IL PALADINO – Ritorno a Stormwind

“Stormwind??” chiesi esitante.
Ci eravamo teletrasportati in piazza in pieno giorno, e molti abitanti che mandavano avanti la loro giornata rimasero sbalorditi da quell’improvvisa apparizione: un grifone addormentato, un soldato con la corazza bucata, e una maga con i vestiti in subbuglio e in generale malcurata che piombavano nel bel mezzo della giornata.

Naemor il paladino – audiolibro

Fortunatamente Jaina era già lì e ci condusse subito alla torre, cosicché gli abitanti timorosi della sua presenza continuassero a fare il loro dovere come sempre:
“Non qui…c’è troppa gente” si giustificò la maga.
Arrivati in cima alla torre, ad aspettarci c’era anche Relhiar, che iniziò a parlare mentre Jaina,entrata, si indaffarò con delle carte alla scrivania.
“Cavolo fratello, sei messo male. Doroty l’hai conciato tu così? ” mi disse vedendomi arrivare.
“Eh si, piuttosto come va con i ragazzi?” risposi.
“Molto bene, sono riuscito a dividerli in gruppi, come mi avevi chiesto di fare e ogni gruppo ha un capitano che li guida in giro.”
“Ci sono missioni?”
“Si più di quelle che tu possa immaginare in un luogo come questo, ma nessuna comunque rischiosa. E tu invece, Doroty, come stai?” chiese poi rivolto a lei.
“Bene, bene, ma stanchissima. Non vedo l’ora di fare una dormita come si deve…”
“Non hai dormito abbastanza?” le chiesi ironico.
“E’ più scomodo di quel che sembra dormire nelle tende…”
“Penso che comunque la prossima dormita la farai a bordo di una nave.” Intervenne Jaina con una strana voce.
“Come?”
“Insomma, hai trovato questa lettera?”
“Si, eccola.” Disse Jaina. “Precisamente, dice che Storwind chiede l’aiuto dell’Arcimaga Suprema per una questione magica circa i poteri del Portale Oscuro, che a detta dei maghi di Nethergarde si sta risvegliando.”
“Dannazione!” esclamò Relhiar.
“Non morti a Lordaeron e ora chissà quali creature aliene ad Azeroth? Stiamo davvero per affrontare tempi oscuri…”commentai.
“Portale Oscuro? Ho speso molto tempo sui libri su questo portale, vedremo se i maghi di Nethergarde ci hanno azzeccato” disse Doroty che non sembrava più tanto sconvolta.
“Li conosci?”
“Si, dovrebbe esserci ancora l’arcimago Thas’ranan, mi aiutò molto quando cinque anni fa decisi di entrare a Karazhan. L’esito non fu felice, solo perché quel posto brulicava di creature oscure…Ma riuscimmo a prendere qualcosa dalla libreria personale di Medivh e ricordo c’era anche un libro proprio sul Portale.”
“Scommetto che Doroty debba partire subito, giusto?” chiese Relhiar rivolto a Jaina.
“Bè non sono io a doverla comandare…non è una lettera mandata per Theramore, ma per lei che risiede qui”
“Penso comunque di si, e che sia il momento giusto per fare qualcosa di utile verso Stormwind” disse Doroty.
“Che intendi?” domandai.
“E’ risaputo che Fordragon non ci vede di buon occhio, e penso sia il momento di farcelo amico, non solo investigando su questo problema ora. Comunque non dobbiamo tralasciare il nostro vero obbiettivo: a quanto ho capito non ci sono novità da Lordaeron, giusto?”
“Già, i messaggeri sembrano spariti nel vuoto.” confermò Jaina.
“Bene, allora penso che qualcuno di voi due debba andare come messaggero ai Nani di Ironforge e chiedere la loro alleanza. Non possiamo rischiare di mandare altri messaggeri e vedere poi l’incarico fallito: almeno voi due sapete difendervi. E’ il momento di muoverci…ho un terribile sospetto che dietro l’attacco a Lordaeron e questo improvviso risveglio del Portale possa esserci lo stesso autore.”
“Spiegaci tutto il piano” disse Jaina, capendo.
“Va bene. Io e Naemor andremo a Stormwind partendo stasera stessa, mentre Relhiar dapprima rimarrà qui per preparare l’esercito alla guerra, e farlo salpare verso Menethil, e poi partirà verso Ironforge per ottenere il loro appoggio.”
“Ma non abbiamo notizie certe di quello che sta accadendo a Lordaeron…”disse Relhiar.
“Proprio per questo…ci sarebbero dovute arrivare notizie per via dei messaggeri che abbiamo mandato, e invece no. Comunque, una volta terminata questa questione del Portale Relhiar tornerà a Stormwind per informarci della sua missione. Se tutto va bene, allora partiremo dalla capitale insieme all’esercito di questa e insieme ai nani, mentre avremo pronti a Menethil gli stessi soldati che sono qui. Con un esercito simile saremo in grado di affrontare i non-morti.”
“Sei sicura? Vedo che non ti preoccupa più di tanto il portale…”
“Invece è proprio quello il punto. Se riesco subito a sigillarlo non dovremo avere problemi, altrimenti potremo aver a che fare con creature ancora sconosciute. Se Draenor è andato distrutto, ma il portale è attivo ancora a quanto sembra, vuol dire che un altro portale è stato creato da chissà quale altro mondo. Basta; se lo sigillo non accadrà nulla di tutto questo. Perciò muoviamoci senza perdere tempo.”

E così quella sera stessa salpammo da Theramore io e Doroty, per raggiungere le coste di Stormwind. Finalmente indossai la mia vecchia armatura e prima di partire parlai ai capitani del Silver Hand.
“Il Gran Maresciallo mi ha detto che state svolgendo un ottimo lavoro” dissi “E’ giunto il momento di partire per la guerra, per questo dalla prossima settimana, quando partirete verso Menethil voglio che tu, Anghelos, prenda il comando, mentre io e Relhiar saremo lontani. L’esercito dei cavalieri e dei fanti verrà guidato dal comandante Samaul, quindi cerca di collaborare il più possibile con lui, anche se secondo i piani prima del nostro ritorno non dovreste affrontare alcuna battaglia.”
“Non la deluderò, Gran Maestro.”
“Bene, a voi altri capitani dico solo di aiutare e di rimanere concentrati perchè tutto quello che avete imparato ora dovrete metterlo a frutto: sei mesi fa eravate semplici soldati, ora se pensate di essere pronti per dire la vostra in questo mondo, è il momento di cacciare il vostro valore.”
Salito sulla nave, rivolsi un ultimo sguardo a Theramore, fin quando la debole luce della stanza di Jaina sulla torre altissima nel mezzo della cittadina fu debole: il mare calmo e piatto e il rumore di esso che sbatteva contro il legno della barca mi cullarono per molto, perso nel mio sguardo, finchè non chiusi gli occhi, chiedendomi quando avrei rivisto quelle mura amiche.

Il viaggio fu molto breve: essendo una nave molto piccola, con l’equipaggio necessario, era anche più veloce e in tre giorni approdammo sulle coste del Westfall, una regione confinate con la foresta Elwynn che racchiudeva Stormwind. Quando scendemmo dalla nave era già sera: iniziammo ad addentrarci nella regione e c’era un’atmosfera unica. Il cielo stellato e senza una nuvola, ma anzi con una splendente luna piena si trovava benissimo a contatto con la silenziosa Westfall, che perlopiù era formata da campi agricoli ben arati. Essendo non approdati in un porto, inizialmente io e Doroty errammo per campi finchè non trovammo la strada, segnata malamente con pietre, e ci incamminammo a passo svelto mentre i grilli cantavano spensierati. Dopo qualche ora raggiungemmo, grazie alle indicazioni che man mano si trovavano lungo la via, al ponte di confine tra Westfall e la foresta di Elwynn. Qui ci fermammo a riposare la notte in una fattoria li vicino disabitata. Inizialmente, decidemmo di chiedere ospitalità lì per la notte, perché esteticamente la fattoria era ben curata, ma ci rendemmo conto che era abbandonata quando notammo la porta aperta ed entrammo curiosi. La casa, che si divideva in due piani, era comunque ben curata, solo la cucina mostrava segni di noncuranza, perché molta polvere vi si era depositata al di sopra. Al piano superiore invece nella camera da letto la polvere non era riuscita a penetrare, e lì dormimmo per quella notte. Mi sentii un po’ in imbarazzo a dividere il letto con Doroty, ma lei disse che non faceva alcun problema, anche perché altrimenti avrei dovuto dormire sul pavimento polveroso, cosa non conveniente; una parte molto profonda di me, comunque, era molto contenta di quella decisione, e anche se all’epoca non lo sapevo, anche una profonda parte di lei lo era.

La mattina successiva partimmo di buon ora: arrivati al confine trovammo le guardie all’erta, che ci chiesero la nostra identità per poter passare. Come sospettammo, avevano avuto l’ordine, qualora ci incontrassero, di scortarci direttamente a Stormwind, e infatti così fecero, dopo che montammo su due cavalli che ci vennero prestati. A gran ritmo, cavalcammo attraverso la splendida foresta Elywnn, ricca di storia e di alberi altissimi e verdeggianti. Passammo per la cittadina di Goldshire, e restai colpito notando il gran numero di abitanti. Vi venne in mente una cosa che pensavo di aver dimenticato: mio padre, quando non ero ancora nato, aveva la sua bottega di fabbro proprio lì. Come sapessi questa informazione, o come l’avessi ricordata così improvvisamente non so dirlo. Fatto sta che passando davanti ad una bottega proprio di un fabbro, ebbi l’impressione di vederlo lì mio padre, che mi salutava. Volto ridente e fiero, con occhi che volevano dire: sono fiero di te. Rapide però sorsero nella mia mente le immagini di una casa in fiamme. Mi ripresi solo quando Doroty mi chiese:
“Ehi, tutto bene?”
“Si,si…mi è entrato qualcosa nell’occhio”
Finalmente, ecco vedersi le mura alte e fiere di Stormwind: man mano che ci avvicinavamo incutevano in me maggior senso di sicurezza, ma allo stesso tempo timore; il grande portone spalancato lasciava scorgere la favolosa Valle degli Eroi, in cui le statue di grandi eroi del passato si ergevano su una sorta di lago artificiale. C’erano Khadgar, Alleria ed altri, ma su tutte troneggiava la mitica figura di Turalyon, grande generale della Seconda Guerra. Entrammo lì e restai col fiato mozzo: non avevo mai visto tanta bellezza.
“Incantevole vero?” sussurrò Doroty.
“Già. E pensare che io sono nato qui, e non ricordo nulla…”
“Oh ma a quei tempi questa parte non c’era…è stata ricostruita in seguito.”
Entrammo poi nei quartieri cittadini: era impossibile non notale la quantità abnorme di cittadini: chi era un commerciante del luogo, chi era un semplice cittadino che guadagnava il pane giornata per giornata, chi era un soldato dell’esercito, chi invece era un soldato-mercenario, che erano riconoscibilissimi per le splendide armature che indossavano, ottenute completando ardue missioni in giro per il mondo. Le due guardie ci scortarono attraverso numerosi quartieri, finchè non giungemmo al palazzo del Re. Passammo anche per quello che Doroty mi disse fosse il quartiere più antico della città, l’unica parte che rimaneva in piedi dall’epoca della prima guerra.
“Ecco qui potresti trovare la casa in cui sei nato…”
Raggiunta la dimora del Re, ci fecero scendere dai cavalli e entrare a piedi.
“Quanti abitanti ci sono qui?”
“Duecentomila. L’esercito invece è composto da neanche cinquemila unità.” Rispose pronta Doroty.
Fummo condotti attraverso una lunga sala fiancheggiata da altissimi colonnati che terminavano in un soffitto a volta. I nostri passi riecheggiavano tra le mura, mentre colpivano il duro pavimento di pietra. Dopo poco raggiungemmo una sala circolare che immetteva verso altre sale, ma li al centro c’era una grossa folla di persone. Pensai si dovesse trattare dei governanti del paese. Una delle nostre guardie, infatti, si avvicinò a una persona dotata di una bella armatura dorata e che parlava fitto con due persone vestiti con abiti leggeri. Egli prese a parlare con questa persona, e immagino dovette annunciare che noi eravamo arrivati. Quella figura, allora parlò a voce molto alta, rivolgendosi a noi.
“Benvenuti, giovani amici”. Seguii Doroty che si avvicinava e l’imitai nell’inchinarsi al suo cospetto: doveva essere il reggente Fordragon.
“Questi” proseguì il reggente, rivolto ai suoi funzionari “sono Dama Prinewind, Arcimaga Suprema del Kirin Tor, e, suppongo…”
“Naemor, Gran Maestro del Silver Hand.” Completai.
“Salve Naemor.” Disse uno di quelli della folla, che riconobbi in Grayson Shadowbreaker.
“Stavamo giusto discutendo di questo fantomatico Silver Hand” disse Fordragon con un tono di sfida. “Shadowbreaker dice che lei non è a capo di una banda di fantocci che si fa passare per tale” e qui scoppiarono alcune risa “ma che invece abbiate organizzato un esercito ben addestrato.”
“E’ così.” Risposi “Per quanto lei non lo voglia ammettere, anche se ha mandato uno dei suoi stretti collaboratori, di cui vedo, non si fida.” A quanto pare toccai un tasto doloso.
“La sola presenza del Silver Hand non ci indurrà a venire in guerra con voi.” Rispose il Re, indignato che un estraneo parlasse così tanto da saputo.
“Ma noi non siamo venuti qui per fare propaganda. Io stesso vengo come accompagnatore di Dama Prinewind, che ha da svolgere un preciso compito” dissi.
“Molto bene” rispose il Re “vedo che ci siamo intesi allora.” Allora tra la piccola folla si diffuse un debole mormorio, in cui si potevano distinguere parole come “E’ una pazzia.” “Un suicidio”. Il Re ora si rivolse a Doroty.
“Dama Prinewind, non l’avrei chiamata se non per pressione insistente dell’Arcimago Thas’ranan, che vi aspetta a Nethergarde, ma a quanto pare la questione è più seria del previsto.”
“Cosa si dice su questo portale?” domandò Doroty.
“Che si è risvegliato: i flussi visibili al suo interno sono di nuovo in movimento e questo non fa prevedere nulla di buono. L’arcimago stesso ed alcune guardie sono lì per controllarlo ventiquattro ore su ventiquattro, nel malaugurato caso succeda qualcosa.”
“Capisco. Ci dirigeremo lì allora, non c’è bisogno che qualcuno ci accompagni, ricordo la via.” Disse Doroty, che dava l’impressione di voler terminare subito quella conversazione.
“No” disse il Reggente “Mi occuperò io stesso di farvi strada”
“Che onore!” disse Doroty sorpresa. Ci guardammo e capimmo che c’era qualcosa sotto.

Così qualche ora dopo lasciammo Stormwind per incamminarci verso Nethergarde, io, il reggente e Doroty. Mentre cavalcavamo chiesi come mai non ci fosse scorta. Egli rispose:
“Cosa dobbiamo temere noi tre insieme?”
Questa risposta mi fece crucciare parecchio, perché nonostante avesse dato idea di odiarci, a quanto pare ci apprezzava per il nostro valore. Ma allo stesso tempo non poteva né odiarci né apprezzarci poiché non ci aveva mai visto all’opera durante una battaglia. Doroty domandò anche come stesse il bambino re.
“Sta male” rispose il reggente “Solo poche settimane fa abbiamo trovato il corpo di suo padre, e la notizia della sua morte, ormai certa, lo ha completamente depresso. E’ così piccolo eppure è già così segnato…per non parlare del tradimento subito da Katrana Prestor…Anduin vi si era affezionato, ma quando ha scoperto davvero chi era ci è rimasto malissimo, senza contare i morti che ha provocato.”
“Una traditrice?” domandai.
“No, era un drago rosso sotto mentite spoglie. Dapprima rallentava ogni nostro processo burocratico, poi, una volta scoperta, ha rivelato la sua natura e si è trasformata nel bel mezzo della piazza. Fortuna che l’esercito era lì, è stata una dura battaglia ma l’abbiamo uccisa.”
“Capisco…insomma il regno non è in buone condizioni…”
“Più o meno. Veniamo da un duro periodo, ma ci stiamo riprendendo a vista d’occhio. Ecco perché una guerra in questo momento ci manderebbe davvero in una crisi incredibile.”
“E’ per un motivo economico allora?Eppure sembra motlo scettico verso i nostri riguardi…” dissi.
“No, non si tratta di questioni di soldi. Solo in parte. La ragione è che non mi fido. Non ho nulla contro di voi, solo che ho smesso di fidarmi da tempo, perché ho vissuto una vita con intorno persone che credevo amici…ma che poi mi hanno tradito, non ultima Katrana Prestor…”
Viaggiammo fino a Eastvale, un piccolo villaggio di falegnami ai confini della foresta. Lì scendemmo dai cavalli e prendemmo dei grifoni per proseguire in volo verso Nethergarde.

Lord Mario