riparati. Tirava anche un vento fastidioso, che non rendeva certo migliore l’atmosfera. Chiesi al reggente cosa ne pensasse:
“Colpa nostra, di noi a Stormwind” ripose “Per anni non abbiamo mandato nessun supporto né a Nethergarde né in altre regioni dove avremo dovuto…”e lo disse non come se la questione non gli importasse più di tanto, ma come se sapeva di aver fallato, e che ora gli dolesse.
Arrivò poi quello che sembrava il governante della cittadina, e iniziò a parlare con lui:
“Ah, Lord Fordragon, è giunto qui direttamente lei…” disse un tizio scuro in viso, e dotato di un’armatura bardata con una fascia viola. Non sembrava particolarmente entusiasmato. Effettivamente mi chiesi perché solo lui si era interessato del reggente, che era una personalità importante mentre tutti continuavano a farsi gli affari propri; forse ero abituato troppo al calore della popolazione di Theramore.
“Salve Ardalan” rispose il reggente “Lord Thas’ranan è già al portale?”
“Si, con la sua schiera di maghi attende già al portale l’Arcimago…ma dov’è?”
“Sono io” disse Dorty.
“Ed è un’Arcimaga” dissi correggendo quello che doveva essere il reggente della città in assenza di questo Thas’ranan.
“Conoscerà certo la via per arrivare al Portale” disse Ardalan rivolto a Fordragon, voltandosi poi e tornando da dove era venuto. Rimasi accigliato Il reggente sospirò.
“Nessuno ormai mi stima davvero” disse quasi tra se e se “però è vero: ho governato malissimo, me lo merito”
Ancora molti dubbi si insinuarono nella mia mente udito ciò.
Comunque lasciammo la città e ci incamminammo per le Blasted Lands verso il Portale. Il paesaggio era a dir poco lugubre: la terra era rossiccia e molti animali strambi vagavano per quei territori. Alte montagne si innalzavano e non osavo immaginare quali esseri oscuri ci vivessero su. Il cielo pareva essere solo lì in combutta: lampi e tuoni venivano rilasciati tutti verso il Portale, che si intravedeva anche da molto lontano, e violente folate di vento ci colpivano rendendo l’atmosfera cupa.
Qui un tempo si era svolto il rito che avrebbe condannato il mondo per secoli e secoli: qui, Medivh, in preda al grande Sargeras, aveva aperto il portale, creando un’esplosione tremenda che coinvolse ogni cosa nel raggio di cinquanta chilometri; ecco cosa aveva reso quelle terre così oscure. Ma quello che invece attraversò il portale, rese queste terre tanto celebri. Partì da queste lande infatti l’ascesa dell’Orda, che arrivò a distruggere Storwind, innescando la ritirata di Lord Anduin e degli altri umani verso il nord, verso Re Terenas di Lordaeron. E solo qualche anno più tardi l’Orda tornò a colpire: voleva di più, voleva l’intero continente, non una sola parte di esso; e per farlo doveva invadere Lordaeron, passando per i territori dei Nani. Sembravano inarrestabili: ma proprio questo fu la causa della loro sconfitta. Uccidendo, infatti, in battaglia Lord Anduin Lothar presso Blackrock, provocarono nell’Alleanza una sete di vendetta mai udita prima: Turalyon raccolse i vessili del suo maestro e guidò tutta l’Alleanza verso una rimonta e una vittoria schiacciante, grazie alle abilità magiche di Khadgar, la strategia offensiva superba di Danath Trollbane e la potenza elfica di Alleria Windrunner. Con una serie di vittorie riportate in rapida successione, si ripresero i territori tolti in precedenza fino a respingere gli Orchi oltre il Portale Oscuro. Ma anche gli alleati peccarono d’eccedenza: volevano sterminarli completamente, e allora gli stessi comandanti che vinsero la guerra ad Azeroth, la continuarono oltre il Portale, nelle terre conosciute come Draenor, patria degli Orchi. E li caddero: l’Orda venne battuta in casa, certo, ma il pianeta collassò su se stesso quando Ner’zhul provò a scappare aprendo nuovi portali. Parte dell’Orda si rifugiò ad Azeroth, ma gran parte scomparì dal pianeta, così come quei grandi comandanti dell’alleanza, che non fecero ritorno.
Arrivammo dunque al cospetto del tenebroso portale: ci venne incontro un vecchio mago vestito anche lui di viola, che salutò calorosamente Doroty. Doveva essere Thas’ranan.
“Ah Doroty, come stai? Ne è passato di tempo!”
“Molto bene, maestro, e lei invece? La vedo in forma…”
“Ah ormai la vecchiaia sta prendendo il sopravvento, vedo che invece tu sei sempre più bella e cresci a vista d’occhio. Cinque anni fa eri più bassa…” Poi si rivolse a Fordragon cambiando tono.
“Salve reggente, come mai è venuto di persona?”
“E’ una questione che mi preme molto, Lord Thas’ranan” disse il reggente con una voce non molto convincente.
“Ora che è arrivata l’Arcimaga non ci metteremo nulla a sigillare il portale”
“Dunque è questo che vuole fare, sigillarlo?” disse Doroty.
“Si, temo non ci sia altra soluzione. Ma prima presentami questo giovine che non conosco!” disse con un tono molto più allegro.
“Salve, sono Naemor, un paladino” dissi.
“Ah un allievo di Shadowbreaker!”
“Emh…”
Quello comunque distolse lo sguardo da me, e iniziò a parlare fitto con Doroty circa il Portale. Il reggente mi invitò a sedermi in disparte e guardare i maghi all’opera.
“Ce ne vorrà prima che troveranno la causa.” Mi disse “Il mago è bravo si, ma i suoi giorni sono finiti adesso non è che d’intralcio: la vecchiaia lo ha reso molto stupido…hai potuto vederlo, si è subito dimenticato di te…tremo al pensiero che tra qualche anno anche io finirò cosi…tu invece sei giovane,eh? Sei sulla trentina…”
“Neanche…”
Il resto del giorno fu una noia mortale per noi: loro erano sempre indaffarati a discutere e provare incantesimi sul portale, ma noi passammo il resto della giornata discutendo intensamente su ogni questione. Molto spesso venivamo interrotti da messaggeri inviati dalla capitale che richiedevano anche il parere del Reggente.
Calata la sera finalmente Doroty si avvicinò a noi:
“State lontani, per favore, è un incantesimo rischioso”
“Siete venuti a capo della soluzione?”domandai.
“Si, ma è terribile.”
“Cioè?”
“Il portale è collegato con il limbo infernale”
“Accidenti…”
“Ci sono creature immani lì di cui neanche Medivh ha mai trattato in qualche suo libro. Se qualcuno cadesse dentro il Portale morirebbe sicuramente perché è stato collegato in modo che chi lo attraversi da questo lato verrà risucchiato così velocemente che il corpo non sarebbe in grado di resistere e verrebbe distrutto prima di atterrare dall’altro lato.”
“Sono ingegnosi allora questi alieni”
“Bene, Arcimaga” disse il Reggente “confido in lei e nei maghi di Nethergarde”
Detto ciò ci allontanammo dal cratere.
Vedemmo i maghi disposi in formazione circolare e iniziare un lungo incantesimo: la magia iniziò ad accumularsi in quel cerchio, ed il suo volume aumentava sempre di più man mano che l’incantesimo avanzava. Nel bel mezzo del cerchio c’era Doroty che ne era circondata. Notai che alcuni maghi, finivano l’incantesimo prima di altri, e si allontanavano, finchè Doroty rimase sola, con la staffa impugnata verso l’alto, come se sembrasse mantenere questo grande ammasso di magia sospeso. Ma non era del tutto innocuo: fulmini tremendi si scatenavano nell’aria e un vento fortissimo scompigliava vestiti e capelli della maga. L’espansione della magia raggiunse quasi l’altezza di una caserma: ero stupito. Tutto a un tratto la magia venne risucchiata dalla staffa di Doroty un poco alla volta, mentre la ragazza opponeva un’apparente strenua resistenza. Risucchiatala tutta, puntò il bastone verso il portale e lasciò andare il flusso che si schiantò sul portale. Un’enorme esplosione si generò, fin quando tutto tornò normale. Corsi subito nel cratere, e mi avvicinai a Doroty, che a stento si reggeva in piedi e la sorressi.
“Tutto bene?” domandai.
“Si, si.”
Si avvicinarono anche il mago anziano e il reggente:
“Ottimo, Doroty, ottimo! Il portale è sigillato per sempre!”
Guardai allora il portale: era completamente identico a com’era prima: i flussi vorticanti al suo interno non avevano cessato il loro ritmo. Non sapevo nulla di magia arcana, quindi qualcosa doveva essere accaduto al suo interno. Lasciai Doroty quando si resse su due piedi, e mentre il Reggente e il mago la elogiavano e parlavano di tornare a Stormwind, non so perché, mi avvicinai, attratto misteriosamente. Salii i gradini e fissai da vicino quella sorta di liquido.
“Sicuri che abbiano sigillato? Io non noto alcuna differenza” pensai.
Improvvisamente accadde una cosa stranissima: nitida nel portale venne raffigurata un’immagine stramba, che non capivo cosa fosse. Poi, piano piano, con colori simili all’arcobaleno i vortici si unirono in un unico grande disegno: dei cavalieri sui loro destrieri, ma che avevano qualcosa di strano. La loro armatura ad esempio, per quel poco che si riuscisse a vedere, sembrava composta di semplici panni, mentre i loro cavalli sembravano essere con qualche pezzo di carne mancante. Ma la cosa che più mi sconvolse è che il liquido formò il quadro in tre dimensioni: i contorni erano nitidissimi. Non ebbi tempo di ritirarmi, perché accadde tutto con violenza inaudita. Doroty mi vide da lontano solo in quel momento. Mi arrivò debole alle orecchie il suo urlo disperato:
“No!!!! Naemor vieni via!!!!!!”
L’attimo dopo un enorme esercito attraversava il portale e io venni schiacciato dalla potenza dei loro cavalli. Venni calpestato da più e più destrieri e il dolore fu tremendo. Nessuno di questi misteriosi cavalieri sembrò accorgersi che i loro cavalli passavano su di me, tutti continuavano la loro corsa imperterriti: non ebbi più senso della posizione, e non ebbi le forze per resistere. Come se fossi una palla che rimbalza tra tante cose rotolai dentro il portale, senza neanche accorgermene.
Doroty aveva fallito: l’incantesimo non era riuscito. Se ne rese conto quando mi vide morire. Presa da un dolore tremendo, armata di una forza che non aveva, iniziò a scagliare quanti più incantesimi potesse contro i cavalieri urlando e piangendo:
“Fermati Doroty! E’ passato, è andato non puoi farci nulla!” gli urlava il mago, che si diede alla fuga col Reggente. I cavalieri non ebbero il tempo di difendersi, coloro che si trovarono sulla strada dell’ira dolorosa di Doroty vennero spazzati via, e la maga di fermò solo quando raggiunse il portale e vidi davvero che non c’ero. Intorno a lei gli altri cavalieri non facevano una grinza e continuavano la folle corsa.