Giusta retribuzione
Il sole splendeva lungo la banchina della città. Il molo era, al solito, deserto e la spiaggia, soprattutto in quel periodo, invogliava le molte sentinelle di guardia a mollar le armature e tuffarsi. Ma il loro lavoro non glielo concedeva…Quel giorno poi, sembrava essere tutto più invitante del solito: il sole che emanava caldi raggi di sole, la sabbia gialla come non mai e il mare cristallino e piatto con i gabbiani che volavano spensierati.

Stava sul molo, una guardia incaricata di scovare nuove navi che arrivassero e avvertire il capitano. Questa sentinella, come si può ben intendere, non aveva molto da lavorare e sonnecchiava per la maggior parte del tempo, dato che di navi a Theramore non ne approdava mai alcuna.
“Ehi Tom!” disse un’altra guardia arrivando nei pressi della sentinella. Questa, come svegliata da un lungo sonno, distolse lo sguardo dal mare per fissare la guardia venuta.
“Salve capitano!” disse “E’ cosa rara vederla qui…”
“Già…ricordi dal manuale?…di solito il capitano arriva sul molo per…”
“…accogliere le navi approdanti…” rispose la guardia chiamata Tom senza convinzione.
“Esatto….come va oggi?”
“Tutto bene, capitano…visuale limpida e mare piatto…”
“Navi all’orizzonte?”
“Nessuna.” Rispose con voce lenta e sonnecchiante.
“Allora suppongo che quella laggiù sia una grossa balena…”
“Esattamente…”rispose Tom ronfando.
“Che cammina pure sull’acqua…”
“Già….emh..no…cosa..?”
“Bene bene, a quanto pare dovrò dare un bando per un nuovo posto di sentinella…”
“Ehi, no…capitano…quella è una nave!”
“Però, sei un fulmine!” disse il capitano ironico, ma vedendo che Tom non aveva capito alcunché continuò:
“Peccato te ne sia accorto dopo tutta Theramore…” indicando la folla di curiosi che si accalcava al molo. “Sciocco, ragazzo. Ti sei intorpidito stando qua tutto questo tempo a ronfare, e non ti sei nemmeno accorto della nave…” disse il capitano, disperato, avanzando oltre, lasciando la guardia sconcertata.
Intanto anche Jaina Proudmoore dalla sua torre, aveva scorto il vascello. Stava leggendo alcune carte arrivate dalle truppe di stanza nel Barrens, quando noiosamente aveva sentito uno strano clamore. Curiosa si era affacciata dalla finestra per capire il perché di tanto trambusto. Notata la nave, e vedendo già il capitano sul molo pronto ad accoglierla, decise di andare a dare un’occhiata. Erano ben cinque mesi che nessuna nave approdava in quel porto, per questo la città era in fermento. Molti si chiedevano se fossero nemici, molti altri pensavano che fossero soltanto rifornimenti da chissà quale città. Jaina, raggiunse il molo ed affiancò il capitano.
“Salve, Regina…ha notato?” la salutò questi.
“Si …molto strano…riesce a vedere che insegne porta?”
“Si, ora si. Prima era abbastanza lontano…porta le insegne di Lordaeron…proprio come noi. Chi può essere, mia signora?”
“Non ne ho la più pallida idea…”
“Pensa possa essere una trappola?”
“E da parte di chi? Con gli orchi siamo in buoni rapporti…”
“Bhe, non si può mai sapere…magari qualcuno di loro si è dato alla pirateria…”
“Sciocchezze…”
Intanto la nave si avvicinava sempre di più, e dal molo, tutti potevano vedere il fermento a bordo di essa. Guardie che correvano di qua e di la affannandosi a preparare l’arrivo e a prepararsi per la discesa. Nessuna di quelle persone,però, era familiare a Jaina. Infine, dopo attimi che sembrarono eternità, la nave si fermò affiancando la passerella sul molo. Una rozza scaletta fu buttata da un fante e due figure discesero:
“Finalmente…non ne potevo più del mal di mare” disse una di queste.
“Bhe io mi divertivo…” rispose l’altra.
“Sembrano paladini!” sussurrò Jaina al capitano.
Uno dei due presunti paladini guardò poi verso il molo ed incrociò lo sguardo della Regina.
“Salve Jaina! Quanto tempo!” e si avvicinò.
Jaina era sempre più confusa, e restò li immobile come se stesse pensando. In quel momento un’altra figura scese la scaletta, decisamente più snella e armata di meno, catturando lo sguardo di Jaina.
“Ma quella è…” disse quel tanto che bastava al paladino di ascoltare.
“Si, Doroty Prinewind”
Questa intanto si era avvicinata e sprizzando felicità da tutti i pori corse ad abbracciare la sua amica, la cui mente, intanto, rievocava un altro momento, vissuto sempre su quel molo.
Ma era un molo molto diverso….era come se fosse stato appena tirato su. Inoltre, alle sue spalle non si ergeva la grande cittadina di Theramore, ma un piccolo villaggio con al suo interno moltissimi uomini, forse più di quanto potesse contenere, a lavorare. Jaina era lì e discuteva con una ragazza, alle cui spalle c’era una barca.
“Spero di rivederti, Jaina…”
“Non dire così Doroty…sono sicura che ci rincontreremo” disse Jaina piangendo.
“Non illuderti…andare a Lordaeron oggi come oggi è un suicidio…ma mi hai dato una missione…”
Doroty si voltò e salì sulla barca, poi aggiunse:
“Se non dovessi tornare, ho passato i migliori momenti della mia vita con te,amica” senza però mostrare segno di lacrime, a differenza di Jaina:
“Anche io…ma sono convinta che ci rivedremo…”
La barca partiva proprio mentre il sole terminava il suo lavoro. Quante altre vittime innocenti si trascinava con lui quel giorno? Quando sarebbe tornato a splendere così forte da portare pace nel mondo?
Quelle stesse domande si ponevano le ragazze mentre una partiva e l’altra la vedeva andare.
Fu così che approdammo a Theramore.
“Non ci posso credere, Doroty! Sei viva!”
“Lo stesso si può dire di te!” Dopo essersi scambiate alcune battute poi, Jaina si rivolse a me e Relhiar…
“Che mi prenda un colpo! Sei Naemor tu! E c’è anche tuo fratello Relhiar!”
“Salve regina” rispose Relhiar con un leggero inchino.
“Si, Regina…sono qui come avevate ordinato…”
“E così, Doroty, nonostante tutto questo tempo…” iniziò Jaina.
“…ho completato la missione, si.”
“Venite, venite, sarete stanchi…” disse Jaina, conducendoci verso la sua torre.
“No, affatto” risposi “Siamo ben carichi.”
“Non me ne vogliate”disse Jaina mentre, qualche attimo dopo, salivamo le scale nella sua torre “ma pensavo foste tutti morti…”
“E’ stato duro sia sopravvivere che portare a compimento la missione.”
“Come sta la cara vecchia Lordaeron?”
“Molto male, si respira un’atmosfera cupa….ti senti in pericolo di vita in ogni momento…”
La stanza di Jaina in cima alla torre non era molto differente da quella di Doroty a Southshore. Questa era quadrata, anziché circolare, e l’ordine regnava incontrastato, nulla a che vedere con i libri sparsi sul pavimento. La luce penetrava da un finestrone impolverato. Jaina si accomodò e ci fece accomodare e iniziarono i convenevoli, di cui vi risparmio volentieri. Ad un certo punto:
“Abbiamo molte domande”iniziò Doroty. “circa il tomo che ci hai fatto recuperare…”
“A proposito…l’avete recuperato davvero?”
“Certamente” dissi, estraendolo da una borsa. “Eccolo qui” e lo appoggiai sulla scrivania.
“Molto bene, proprio l’oggetto che speravo di avere più d’ogni altro…”
“Cosa contiene di prezioso?” domandò Rehiar.
“So solo del testamento di Uther…ma io sospetto che ci siano molte informazioni utili qui” rispose Jaina.
“Utili…per cosa?”
“Vedete…durante questi anni Theramore è cresciuta e si è sviluppata. Abbiamo molti cavalieri validi e fanti altrettanto esperti. I cittadini sono sicuri, ma cresciamo in un ambiente troppo pacifico. Siamo consapevoli di vivere nella pace, eppure molti di noi non sentono questo sentimento proprio. Pensiamo che abbiamo ottenuto tutto questo scappando, e per questo dovremmo avere sulla coscienza per il resto della nostra vita tutti i morti di Lordaeron di molti anni fa. Questo sentimento, che all’inizio mi sembrava ingiusto, in seguito mi ha coinvolto e spinto a pensarla in questo senso. E mi sono rassegnata…ma ora…” e prese a fissare il tomo…
“Ma ora devo capire come si aprirà questo libro…”
“Si, ci ho provato anche io ma non ne ho ricavato nulla.”
“Davvero? Strano che la tua magia non sia servita…sei diventata debole Doroty? No perché ricordo che sei sempre stata più abile di me” disse ridendo.
“Non dire così…”rispose Dortoy sempre ridendo “in fondo ti ho battuto solo migliaia di volte in duello” E entrambe scoppiarono a ridere.
“Comunque sia” riprese Jaina “dopo scopriremo quali incantesimi di protezione abbia messo Uther, ora parlami di come sei riuscita a trovarli…”
Doroty rispose, e in seguito Jaina domandò anche a me e mio fratello la nostra storia dopo che lei partì da Kalimdor. Infine domandò di come avessimo preso il tomo…Doroty le parlò della missione e dell’arrivo del cavaliere della morte ad Andorhal:
“E così una guerra tra i non-morti” disse Jaina.
“Già” continuò l’altra maga “Tra cinque mesi Lordaeron sarà devastata da una nuova guerra pare…ma senza gli umani stavolta…”
“Non è ancora detto…”intervenni.
“Cosa?” rispose spiazzata Jaina.
“No lascialo stare…Naemor si è messo in testa uno strano progetto…”
“Di che progetto si tratta, voglio sentirlo…Doroty non sai che astuta tattica Naemor tirò fuori qualche anno fa ad Heartglen…
“Dannazione!” urlava Arthas “secondo quello che mi hanno detto i messaggeri i non-morti saranno qui entro dieci minuti, ma le truppe di Uther sono ancora troppo lontane e ci metteranno minimo un altro quarto d’ora. Le truppe sono allo sbaraglio e stanno dando i numeri oramai…non riesco a controllarle”
“Cosa possiamo fare?” chiese Jaina.
“Non so…”
“Fa lavorare il tuo cervello, idiota” intervenne Naemor.
“Tu…come osi”
“Lo sai che non mi sei simpatico…ma siccome sei il comandate qui…e siccome stiamo per morire…volevo mostrarti il mio piano”
“Non lo adotterò neanche…”
“Sentiamo…” disse invece la Maga.
“E’ molto semplice. Gli abitanti di Heartglen sono già al sicuro nei rifugi sotterranei vero? Bene, basterà abbattere le porte delle loro abitazioni e farvi penetrare i soldati per farli nascondere. Così facendo, i non-morti entreranno nella città, ma saranno sperduti in quanto sapevano che dovevano incontrare un nemico, che invece non c’è. Li attaccheremo di sorpresa, cogliendoli quando meno se lo aspettano, sbucando dal nulla quando saranno schiacciati tra di loro…tutto ciò ci permetterà di prendere tempo in attesa dell’arrivo di Uther…”
“Assurdo! Non pensi che entrando nella città la prima cosa che facciano è quella proprio di attaccare le abitazioni?” chiese Arthas alzando il tono di voce.
“No” rispose Naemor tranquillo. “Loro sanno che ci siamo…gli sono stati dati ordini ben precisi…ma non sapranno dove siamo….capisci? Inoltre non ragionano come ragioniamo noi…altrimenti non li chiameremo non-morti ti pare?”
“Comunque non si può fare…io…in meno di dieci minuti…” disse Arthas mostrando fatica nel parlare, frenato dalla sua stessa ira che gli impediva di voler dire qualcosa che fosse fastidioso per se stesso.
“Si, tu non potresti importi sull’esercito in una situazione del genere, in quanto sei abituato a sgolarti…fortunatamente gli Umani hanno oggi qui altri due validi protettori…”
“Ah, la battaglia di Hearthglen…una bella vittoria che nessuno seppe spiegare…”commentò Jaina.
“Già, fu per merito di Naemor…fu una delle poche volte che si impose…soleva ubbidire ai comandi dall’alto….comunque, sentiamo…”
“Dunque, io pensavo che potessimo approfittare della situazione che si creerà tra i due schieramenti, ed attaccarli a sorpresa mentre loro stessi si uccidono a vicenda. Proprio quando entrambi gli eserciti saranno all’estremo delle loro forze, allora interverremo noi…”
“Tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare…”rispose Jaina. “Ma guarda caso, anche io avevo un progetto simile…”
“Come?” disse Dortoy “Anche tu vorresti combattere i non-morti?”
“Perché tu no?”
“Si…ma non certo nella situazione in cui gli umani si trovano…insomma è assurdo ora andare li e far guerra…non otterremo vittorie…”
“Il vero motivo per cui ti ho mandato a prendere questo tomo è perché ci aiutasse ad avere mezzi per sconfiggere i non-morti” disse Jaina. “Subito dopo l’arrivo a Theramore ho pensato alla vendetta, al tempo in cui saremmo sbarcati nuovamente sulle rive di casa e mandato via gli intrusi. Ma come hai detto tu, non sapevo come fare. Né allora, né oggi. Speravo in questo libro…avevo sentito voci sulla sua esistenza e quando arrivasti a Theramore, scontenta e sfiduciata capii che c’era una speranza per riaverlo…ti sei mai chiesta perché ho mandato te? Perché l’Arcimago…o meglio, l’Arcimaga Suprema?”
“No..” disse Doroty spiazzata.
“Poche persone al mondo ti conoscono realmente. Fortunatamente sono tra queste” disse ridendo, e aggiunse “Eri triste e sfiduciata e anche tu pensavi di essere scappata. Sapevo fin troppo bene, che, per come sei fatta tu, tornare a combattere li, sarebbe stato un motivo di felicità e avrebbe potuto rialzarti col morale. E così ti assegnai la missione. Ti dissi anche di cercare Naemor, il miglior paladino dopo Uther che io potessi ricordare…te lo chiesi perché sicuramente Uther ha messo protezioni che solo un paladino del Silver Hand può rimuovere. E tu, felice, andasti. I successivi anni, sprofondai nel vuoto…non tornavi e alla fine mi resi conto che avevi fallito.”
“Ma mi mandasti una lettera…”
“Ah si…un anno fa circa…quando morì il Re di Stormwind.”
“Cosa?” esclamò sbalordita Doroty.
“Si…il regno di Stormwind da un anno a questa parte è allo sbando…la corona è passata al figlioletto del re di soli cinque anni, ma il reggente è una tale Fordragon…Ti dissi, nella lettera, di affrettarti, ricordi? Lo feci in quell’occasione perché ho sempre sperato nell’aiuto di Stormwind…ma comunque non tornavi…e il mio progetto svanì col tuo non-ritorno. Fino a questa mattina…insomma, anche io, come Naemor, voglio riconquistare Lordaeron…ti rendi conto dell’opportunità che ora ci si apre davanti? Mai avevo sognato che questa cosa potesse realizzarsi…”
“Dunque anche tu sei dello stesso partito mio” dissi.
“Si…poi sprofondò in silenzio, come se pensasse…
“Forse sono stata un po’ troppo avventata…comunque il mio piano non l’ho dimenticato e vedremo di attuarlo…un passo alla volta…”
“Come già dissi a Naemor..se tu sei d’accordo per me possiamo anche in capo al mondo” disse Doroty.
“Ben detto!” commentai.
“Molto bene…allora sarà meglio che ci affrettiamo ad aprire questo libro…”
“Ma prima…” iniziò Doroty, quasi un po’ imbarazzata.
“Certo…vorrai vedere i tuoi genitori…seguimi so dove abitano…”e si alzò dalla scrivania. Io, non volendo assistere poi a una scena cosi intima, dissi:
“Allora io e Relhiar andremo alla taverna a prenotare una stanza…dormiremo li per ora.
“Va bene…”rispose la regina “state all’erta perché penso che dopo la nostra visita ce la metteremo tutta per levare i sigilli magici…dopo toccherà a voi rimuovere i vostri.”
Scendemmo dalla torre e andammo alla prima taverna che trovammo.
“E’ proprio una cittadina fatta ben bene vero?” domandai guardando le strade circondate da un erbetta verde ben curata e osservando le mura.
“Già, ma leviamoci questi pesanti indumenti di dosso ora, per favore”
Entrammo così nella taverna. L’atmosfera era ben diversa da quelle delle taverne a Lordaeron. Lì se entrava un guerriero vedevi l’oste traboccare di felicità, correrti vicino, bombardare di domande e offrirti il pranzo, con tutti i curiosi a sentir la conversazione. E si trovava gente rozza, molto spesso ubriaca oppure semplici lavoratori in pausa pranzo con una famiglia da portare avanti. Mi venne in mente questa parola, invece, entrando in quella taverna a Theramore: “Perché?”
Di guerrieri bardati di tutto punto ce n’erano a decina, quelli che erano i comuni cittadini stavano li ad abbuffarsi ridendo e scherzando, e l’oste stesso sembrava un po’ ubriaco. La stanza era illuminata molto bene nonostante fosse solo mattina.
“Perché si divertono tanto, mentre altre persone, in questo momento, dall’altra parte del mondo, soffrono terribilmente?” pensai.
Comunque, prendemmo la stanza, ci cambiammo mettendoci soffici vestiti e iniziammo a passeggiare per la cittadina discutendo.
“Pensi davvero che Jaina metta in campo Theramore nella prossima guerra?” domandò Relhiar.
“Non è così facile. Solo quattro persone conoscono questo progetto, mentre c’è un’intera cittadina che deve saperlo. Magari gli abitanti stessi di Theramore potrebbero rivoltarsi ad una chiamata in guerra e rifiutare di tornare a Lordaeron…ma tu? Non hai detto una parola prima…”
“Mi piacerebbe molto rivedere la nostra Try’s Hand allo splendore di un tempo, ma so bene che non è cosa semplice e perciò rimango coi piedi per terra.”
Trascorremmo così, parlando del più e del meno, fino al pomeriggio.
“Quanti abitanti ci potranno essere qui ad occhio e croce?” stava domandandomi Relhiar.
“Circa 10.000 penso…si, senti che ne dici se andiamo a vedere se hanno tolto i sigilli dal tomo?”
“Si, buona idea…”
Ma raggiunta la torre, i fanti di guarda, logicamente, non ci fecero passare in quanto non sapevano chi fossimo. Fortunatamente arrivò Doroty in quel momento e ci fece entrare. Conducendoci nella stanza ci disse:
“Vi stavo proprio cercando…abbiamo tolto i sigilli del Kirin Tor, ora ci sono solo quelli del Silver Hand…”
“Non ci è voluto molto…è stato più semplice del previsto” annunciò Jaina quando ci vide entrare. “Prendetelo e osservatelo”
Relhiar prese il libro,ora apribile, e sfogliò alcune che apparivano bianche.
“Penso sia semplice…”disse passandomelo.
“Si, è un sigillo normale” risposi. Tesi la mano sulla pagina, sussurrando alcune parole, e tutte le scritture comparvero. “Ecco” dissi, ridandolo a Jaina.
“Sono stati necessari questi sigilli cosicchè nessun comune soldato potesse leggere…e ora…vediamo cosa c’è scritto…un momento…”. Jaina stava fissando ancora il libro, senza aprirlo.
“Cosa c’è?” chiese Doroty. Tutti notammo poi che il libro aveva un titolo che era: “Fondazione dell’ordine del Silver Hand”
“Questo è…”
“Il libro in cui sono state scritte le regole dell’ordine….lo scopo….e le arti del paladino…e risale a quando Uther e l’Arcivescovo Faol fondarono il Silver Hand!” dissi “Straordinario, ho sempre sognato leggere questo leggendario libro…”
“Dunque, nulla che possa servirci…”commentò Doroty.
“Scherzi?” risposi “Ci sono miriadi di informazioni utili qui…”
“Intendevo per la guerra che verrà…”
“Guardate qui!” esclamò D’un tratto Relhiar, che in quel momento aveva il libro in mano e perlustrava le ultime pagine. “E’ scritto a mano con una calligrafia impeccabile…”
Sull’ultima pagina, infatti, c’era uno scritto di media lunghezza scritto con inchiostro e una calligrafia degna del miglior scrivano, firmato da nientemeno che Uther. Tutti iniziammo a leggere:
Saluti a chiunque leggerà queste riga.
Sono Uther the Lighbringer, Comandante del Silver Hand, e Paladino Supremo. Molto probabilmente queste saranno le ultime cose che scriverò nella mia vita, perché sono ad Andorhal assediato dai non-morti. Suppongo che tra poco il loro capo venga qui per reclamare l’urna che custodisco, e sapendo della loro schiacciante superiorità numerica che già ha sottomesso buona parte della città, penso che non sopravviverò. Per questo voglio rimediare al più grande errore della mia vita, errore che è costato la vita di migliaia di persone. Io ora, in piena coscienza di me stesso, nomino mio erede Naemor di Stormwind, a capo del Silver Hand e Paladino Supremo egli stesso. Nomino anche Gran Maresciallo dell’ordine, al suo posto, Relhiar di Stormwind. Spero, anzi ne sono sicuro, che loro possano porre rimedio agli errori di un vecchio. Nonostante ciò lotterò fino alla fine.
Uther the Lightbringer
Ci furono lunghi attimi di silenzio dopo la lettura del testo. Commosso e sussurrando un debole “Scusatemi” abbandonai la torre.