La sera era calata sulla foresta: i raggi della luna, tuttavia, non riuscivano a penetrare tra le selve, e irradiare le piante e gli esseri viventi che vi abitavano. Settembre era ormai arrivato, anche se il caldo non si era ancora calmato. Era una foresta in parte corrotta dalla legione: vi si prendeva cura un ordine di Druidi Tauren, amanti delle piante e degli animali.

Qui eravamo accampati Doroty e io, dopo circa un mese di viaggio. Avevamo affrontato il temibile Thunderaan, un mostro che infestava il deserto di Sithilus, e lo avevamo abbattuto dopo molte peripezie; avevamo anche ripulito l’antica città elfica di Dire Maul, infestata da ogre, e in cui ci eravamo addentrati a fondo per conoscerne i segreti nascosti. Avevamo duellato, e Doroty mi aveva sottoposto a un duro allenamento speciale, che sapevo mi avrebbe fortificato. Proprio quella sera la Maga decise che il momento di tornare a casa fosse giunto.
“Nae, ora duelleremo un ultima volta, ma useremo tutta la nostra forza, senza esclusione di colpi. Poi prenderemo la via di casa, intesi?”
Era uscita dalla tenda, e mi guardò con uno sguardo piuttosto serio, staffa alla mano.
“Va bene. Userò anche l’incantesimo che mi hai insegnato…” dissi mentre la luce si infondeva nel mio corpo.
“Si, giusto. Prendila come la prova finale di questo viaggio. Sei pronto?”
“Andiamo!”
Inaspettatamente la ragazza partì all’attacco con la staffa. Con una serie di agili movimenti mi attaccò rapidamente col bastone, ma riuscii a parare o schivare quasi tutti i colpi. Ero sorpreso dal fatto che le volte in cui staffa e spada si incrociavano il legno sembrava non risentirne minimamente. Con una mossa a sorpresa mi immobilizzò nel ghiaccio, e mi sparò in pieno petto una grossa sfera infuocata, che oltre a distruggere del tutto la corazza, già largamente consumata, mi gettò indietro facendomi cadere. Mi rialzai giusto in tempo per evitare una sfera di ghiaccio, ed ebbi giusto il tempo di infondere con la luce sacra lo scudo per contrastarne un”altra. Riuscii a resistere e non cadere, protetto dietro allo scudo. Allo stesso modo riuscii a resistere con altre due sfere di fuoco ed avvicinarmi alla Maga.
“Per quanto pensi di poter resistere così?” mi urlò mentre scagliava un ennesima sfera infuocata.
Stavolta ero preparato: non solo bloccai la sfera di fuoco, ma ne deviai il corso, e mi gettai verso di lei per attaccarla frontalmente. A sorpresa lei tese le mani e ne uscì un’apparente debole fiamma che però mi colpì in pieno petto facendomi volare indietro.
“Il tempo necessario a batterti!” dissi subito dopo spuntandole dietro.
“Come diamine…?”
Affondai la spada nel vuoto: si era teletrasportata giusto in tempo lontano da me. Alzai lo sguardo sorpreso ma non incredulo: ora aveva la staffa ben impugnata, e dalla punta fuoriusciva pura magia arcana. Tutto intorno a lei la terra iniziò a tremare; i suoi occhi divennero bianchi.
“Kaleo Fulaca!” disse e mi scagliò l’incantesimo.
Reagii pronto:
“Colpo di Luce Sacra!” riuscii a far fuoriuscire un fascio di luce sacra molto più potente del normale da dentro me attraverso la spada, e direzionarla contro l’incantesimo di Doroty. Ero finalmente riuscito a usarlo correttamente, dato che da quando me l’aveva insegnato non mi era mai venuto. Ma la mia magia fronteggiò la barriera bianca per appena cinque secondi, per poi essere del tutto disintegrata. Fui invaso dalla luce, e come già avevo potuto constatare in altra occasione tutto intorno a noi era bianco: fui sbalzato indietro dalla forza d’urto e scaraventato qualche metro più in là. Persi i sensi.
“Fortunatamente l’incanto Fulax non ha avuto i suoi normali effetti, perché ha riconosciuto in lui un alleato e si è limitato a scagliarlo via.” Commentò tra se e se Doroty, mentre si avvicinava al mio corpo privo di sensi.
In quell’istante si udì un fruscio tra i rami degli alberi, tagliati da una velocissima ombra che scendeva in picchiata. La maga intravide, così, atterrare qualche metro lontano da lei, Kurdran, con una lettera appesa al collo. Aveva indovinato di cosa si trattasse: era di Jaina, e diceva di rientrare immediatamente a Theramore, ma non specificava il perché.
“E’ sempre stata così… non cambierà mai…cosa spera di ottenere non dicendomi di cosa si tratta?” pensò Doroty.
Mise a posto le tende con le nostre poche cose e mi caricò sul dorso del grifone con un incantesimo di librazione, e salì lei stessa in groppa a Kurdran.
“L’incantesimo sta avendo i suoi effetti collaterali su di me, anche se l’ho usato alla minima potenza….” Pensava mentre il grifone prendeva il volo. “Sento la stanchezza invadere il mio corpo…mi sento debole …” e si addormentò mentre il vento le scompigliava i biondi capelli.
Ma Kurdran non fece ritorno a casa: dopo qualche minuto fu accerchiato da cinque pipistrelli, cavalcati da altrettanti Troll. Il grifone, notando i nemici, non si perse di coraggio, e aumentò la sua velocità, cambiando rotta per confondere i nemici.
“Uh ma cosa abbiamo qui?” disse uno dei troll.
“Due piccioncini su un grifone? Che disgustoso!”
“L’uomo ha l’armatura rotta, vengono da una dura battaglia, penso”
“Da quando in qua tu pensi?”
“Zitti un po’!” stillò con una forte voce quello che doveva essere il Troll capo. I loro pipistrelli mantenevano ottimamente il passo del grifone, che continuava a zig-zagare cambiando sempre rotta, nel vano tentativo di disperdere i nemici.
“Gordish, hai ragione, vengono da una battaglia. Tuttavia li cattureremo. Non ci ricaveremo nulla dalle loro armature, ma penso possano trasportare qualche tesoro con loro. Intanto blocchiamo il grifone.”
Tutti e cinque lanciarono una rete e così fecero, in modo che questo non potesse muoversi. Per diversi chilometri planò verso terra in picchiata, senza controllo, ma proprio al momento del contatto con la terra, in qualche modo riuscì a non schiantarsi, ma a atterrare, seppur dolorosamente. Tuttavia la rete lo teneva prigioniero, insieme a me e Doroty, che eravamo ancora svenuti. I troll atterrarono e scesero dai pipistrelli.
“Genjo, il tranquillante!”
“Subito, capo Warius”
Il troll chiamato Genjo estrasse da sotto le sue vesti un arco e una freccia diversa dalle altre, la puntò verso il grifone, che si dimenava furiosamente, e colpì: la bestia cadde subito addormentata.
“Potremo rivendere ai goblin questo esemlare” diceva Warius “A proposito…dove siamo capitati?”
Si guardarono attorno un momento: erano circondati da una fitta foresta, con alberi più bassi e più corrotti rispetto a quelli di Feralas.
“La foresta Ashenvale! Dannazione speriamo non ci trovino gli elfi…dannato grifone guarda dove ci ha spinti…lo avevamo intravisto nelle Barrens al confine con le Dustwallow…”
I Troll non riuscirono neanche ad avvicinarsi ai due corpi svenuti, ma si fermarono a metà strada, dopo aver udito un fruscio di foglie. Evidentemente avevano capito che non era un rumore qualsiasi.
“Oh no!” urlò Warius “Sono loro!”
Dalle selve sbucarono tre elfi: due maschi e una femmina.
“Warius! Tu e la tua banda di troll non siete i benvenuti qui!” disse l’elfa, vestita con un’armatura di cuoio e impugnando due daghe.
Uno dei due elfi maschi, quello vestito con soffici vestiti di seta e che impugnava una staffa, ci notò e disse:
“Avete ucciso due umani! Questa volta avete superato ogni limite!”
“Siete già stati banditi da queste terre una volta, ora faremo in modo che non ci rimettiate più piede!” esclamò l’altro elfo, vestito con un’armatura di pelle e inforcando un arco “Ripagherete queste due vite umane con la morte!”
“E sia!” urlò Warius “Se ci volete morti, dovrete prima combattere! E’ da troppo tempo che evitiamo questo momento!Tre contro cinque, arrendetevi subito!”
E partì all’attacco coi suoi scagnozzi. Fu in quel momento che mi svegliai. L’elfa era un portento: riuscì a combattere contro tre Troll con una agilità fuori dal comune, evitando i colpi, e al tempo stesso colpendo violentemente il nemico. Il druido ingaggiò un feroce duello a suon di incantesimi contro quello che doveva essere il loro shamano, mentre l’altro elfo iniziò un duro scontro con Warius, lama contro lama. Il druido e l’elfa finirono presto i loro nemici, mentre il duello tra il cacciatore elfo e il cacciatore troll continuava a ritmi altissimi.
“Vuoi una mano, Link?” chiese l’elfa, ancora affannata dall’impresa appena compiuta.
“Sta tranquilla Vilya, stavolta Warius è mio” Riuscì a mormorare Link mentre parava un colpo piuttosto feroce. Warius era in netto svantaggio, e l’aveva capito quando aveva visto i suoi amici morire così rapidamente. Con un guizzo felino evitò un colpo di Link e si diede alla fuga attraverso le selve. Il cacciatore elfico, per sua sfortuna, scivolò e cadde lungo disteso proprio mentre stava partendo al suo inseguimento.
“Zorak!” urlò, rivolto al druido.
Zorak non lo deluse: con un rapido gesto della staffa, sprigionò dal terreno delle radici di legno che intrappolarono sul posto il nemico, il quale emise un grido di disappunto.
A questo punto mi alzai, incapace di capire cosa fosse successo. Guardai i tre elfi parlare con il troll e giustiziarlo, poi mi resi conto che Doroty era priva di sensi. Presi a scuoterla dolcemente, e lei si svegliò.
“Dove siamo?” fu la prima cosa che disse.
“Non lo so…Kurdrar!” Mi avvicinai di scatto al grifone, che fortunatamente respirava ancora.
“Non è morto, tranquillo” disse il cacciatore, avvicinandosi.
Non seppi cosa dire, ero troppo confuso. Cercai di fare mente locale, e ricordai: un bagliore intenso, un dolore atroce, ma che finiva dopo pochi secondi, lo scontro violento contro un albero…e poi nulla. Che ci facevo li? Guardai Doroty, che sembrava stesse analizzando la situazione. L’elfo era un tipo sveglio, e capì subito:
“Desumo che non vi ricordate nulla…”
“Emh, infatti…” dissi un po’ imbarazzato.
“Lasciate che ci presentiamo” disse l’elfo “Il mio nome è Link, cacciatore delle Sentinelle Elfiche del distaccamento delle Lame della Tempesta, che si occupa di spionaggio e caccia dei tipi pericolosi, come i Troll qui a terra…”disse indicando la carcassa del Troll.
“Questa splendida elfa è Vilya, abilissima a nascondersi e attaccare furtivamente” l’elfa fece un rapido inchino verso di noi “Lui invece, come avrete potuto dedurre, è Zorak, druido, abilissimo con la staffa”
“Grazie di averci salvato” disse Doroty. “Io mi chiamo Doroty Prinewind e lui è Naemor…”
“Salve” disse Zorak “Il mio amico vi ha già accennato al nostro reparto speciale di cui facciamo parte, per questo mi è d’obbligo domandarvi cosa fate da queste parti…”
“Tu e il tuo solito fiscalismo Zorak…a me non sembrano tanto pericolosi …”disse Link
“Io dico che sono spie, meglio stare all’erta” disse Vilya sottovoce a Zorak, ma il sussurro fu ben udibile a tutti.
“No, eravamo in viaggio verso Theramore…”
“Theramore?” ribattè l’elfa “è completamente dal lato opposto…”
“Bè…”dissi senza parole.
“I troll devono aver deviato con la forza il viaggio di Kurdrar” disse Doroty, avvicinandosi al grifone e trafficando nelle borse, forse per prestargli soccorso.
“Ma cosa facevate,” ribattè l’elfa scettica “dormivate?”
“Emh…” ero molto imbarazzato.
“Evidentemente” rispose repentina Doroty “devono averci attaccato con frecce imbevute di sonnifero…”
“E dove sono?”
“Perse nell’aria, non sicuramente qui”
“Fortuna che erano i nostri obbiettivi questi troll, altrimenti…”
“Basta!” intervenne Link “sono solo due umani che sono stati attaccati, nient’altro Vilya!”
“Già sei sospettosa come sempre” confermò Zorak.
“Senti chi parla!” ribattè l’elfa.
“E’ la procedura! Abbiamo il compito di proteggere queste terre” di giustificò il drudo.
“Come possiamo sdebitarci?” chiesi tanto per cambiare argomento.
“Non dovete farlo” rispose Link
“Il grifone non si riprenderà” annunciò Doroty, dopo che ebbe soccorso l’animale.
“Non l’hanno semplicemente addormentato?” chiese Zorak.
“Pare di no…”
“Fa vedere un po’ a me…”
“Se proprio non potete tornare indietro potreste affittare qualche ippogrifo” disse Vilya “costano poco…”
“O meglio” disse Link fulminando con lo sguardo la sua amica “potremo accompagnarvi noi a Theramore”
“Non sarà necessario, grazie” disse Doroty “rimarremo accampati qui stanotte, il tempo di ricaricare le batterie, e sarò in grado di teletrasportarmi”
“Teletrasporto? Magia molto avanzata, ne sei capace?” disse Vilya, più scettica che ammirata.
“Si” disse Doroty, che iniziò a cercare la tenda nella borsa.
“Molto bene” disse Link “pianteremo la nostra tenda poco più in la, anche noi abbiamo bisogno di riposo, ma io dormirò fuori…”
Così, al chiaro di luna nella foresta Ashenvale dormimmo con le tende poco distanti, Link fermo e imperscrutabile come la notte restò sveglio su di un albero. Doroty riuscì a prender sonno molto presto, ma io non riuscivo a capacitarmi ancora dello scacco subito. Sentìì anche i loro discorsi perdersi nella notte, allorché Zorak tornava alla tenda dopo aver soccorso per molto tempo il grifone.
“Quella maga” sentii dire “è straordinaria. Gli ha applicato medicazioni che neanche io sono capace di fare”
“Tuttavia ha detto che il grifone non è in forma…” sussurrò Vilya a mo di scusa.
“Solamente perché i Troll hanno utilizzato forme sconosciute di veleno, ma è riuscita comunque a fermare il flusso…”
“Io continuo a dubitare di loro…”
Improvvisamente un fruscio. Per me era normalissimo, ma loro si allarmarono non poco. Non capivo perché tanta agitazione, ma poi mi ricordai di quale reparto facevano parte…se erano dediti allo spionaggio questi tipi di movimenti per loro dovevano aver un significato. Sbirciai fuori dalla tenda il poco che mi permetteva di guardare. I tre elfi erano fuori al chiaro di luna e si guardavano intorno, come alla ricerca di qualcosa.
“Che diamine era?”
“E’ la nostra preda, ne sono sicuro” diceva Link.
“Qui? Dannazione dopo i troll anche questa…”
“Deve averci fiutati!” continuò Link “In tre non può abbatterci, ma sarà bene comunque fare noi la prima mossa…io e Zorak esploreremo i cespugli qua intorno, Vilya resterà qui pronta a dare l’allarme.”
Vidi appena la faccia dell’elfa, che contrariata, rispondeva affermativamente. I due elfi, intanto, si erano avviati nelle selve, mentre l’elfa continuava a guardarsi attorno con le armi sguainate. Fu un lampo: una bestia non identificata le sbucò da dietro, e aprì una bocca abnorme per inghiottirla. Uscii allo scoperto e l’afferrai per gettarla di lato giusto in tempo. Subito si fecero sentire i postumi del duello con Doroty. Infatti quando la bestia capì che le avevo portato via la preda, puntò verso di me e spalancò le fauci per inghiottirmi, proprio come aveva fatto prima con Vilya; il mio corpo non rispondeva, mi sentivo come paralizzato. Nei pochi secondi prima che mi avrebbe inghiottito riuscii solo a vedere l’elfa completamente immobile assistere alla scena. Sentii i denti affondare nella carne del mio braccio che avevo alzato istintivamente per proteggermi, ma null’altro, se non un grido familiare:
“Mai svegliare una maga assonnata!”
La bestia, che come già ho detto aveva una bocca enorme, ed era comporta da una massa gelatinosa, quasi liquida, fu intrappolata in funi invisibili e gettata contro un albero dalla furia di Doroty. L’albero si spezzò mentre Link e Zorak tornavano sconvolti per essere stati tratti in inganno. Doroty iniziò un incantesimo dolorosissimo: lo capii dal suo volto infuriato e dalla bestia che emetteva urla disumane, mentre collassata su se stessa, come se l’incantesimo le fosse penetrato dentro e da li stesse scoppiando, dilaniando la pelle; era sicuramente magia oscura. Il mostro finì in mille pezzi. I tre elfi erano scioccati, mentre io mi alzavo e andavo verso di lei sussurrandole un grazie.
“Non preoccuparti, Naemor” e tornò a dormire come se nulla fosse.
La mattina dopo l’atmosfera era molto tesa, e non migliorò quando la maga annunciò di aver sprecato ancora troppe energie durante la notte e che non era pronta ancora per il teletrasporto. Neanche Kurdrar sembrava riprendersi. Decidemmo che avremmo passato ancora qualche giorno insieme li nella radura. Riuscii a stringere una buona amicizia con Link; si dimostrarono in fondo ragazzi gentili e disponibili, anche se l’elfa rimaneva sempre un po’ scettica.
“E dunque il vostro reparto si occupa di uccidere le taglie grosse?” domandai a Link qualche giorno dopo quella nottataccia.
“Già. Quella bestia ad esempio, era solo una della lista”
“Bene! Verrete ricompensati?”
“Si. Bè non siamo stati noi a ucciderla…”
“Ma non preoccuparti, Link…” gli dissi “Se non era per Vilya che l’attirava…”
“Ah,ah veramente spiritoso” ribattè l’elfa senza ironia. Tutti scoppiammo a ridere.
Qualche ora dopo Doroty mi disse che era pronta per il teletrasporto.
“Bene Link, è giunto il momento di salutarci” dissi all’elfo.
“Va bene. Mi sono trovato molto bene con te Naemor, un po’ mi dispiace, ma del resto anche voi avete una missione da portare a termine…”
“Si, ti ho già spiegato…e comunque anche voi dovete lavorare molto…”
“Sicuramente quando torneremo alla base ci affideranno chissà quale assurdo compito…”
“Bè allora che dire se non grazie?” risposi io
“Una qualsiasi altra cosa andrà benissimo…non hai bisogno di ringraziarci Naemor, te l’ho già detto mi pare…Ah, un’ultima cosa…ecco prendi questo…con questa pietra potremo stare in contatto… ogni volta che avrai bisogno e la toccherai subito saprò che sei in pericolo. Ho una pietra gemella comunicante con questa.
“Ti ringrazio Link, davvero”
“Vedo che non cambi facilmente abitudini eh…”
Scoppiamo in una risata.
“Sappi che ti sono vicino in quest’impresa Naemor.” Disee l’elfo poggiandomi una mano sulla spalla destra. “Se la mia terra mi fosse stata derubata, come a te è accaduto, avrei perso la testa, e fatto di tutto per riconquistarla”
“Sappi che non lo dimenticherò Link.” Risposi io.
Doroty si fece avanti e da un suo sguardo capii che era l’ora di andare. Posò una mano sul collo di Kurdran, quasi ristabilito, accarezzandone le piume e tese l’altra a me. Ringraziai Vilya e Zorak poco più distanti.
“Addio, amici”
“Abbi cura di te, Naemor.”
“Anche tu Zorak! Ti sfiderò a duello un giorno, in tempi migliori!”
“E sfiderai anche me?” disse Vilya.
“Ho paura di fare brutta figura, ma ci proverò!”
Rivolsi lo sguardo al cacciatore “Addio Link”
“No Naemor…arrivederci.” Disse Link guardandomi mentre davo la mano a Doroty e sparivo alla sua vista per riapparire pochi secondi dopo a Theramore.
Non ebbi il tempo di riflettere: come se sapesse esattamente dove ci teletrasportavamo, Jaina ci venne subito incontro, sconvolta e preoccupatissima.
“Che succede?” le domandò un altrettanta sconvolta Doroty.
“Un risvolto incredibile…non può essere…” sussurrò la Regina.
“Jaina, cosa c’è?”
“Stormwind…”