“Che notizie mi porti?” disse una fredda voce che sembrava ostruita da qualcosa.
“Mio signore, non siamo ancora pronti. L’esercito è disorganizzato, e i maghi non riescono ad usare i portali…”
“Sciocchi ingrati! Una guerra così semplice si sta rivelando più complessa del normale…”

“Ma signore, lei ha chiesto che il portale nelle Blasted…”
“Come osi?” tuonò la sinistra figura alzandosi dal trono dove era seduta ed estraendo una spada dal fodero. Poi, come se avesse duramente fermato il suo impulso omicida, continuò con voce normale:
“Piuttosto, sai spiegarmi perché la missione col paladino è fallita? Perché mi ha respinto? Cos’è accaduto all’accampamento?”
“Il villaggio non ha subito danni. Ma un certo paladino di nome Naemor si è intromesso ed ha mandato a monte i suoi piani”
“Naemor! Ancora lui…non pensavo che un essere cosi debole possa vivere ancora…d’altronde è suo fratello, avrei dovuto immaginarlo…va ora, e di ai maghi di sbrigarsi altrimenti li convincerò io di persona…” La figura si risedette, e mirando la sua lama, lentamente sussurrò:
“Presto, molto presto, Azeroth cadrà ai miei piedi. Tutta.”
“Non è possibile” affermai sconfortato. Dalaran si stagliava dinanzi a me, in tutta la sua…malvagità.
“Maledetti non-morti…la stanno ricostruendo…avrei dovuto immaginarlo…in tutto questo tempo hanno pensato a rinforzarla…ed è un buon ragionamento data la nuova guerra…” Era passato un giorno da quando ero partito da Southshore, e la mia prima tappa, fu proprio alle rovine della città. O almeno credevo di trovarvi rovine, invece vi trovai una città che stava rinascendo, già pullulante dei soliti mostri schifosi dei non-morti. Era una giornata limpida con un venticello leggero rinfrescante. Nulla, in quella vallata, faceva presagire ciò che di oscuro e malvagio avveniva entro le mura di quella fortezza. Dopo aver dato un’ultima occhiata al paesaggio, ridiscesi la montagna, e mi avvicinai al mio cavallo pensando:
“Se ho ben capito, l’accampamento che cerco dovrebbe trovarsi poco più a nord di Undercity, dunque devo attraversare la foresta di Silveralpine. Ma sarà dura, penso di trovare strade costantemente pattugliate e cittadine all’erta. Ho deciso: taglierò lungo la riva del lago, ma dovrò tornare verso Hillsbrad per non passare sotto le mura di Dalaran, dove potrei essere facilmente scovato.” Cosi, salii sul destriero e partii di nuovo verso sud. Arrivato presso le rovine di Hillsbrad presi la strada verso ovest, e iniziai a inoltrarmi nella foresta. Pochi minuti di corsa e dovetti fermarmi perché giunsi dinanzi a un bivio: la via a sinistra mi avrebbe portato a Shadowfang mentre la seconda ad Ambermill. Se avessi preso la prima, dopo aver raggiunto la mia vecchia fortezza avrei proseguito verso nord: ma ciò mi avrebbe immesso lungo la via principale di Silveralpine, che temevo fosse pattugliata. La strada verso destra, invece, mi avrebbe portato ad Ambermill, altra vecchia cittadina umana, ora nelle mani del nemico. Presi deciso questo secondo sentiero. Passando sotto le mura di Ambermill, infatti, avrei avuto meno possibilità di essere scovato che invece sotto quelle di Dalaran. E così fu; aggirai facilmente le mura e presto mi ritrovai sulla riva del lago Lordamere. I successivi tre giorni li passai camminando lungo la riva. Per i non-morti quello era davvero un lago morto, e non badavano più a sorvegliare né le sue coste, né l’isoletta centrale dove si stagliava un imponente castello. Io invece pensavo fosse un nodo strategico, in quanto collegava Undercity direttamente con Dalaran. Nonostante ciò non mi azzardai a cavalcare. Così, dopo cinque giorni dalla partenza da Southshore, raggiunsi le mura di Undercity. Quanti ricordi si destarono nella mia mente, pensando a quando quelle mura proteggevano Re Terenas, mentre ora una massa di cadaveri. La prima parte del viaggio era conclusa: ora avrei dovuto decidere dove andare. La mia idea era quella che l’accampamento che cercavo era sicuramente lungo la costa, in una baia facile per gli attracchi di molte navi. Guardando la cartina che mi ero portato con me, le scelte ricadevano su due baie: una, a nord di Brill, fortezza non-morta, era perfetta per far attraccare anche centinaia di navi. Ma erano veramente poche le possibilità che quella costa non fosse controllata dai Reietti. Dunque, scartai quest’ipotesi. Invece presi in considerazione l’idea di andare a nord ovest, nel territorio che tempo presidiava la famiglia Agamand. La baia non era ospitale per le navi, ma era proprio per quello che il Flagello, secondo i miei pensieri, avrebbe attraccato li. Dunque mi diressi in quella direzione. Impiegai due giorni per un tratto di strada, che, in condizioni normali avrei fatto in neanche un giorno. Fu a causa delle legioni di non-morti che presidiavano la zona, ma c’erano anche talune che goffamente cercavano di esercitarsi. Notai che la maggior parte di queste legioni si spostavano sempre da ovest verso est e viceversa. Solo una vidi venire da nord, dove era mia intenzione andare. Quando la vidi marciare verso di me, mi nascosi subito al primo albero grigio della zona, e attesi. Incredibilmente quelli, venti ghoul presidiati da un cavaliere della morte, si fermarono a pochi passi da me. Sembravano avere il fiatone…
“E’ confermato, è un accampamento del Flagello” disse il cavaliere della morte.
“Dovremo informare Lady Sylvanas?” domandò uno dei ghoul.
“Si…ma faremo meglio a non dirle che abbiamo perso più di trenta ghoul nella battaglia…e riprendiamo il cammino…non sarà contenta se torneremo tardi. E’ piuttosto suscettibile in questo periodo…” Dopo queste poche scambio di battute, ripresero il cammino. Finalmente avevo avuto l’informazione che mi serviva, e iniziai ad andare verso nord, cavalcando ad alta velocità, pensando che non avrei più trovato Reietti in quelle zone.
“Hanno combattuto anche…la guerra può dirsi iniziata!”
Dopo diverso tempo, raggiunsi finalmente l’accampamento, dinanzi al cui portone, c’erano resti scheletrici. La parola accampamento non poteva essere usata per quell’ammasso di capanne, pensai. Infatti le “mura” erano composte di tronchi di legno tirati su, e di legno era anche il portone. All’opera c’erano alcuni ghoul che ammassavano e bruciavano i resti dei loro nemici, mentre all’interno dell’accampamento si poteva scorgere una fermente attività
“Ti ho trovato, Relhiar” pensai fra me e me. Mi avvicinai sul mio cavallo al portone, e sotto lo sguardo curioso dei ghoul e di alcune guardie urlai:
“Relhiar! Relhiar! Esci fuori!” Non so cosa mi prese, ma mi invase una strana sensazione di potenza.
Uno strano silenzio piombò in quel momento. Ma qualcuno venne a rispondermi, e fu l’unica persona che non mi sarei mai immaginato di trovare li, un nano. Solo allora, notai che anche le guardie sopra le mura, erano nani, e che tra i soldati feriti dopo la battaglia, oltre ai soliti scheletri, c’erano anche nani!
“Ehi tu!” disse quello che aveva l’aria di comandare. Scesi da cavallo e lo fissai meglio: aveva, al posto delle pupille, due occhi neri, e altri tratti non corrispondenti ai nani che ricordavo.
“Sei un umano! Ah, vile traditore, servi Lady Sylvanas ora? Vuole dichiarar la resa?”
“Non sono un messaggero” risposi.
“Ho sentito chiamare Relhiar, perché lo cercate?” Non ebbi neanche il tempo di rispondere. Sulla scena irruppe la figura di un uomo.
“Naemor, fratello mio” disse Relhiar, con voce stranamente alterata.
“Relhiar? Sei tu?”
“Ehi Relhiar, faresti meglio a tornare dentro e riposarti”
“Non si preoccupi per me, capo.” Poi rivolgendosi a me disse:”Certamente, sono io” venne vicino e mi abbracciò. “Hai viaggiato a lungo? Vieni dentro, sarai stanco morto…”
Senza che potessi oppormi, o dir altro, venni condotto all’interno dell’accampamento sotto il braccio di mio fratello. In quel momento non capivo cosa stesse accadendo: avevo progettato un ipotesi sulla base della sua lettera, ma ora sembrava essere crollata completamente. Accaddero parecchie cose in rapidissima successione. Come ipnotizzato, ma io oggi direi come uno stupido, lo seguii in una piazza, con tutti i non-morti che mi circondarono. Relhiar lasciò la stretta, con un ghigno mi voltò le spalle e fece tre passi verso quelli che erano i suoi soldati.
“Cosa…?” feci, non capendo.
“Bene, adesso, addio fratello…” disse Relhiar fermandosi. “Sei caduto nella trappola” continuò con voce normale. Ma accadde qualcosa di strano. Dopo aver fatto due passi, mentre i non-morti iniziavano a scagliarsi conto di me, incapace di pensare, incapace di difendermi, con un volto che esprimeva meraviglia e col cervello in pausa, Relhiar cadde a terra con le mani tra i capelli emettendo grida disumane. Come se non bastasse, in quel preciso momento, inoltre, sentii un cavallo urlare di dolore e i non-morti caricare verso di me con le loro grida strazianti. Capito solo in quel momento del pericolo, dopo quei due tre secondi di smarrimento totale, sfoderai spada e scudo e iniziai a combattere l’orda di cadaveri che si riversarono su di me. La loro superiorità numerica fu schiacciante: dopo pochi secondi mi ritrovai con lo scudo in frantumi, disarmato, e con le parti del mio corpo che facevano da bersaglio per ogni colpo. Allora, però, il grido di Relhiar divenne fu forte e potente, si rialzò in piedi, sfoderò il suo martello e iniziò a far strage di non morti.
“Non toccate mio fratello!” iniziò a combattere facendo fuoriuscire una furia repressa da tempo. Dopo aver ucciso tre ghoul in rapida successione si fermò e urlò:
“Adesso la pagherete!” e un momento dopo cadde a terra privo di sensi.
“No!” dissi avvicinandomi a lui. Aveva messo tanto timore ai nemici, che questi per un po’, avevano arretrato, intimoriti da tanta energia. Ma vedendo accasciarsi Relhiar, ripresero coraggio e tornarono alla carica. Vedendoli arrivare, non seppi più cosa fare. Fu allora che un potente grido squarciò il cielo. Era il grido di un’aquila, ma più intenso. I non-morti, automaticamente guardarono verso l’alto, e poi si abbassarono tutti all’unisono, e dove prima c’era la testa di uno, ora a una folle velocità passava un grifone reale. Egli, dall’alto del cielo, aveva planato verso il basso sulle teste dei non-morti, che erano stati, per l’appunto, costretti ad abbassarsi. Il volatile sfiorò anche il mio braccio sinistro ad una velocità pazzesca e ritornò verso l’alto, per poi apprestarsi a tornare velocemente verso terra. Incantatomi a vederlo volare, capii che dovevo cogliere l’attimo; cosi presi sulle spalle Relhiar, e quando il grifone fece suo ritorno, seminando per la seconda volta scompiglio tra le fila di non-morti, mi aggrappai al suo collo e volammo via, lasciandoci l’accampamento alle spalle. Guardai subito verso il basso. Il nano, che nel frattempo aveva ucciso il mio cavallo, stava maledicendo noi, mentre vidi la mia spada luccicare sul terreno, come voler darmi il suo addio.
“Sai volare fino a Southshore?” domandai al grifone, ed egli per tutta risposta emise uno strano suono ed aumentò la velocità.
Impiegammo altri cinque giorni per tornare a Southshore, e sembra un paradosso, come fa un grifone a impiegare cinque giorni per un tratto cosi breve per lui? La risposta era semplice: il grifone si rivelò più intelligente del normale, perché fu abile da cambiare rotta ogni qualvolta avvertisse la vista di un non-morto sulle sue piume. Inizialmente lo trovai ingegnoso, ma poi iniziai a spazientirmi perché a volte faceva giri larghissimi, perdendo molto più tempo del normale. Ma le condizioni di Relhiar peggioravano a vista d’occhio, e fummo costretti a fermarci per circa due giorni per dargli i primi soccorsi con un cofanetto che m’ero portato da Southshore. Arrivammo comunque proprio a Southshore. Dimenticandomi della partenza verso Theramore, portai Relhiar all’ospedale per soccorrerlo, ma appreso che non c’era tempo per guarirlo e poi arrivare sull’isola a Kalimdor, decisi di raggiungerti tramite il volo. Presi le medicine di cui mio fratello aveva bisogno e ripartii spedito sul grifone con Relhiar verso Pyrewood. Una volta arrivati al villaggio sul mare, mi resi conto di essere arrivato molto in ritardo e iniziai a disperarmi. Come potevo raggiungerti? La risposta mi fu data proprio dal mio grifone: questo, aveva spiegato le ali e si era alzato a pochi metri da terra con Relhiar sul dorso e mi guardava come a dire: “Sali, e andiamo” scioccamente risposi “Sei in grado di fare questo dopo cinque giorni di volo?” ma salii e partimmo verso Theramore. Come ben sai, poche ore fa ho incrociato la barca e siamo atterrati qui. Questo è tutto.”
Cadde il silenzio nella cabina. La debole fiamma di una candela illuminava quel che bastava del volto di Doroty per capire che aveva ascoltato tutto dall’inizio alla fine. Fuori, la notte era calata e la nave continuava la sua traversata verso Theramore su un mare piatto e tranquillo. In questo scenario, eravamo atterrati sul ponte della nave, e messo a riposo Relhiar avevo spiegato tutto a Doroty. Questa, dopo qualche attimo disse:
“Quindi tu hai capito fin dall’inizio che Relhiar era stato attirato verso nord…e non che lui fosse andato li di sua sponte…”
“Non da subito…solo dopo aver attentamente riesaminato la lettera. Mi chiedo ancora perché sia stato attirato…”
“Nonostante tutto, hai mostrato un coraggio che pochi su questa terra hanno, oramai…”
In quel preciso momento un fante entrò nella cabina dopo aver bussato.
“Mia signora, il paladino si è risvegliato e chiede del signor Naemor”
“Bene!” esclamai felice.
Ci dirigemmo, così, sottocoperta, dove poche ore prima Doroty aveva fatto allestire una cabina-ospedale per Relhiar. Finalmente, dopo tanto tempo, rividi mio fratello, anche se visibilmente malato.
“Relhiar! Finalmente, come ti senti?”domandai.
“Male” rispose. Era molto evidente che fosse affaticato, sia nel corpo che nella mente.
“Vedrai che con la pozione di Alarth ti sentirai meglio…”
“Bentornato tra i vivi, Relhiar” lo salutò Doroty.
“Dama, le devo porgere le mie più umili scuse…”
“Non preoccupati…abbiamo capito che non agivi sotto la tua volontà”
“Davvero lo avete capito?”
“Si” dissi “ma ci chiediamo ancora molte cose…”
“Lasciate che vi racconti tutto…”
“Te la senti?”
“Altrochè, sono poco più che ventenne mica ho ottanta anni…
Tutto è iniziato quel pomeriggio dopo la battaglia di Shadowfang. Sulla via per Southshore, mentre le truppe ritornavano a passo lento per trasportare i feriti, io mi sentivo decisamente strano. Avevo subito ferite superficiali, ma nonostante ciò sentivo un gran freddo e una strana sonnolenza prese possesso del mio corpo; la testa iniziò a girarmi e iniziai a vedere tutto molto confusamente. Ricordo che un fante mi si avvicinò chiedendomi:
“Lord, si sente bene?”
“Si, si…sta tranquillo pensate a mio fratello…”
Ma poco dopo mi addormentai o svenni: fatto sta che sognai qualcuno. Mi apparve in sogno il Re dei Lich…Arthas…egli mi disse di andare da lui, che sarei diventato potente, che avrei avuto tutte le terre che desideravo, e che mi sarei potuto vendicare degli umani che mi stavano facendo soffrire. Gli dissi di no…non mi sarei mai consegnato a lui, mai avrei tradito i miei compagni, e cosi mi risvegliai alle porte di Southshore. Arrivato, in città non presi una camera per me, ma rimasi vicino al letto di Naemor in attesa del suo risveglio. Più i giorni passavano più nella mia mente l’oscura figura del Re Lich si delineava e la sua voce si faceva più intensa, ma io resistevo. Accadde pochi giorni dopo il nostro arrivo: una sera, addormentatomi in un modo, mi svegliai in un altro. Non ero più io. Quella notte, mentre dormivo, mi svegliai improvvisamente. Dando un rapido sguardo intorno capii che tutto andava bene, e feci per tornare a dormire. Ma fu in quel momento che fui risucchiato nella mia stessa mente. Infatti ebbi la sensazione di entrare nel mio stesso cervello ed avvertivo un tremendo dolore: tutto si faceva tremendamente più piccolo, la vista mi abbandonava, e mi lasciai trasportare da una forza misteriosa. Mi trovai in una sorta di luogo circolare e chiuso. Le pareti erano come di uno strano liquido verde scuro con contorni neri, ma non mi azzardai a toccarli. In tutta quella semioscurità dinanzi a me si stagliava una figura azzurra, minacciosa. Era proprio lui, Arthas. Mi dissi che era impossibile, e che era tutto un sogno, ma lui leggendomi il pensiero mi rispose: “Facciamo una prova” con una voce che sembrava reale e non distinta e lontana come quelle che si sentono nei sogni. Istantaneamente me lo ritrovai alle mie spalle e mi diede un forte colpo dietro la nuca: dolore tremendo. No non poteva essere un sogno. Poi iniziò a parlare:
“Vedi, siamo nella tua mente qui. Io mi trovo qui perché vi sono penetrato. Il vero me stesso è a Northrend, mentre quella che vedi è solo la parte di me che è dentro di te e che vuole sopraffarti. Non è dunque un sogno…è realtà.”
“Come…hai…..fatto a…venire fin qui?”
“Il potere mentale di Ner’zhul che è dentro di me mi è stato di enorme aiuto. Ma ora basta…devi essere mio e sarai mio! Alzati e sfodera il martello….ha inizio il duello per il tuo futuro”
Mi alzai e impugnai il mio martello, e iniziammo un duello. Nessuno era in vantaggio: fu questo che notai; per essere il Re dei Lich me lo aspettavo più forte, ma poi capii che l’immagine dentro di me, non poteva avere tutta la potenza di quello reale. Nonostante ciò fu in grado di sopraffarmi: la sua spada era molto più potente del mio martello, che andò in mille pezzi. Sul punto di uccidermi disse:
“Ma che strana situazione…ora se io ti uccidessi prenderei il completo possesso del tuo corpo…ma se per caso volessi lasciarti in vita continueremo per sempre io a torturarti e tu a resistere…queste due ipotesi non mi vanno a genio…invece lasciandoti ferito gravemente potrei prendere possesso del tuo corpo in modo parziale e potrei convertirti completamente alla mia causa. Cosi facendo avrei il mio guerriero perfetto. Si, cosi ho intenzione di agire.”
Ricordo solo che poi puntò verso di me la sua spada e poi il nulla…La mattina seguente non ero già più io: il mio io era sconfitto e sottomesso al Re Lich. Anche se non mi aveva dato ordini, sapevo cosa fare; abbandonai il villaggio e andai verso nord senza dire una parola a nessuno. Sapevo che lungo la costa avrei trovato una barca con un nano che aspettava me per salpare e sapevo che un certo Brann Bronzebeard attendeva me. Capisci fratello? Brann Bronzebeard!”
“Ecco che fine ha fatto” esclamò Doroty.
“E’ il fratello di Re Magni…si dava per disperso…allora è sotto controllo del Re Lich…ed è quello con cui discussi quando venni a prenderti.
“Esattamente” continuò Relhiar “Una volta sbarcato a Northrend ricordo solo l’arrivo al cospetto di Brann, e poi nient’altro. Solo ricordi frammentati, come la partenza da Northrend verso Lordaeron e la costruzione dell’accampamento a Tirisfal. I miei ricordi si fanno più consistenti quando entrasti nel villaggio e ti attaccarono. Ricordo perfettamente il momento in cui ti vidi venir attaccato dai nemici, e poi un attimo dopo di nuovo quel tremendo dolore in testa, mi accasciai e svenni…almeno dal tuo punto di vista, perché io tornai di nuovo nella mia testa. L’ambiente era sempre quello, ma stavolta la figura del Re dei Lich era a terra piegata dal dolore. Al vedermi balzò in piedi e mi disse:
“Non ti permetterò di lasciarti fuggire!”
“Allora è cosi, mi sto svegliando! Mi sto ribellando!” dissi guardandomi le mani che sembravano di nuovo essere le mie.
“Tu…” iniziò Arthas.
“Tu! Esci fuori da me!!!” presi il mio martello, che non ricordo da dove fosse spuntato fuori e diedi un colpo in testa al nemico. Bastò. Egli svanì in una nube azzurra urlando di dolore e poi mi ritrovai di nuovo in mezzo al villaggio. Ricordo che usai le mie poche forze per abbattere qualche nemico e poi svenni. Mi sono svegliato più o meno quando eravamo sul grifone, ma non ho detto niente, poiché ho avuto attimi in di completa mancanza di memoria, che poi mi è tornata, come vedi. Suppongo che tu mi abbia salvato di li, fratello?”
“Si, in modo casuale è passato un grifone per quelle parti e mi ha dato una mano a fuggire. Poi con calma ti spiegheremo tutto, questo che ci hai raccontato è essenziale per comporre tutti i frammenti in uno solo grande…l’importante è che tu ora ti riprenda….ma davvero non ricordi nulla dei tuoi giorni a Northrend?”
“No…magari mi torneranno in mente perché ora sono debole…”
“Non credo” intervenne Doroty “penso invece, che Arthas, capendo che ti saresti liberato abbia distrutto i tuoi ricordi inerenti al suo progetto di conquista cosicché non potessero finire poi in mano nostra. Non dimentichiamoci che era parte di te ed in teoria avrebbe potuto anche farlo.”
“Si è probabile…”
“Io vado e vi lascio soli” annunciò la Dama “Buonanotte”
Rimasti soli, cominciammo a parlare di tutto ciò che non avevamo potuto dirci quei giorni, fin quando il sonno prese il sopravvento. I giorni seguenti furono molto lieti. Sia io che Doroty scoprimmo di soffrire molto la navigazione, mentre Relhiar sembrò tornare in piene forze, e sembrava anche più giocoso del solito, e non mancava ad ogni occasione di prenderci in giro, dato che a lui il mal di mare non sortiva alcun effetto.
“Sto seriamente pensando che io abbia portato qui l’uomo sbagliato” dissi dopo l’ennesimo sfottò.
“Ma no, non preoccuparti fratello, a dire il vero penso che a me il mal di mare sortisca l’effetto contrario…”
“O stai semplicemente cambiando?”
“Può essere” rispose con sorriso.
“Oh-oh!” esclamò poco dopo.
“Cosa c’è?” chiese Doroty che era li con noi sul ponte.
“Se non mi sbaglio di grosso quella è Theramore!”
“A me sembra un grosso scoglio…”dissi.
“Stupido! E’ che siamo lontani…”
“Dopo solo quasi una settimana?” domandò Doroty.
“Direi di si” esclamò il capitano di bordo che usciva allora da sottocoperta. “Ho navigato abbastanza nella mia vita per affermare con sicurezza che quella è Theramore”