La città, seppur scossa, aveva ripreso il suo fermento quotidiano. Le famiglie, dopo la battaglia avevano aperto le porte sbarrate delle loro case e ricominciato a frequentare i vari negozi. Per giorni però, la guardia cittadina era praticamente assente: erano tutti feriti, chi più chi meno, e tutti sotto l’attenta osservanza del medico Alarth. Qualche mattina dopo la discussione con la Dama mi recai di nuovo alla sua torre, dato che lei stessa mi aveva mandato a chiamare: non sapevo cosa volesse, molto probabilmente voleva dare inizio alla missione ad Andorhal, oppure qualche attacco contro accampamenti nemici.

Dopo essermi ripreso dalle ferite delle battaglie di Shadowfang e Southshore in modo completo,iniziai anche ad allenarmi nella caserma, insieme ai pochi soldati illesi. Tutti bravi ragazzi e ottimi soldati, ognuno con una sua storia da raccontare. Iniziai anche a muovermi cautamente nella vallata a nord della città, e non notai truppe nemiche. Un giorno provammo ad andare ad Hillsbrad io e Doroty. Il percorso era piuttosto breve, ma in tempi di guerra impraticabile, perché perfetto per imboscate. Stranamente arrivammo illesi e trovammo la cittadina quasi distrutta e decimata. Trasferimmo tutti gli abitanti a Southshore, e abbandonammo così le rovine della città al suo destino.
Quella mattina,come dicevo, il sole picchiava intensamente e il calore era notevole; il cielo era azzurro e sgombro da nuvole: finalmente fioriva la primavera. Ma nei boschi intorno alla città, sembrava non nascere mai: gli alberi non si erano ripresi dalla corruzione, e molti di loro erano grigi e piegati da uno strano peso invisibile. Giunto nei pressi della torre, trovai la stessa Dama ai suoi piedi con altre due persone, armate come me, con cui discuteva.
“Buongiorno”dissi, intervenendo nella discussione tra i tre.
“Buongiorno Naemor, puntuale come al solito.” Disse la Dama “Volevo presentarti i due capitani delle guardie di Southshore, Borin e Valdor Redpath, figli del maresciallo scomparso qualche giorno fa in battaglia. Signori, questi è Naemor, paladino che ci ha fornito una grossa mano nella battaglia di pochi giorni fa.”
“Salve, paladino. Si è parlato molto di lei in questi giorni” Disse uno dei due che era sicuramente il più grande dei due fratelli porgendomi la mano. Questi infatti era alto con una fitta capigliatura castana e uno sguardo fiero che gli si leggeva negli occhi. Era Valdor.
“Il piacere è mio”dissi.
L’altro, Borin, un po’ più basso lo avevo già conosciuto in caserma e duellato con lui molte volte,ma non mi aveva mai detto né che fosse il figlio del comandante né comandante lui stesso. Però aveva uno sempre uno sguardo triste, come se ce l’avesse col mondo. Solo ora capivo perché. In questa occasione però, non lasciava trasparire alcun sentimento: coi capelli molto scuri, e abbozzando un sorriso mi porse anche lui la mano.
“Ben ritrovato, paladino”
“Ah, Borin non mi avevi detto che eri il comandante qui!” dissi.
“Naemor stavo spiegando ai due capitani, che loro sono piuttosto giovani e inesperti per comandare le guardie: ho pensato che tu potresti prendere il ruolo di Maresciallo temporaneamente per allenare e far imparare qualcosa di nuovo alle guardie, nonché guidarle in battaglia durante il prossimo attacco che sferreremo”
“Personalmente, non è leale togliere il titolo ai figli del precedente Maresciallo, ma mio fratello mi ha detto che è uno dei pochi paladini superstiti, saremo felici di imparare da lei.” disse Valdor guardandomi.
“Va bene, mi occuperò dell’allenamento delle guardie in vista della prossima battaglia. E anche dell’addestramento: la tattica che avete usato pochi giorni fa è stata si efficace, ma non ci aiuterà ad Andorhal, avremo modo di rivederla.” Dissi, preso alla sprovvista.
“Quando attaccheremo, signora?” domandò Borin
“Lo deciderà il nuovo maresciallo” disse la Dama.
“Mi servirà del tempo…ci sono diverse cose da prendere in considerazione” dissi dopo aver riflettuto un po’.
“Va bene, allora. Capitani, dirigetevi all’ospedale per contare i feriti , mentre io scambio due parole col maresciallo.” Disse la Dama.
Dettò ciò entrò nella torre e scomparve. I due fratelli, che erano abituati, scrollarono le spalle e si avviarono all’ospedale, mentre io seguii la Dama.
“Cosa c’è di nuovo?” le chiesi, raggiunta nel suo studio.
“Jaina si è fatta sentire. Ha detto di portare al più presto a termine la missione, ma non ha specificato il perché. Inoltre, la lettera risale ad un anno fa.”
“Un anno!” dissi stupito.
“Già. Siamo terribilmente in ritardo, non trovi? Ha scritto in uno stato di evidente agitazione, chissà cosa è accaduto che noi ignoriamo.”
“Vale così tanto quel tomo?”
“Direi proprio di si. Inizio a immaginare cosa ci sia al suo interno.”
“Vado a organizzare l’esercito. Spero di averlo pronto almeno tra due settimane.” Dissi e lasciai la torre in direzione dell’ospedale.
Le notizie che mi diedero i capitani e il medico Alarth furono terribili: su 250 soldati 120 erano morti e i restanti erano feriti gravemente e non in grado di combattere. Ciò rimandava inesorabilmente la data della battaglia.
“Non posso crederci…” affermai dinanzi allo gnomo.
“E’ così, Maresciallo. La battaglia è stata più dura del previsto, e sommata a quella precedente è stata letale.”
“Capisco.” riuscii soltanto a dire “in quanto tempo pensa che si possano ristabilire?”
“Credo che un mese possa bastare.”
“Diamine! Alla Dama servono truppe almeno per la prossima settimana!”
“Dubito che per allora anche un soldato possa essersi ripreso”
“Va bene” dissi scoraggiato. Lo salutai e uscii all’aria aperta. C’erano i due capitani ad aspettarmi.
“E ora cosa facciamo?” domandò Valdor.
“Anche per la difesa sono guai seri…nel caso subissimo un improvviso attacco saremo finiti.”aggiunse Borin.
“Si, la situazione è piuttosto complicata…non avete mai subito perdite così ingenti?”domandai.
“Certo”rispose Borin prontamente “Sia per i morti che per i feriti, ma eravamo più numerosi”
“Comunque sia, per ora radunate coloro che possono combattere e stabilite turni di guardia sulle mura. Vado dalla Dama a comunicarle questa terribile notizia.”
“La sorte ci ha abbandonato” annunciai alla maga qualche minuto dopo”Sono stato all’ospedale e le notizie non sono confortanti”
“Sentiamo” rispose “credo che potrei reggere qualsiasi brutta notizia oramai”
“Quasi la metà dei soldati sono morti, e i restanti sono feriti e non potranno riprendersi prima di un mese. La battaglia è stata più dura del previsto”
Lei fece un gesto di sconforto, poi disse: “La cosa che più temevo è accaduta: non aver soldati e dover rimandare la spedizione” disse, poi lentamente: “Ma avevo già trovato una soluzione a questo”
“Hai già qualcosa in mente, quindi?” chiesi sorpreso.
“Bè è anche l’unica soluzione al momento praticabile…”
“Sarebbe?” chiesi impaziente.
“Entreremo io e te ad Andorhal, nascondendoci, e con un po’ di fortuna riusciremo a recuperare il tomo.” disse.
“Un po’ pazzo” commentai “come potremo eludere la sorveglianza di tutti quei non-morti? E se non erro la città è presieduta da uno dei lich più terribili, Araj l’evocatore!”
“Vero, ma se hai altre soluzioni da proporre sarei felice di sentirle.”
Ammutolii e pensai, no non c’era nessun altra soluzione…cosi mi sedetti dinanzi a lei.
“Bene” disse, estraendo una carta ingiallita che scoprii essere la pianta della città di Andorhal.
Appoggiò la cartina sulla scrivania, e la srotolò: mostrava praticamente sia la città, con vie e strade, che la regione intera delle Western Planguelands.
“Allora” iniziò lei “la città è posizionata in modo superbo: le entrate sono tre” e le indicò col dito “una, questa, è praticabile solo se si entra da nord, nel pieno delle Western Planguelands. Qui i non-morti infestano anche i boschi all’infuori delle mura, e l’unica presenza umana, stando almeno a due anni fa, è la città di Hearthglen in mano allo Scarlet Crusade ma non dimentichiamoci che dovremmo fare un giro enorme per raggiungerla perdendo solo tempo: via scartata dunque. Le altre due, queste, sono più agibili, perché la strada che esce da Andorhal da queste due porte portano direttamente al nostro Chillwind Point, bastione degli Argent Dawn, facilmente raggiungibile da Southshore. Come puoi vedere, a nord di Chillwind c’è un bivio: due strade diverse che entrambe portano alla città. Questa qui che va verso est è la più complicata. Infatti attraversa il cuore di Sorrow Hill, che un tempo era un tranquillo cimitero, ma che ora pullula di scheletri e ghoul.”
“Assolutamente no” dissi deciso “Prendendo questa via dovremo nasconderci anche ai non-morti di Sorrow Hill, oppure combatterli…no meglio questa…sembra sgombra…”
“Si, anche io direi così. Anche io direi di prendere la via che porta a ovest, sgombra da vivi e non, che passa sopra il fiume che protegge Andorhal…ma purtroppo il ponte su cui dovremo passare è crollato, e la via è impraticabile. Prendendola, vedremo solo dinanzi a noi la città, e nel fiume i resti del ponte.”
“Bene…non resta quindi che la via più impervia e difficile.” Dissi.
“Già. Dovremo combattere a Sorrow Hill, svuotarla e avventurarci ad Andorhal”
“Non sarà facile ma nemmeno troppo difficile. Lì c’è anche la tomba di Uther, custodita da un sacerdote, potremo sicuramente rifocillarci li. Ma da Andorhal non vedranno nulla?” domandai.
“No…i non-morti quando si tratta di difendere sono stupidi. Le guardie, se ci sono non vedono nulla oltre il loro naso, possiamo stare tranquilli” rispose.
“Per combattere ci faremo dare una mano dagli Argent Dawn?”
“Non credo, purtroppo il loro numero scende quotidianamente e non saranno felici di aiutarci. Non proveremo neanche a chiederglielo.”
“Benissimo” dissi ironicamente “non credo che riusciremo a uscirne vivi…ma se non c’è altra soluzione…”
“Infatti…se tutto andrà male, almeno possiamo dire di essere morti con onore.”
Ci fu qualche secondo di silenzio, poi:
“Dobbiamo partire il più presto possibile”
“Oggi stesso?” chiesi
“No,ci vediamo domani mattina alle 8 alla scuderia, così da poter arrivare in serata a Chilwind Point”
Scesi dalla torre e, dato l’orario, decisi di andare a pranzare. Mentre mi dirigevo alla taverna più vicina, mi avvicinò un tale, dai cui vestiti capii che si trattava di un messaggero.
“E’ lei il paladino Naemor?” mi chiese.
“Si” risposi dubbioso “perché?”
“Ho una lettera da consegnarle” frugò in una borsa fatta a mano e ne estrasse una busta sigillata. Portava il marchio del Silver Hand impresso su.
“Grazie” dissi e distrattamente, mentre la fissavo incuriosito, diedi la mancia al messaggero. Me ne pentii subito, infatti poco dopo notai che sulla busta non c’era scritto il luogo di provenienza, e il messaggero se l’era già data a gambe temendo che cambiassi idea. Sperando che ci fosse scritto all’interno, l’aprii.
Recitava:
Caro fratello,
Come stai? Spero che tu stia bene, devi scusarmi se me ne sono andato presto e senza dare spiegazioni. Ti scrivo questa lettera, comunque, non per rivelarti il perché della mia sparizione, ma solo per rassicurarti che sto bene e non sono in pericolo. Ho viaggiato verso nord e stiamo allestendo un accampamento che sta venendo su abbastanza in fretta e molto bene, che spero in futuro possa fare da base.
Avrai mie notizie molto presto.
Rimasi sorpreso. “Non può essere lui” furono le prime parole che pensai. Sapevo che Relhiar era un tipo di poche parole, ma che fosse diventato così ottimista mi era sfuggito. Soprattutto dopo la morte dei nostri genitori, mai l’avevo visto ridere oppure sperare nel bene. Era caduto in una sorta di depressione: combatteva, ma sapeva che era tutto vano, pur mettendo l’anima in quel che faceva. Rimuginai a lungo su quella lettera, così tanto, che alla fine dimenticai quella questione.
La mattina seguente, svegliatomi di buon ora, mi preparai e mi avviai alla scuderia. Anche questa era una mattina limpida e senza nubi, l’aria era fresca, ma sospettavo che nel pomeriggio il sole non avrebbe esitato a farci beffe di noi e ci avrebbe martellato col suo calore.
“Buongiorno” le dissi, entrando. Doroty era, infatti, già sul cavallo, apparentemente pronta a partire.
“Buongiorno” rispose “andiamo?”
“Un attimo solo” dissi, notando che il mio fedele cavallo mancava dal suo posto. Lo trovai poco più in la che stava mangiando quella che doveva essere la colazione di uno degli altri cavalli.
“Ma tu guarda, non cambi mai!”
Partimmo con qualche minuto di ritardo, perché il mio cavallo non volle sentire ragioni, e volle mangiare anche la sua seconda colazione. Nonostante Doroty, ridendo, dicesse che c’era fieno in abbondanza,riuscii a trascinarlo fuori di li prima che facesse piazza pulita. Solo quando fummo nella vallata dinanzi Southshore, domandai:
“Che strada faremo?”
“Una piuttosto insolita” disse e prese un’altra cartina, molto diversa da quella di Andorhal, e me la porse. Questa, raffigurava diverse regioni, tra cui la nostra e quella in cui dovevamo andare.
“Dopo alcuni chilometri verso nord” spiegò lei, mentre io fissavo la carta “vireremo verso est, e proseguiremo fino al ponte che divide i confini di Southshore con quelli di Durnholde”
“Astuta, eviteremo le fredde montagne di Alterac quindi”
“Esattamente, non eviteremo solo il freddo, ma anche gli ogre che infestano quei luoghi.”
“Hai detto, però, “fino al ponte” e poi? Non c’è un bivio li,la strada va dritta verso sud-est”
“Qui viene il bello, scenderemo dal ponte e continueremo lungo la riva destra del fiume, avanzando verso nord.”
“Evitando così anche Tarren Mill, piena di non-morti. Ma questo fiume, se risalito, porta al lago di Caer Darrow…”
“La cosa che non molti sanno è che a un certo punto, sulla riva sinistra, in mezzo alle montagne che ne delimitano il corso, c’è un piccolo sentiero, che ci porterà dritti dritti sulla strada per Chillwind”
“Geniale! Commentai “Questo vuol dir essere raminghi!”
“Eh si”
Come avevo previsto, già verso mezzogiorno il sole picchiava forte sui nostri capi. Mio malgrado, dovetti togliere parte dell’armatura di piastre e sostituirla con vestiti leggeri: come si può immaginare il metallo rendeva un forno il mio corpo e mi rendeva impossibile il cammino, anche se su cavallo. Doroty, d’altra parte, era già vestita con una lunga veste verde con ricami d’oro leggera, e quindi sembrava non aver problemi. Dopo qualche ora giungemmo al fatidico ponte.
“I cavalli potrebbero aver problemi a scendere” disse Doroty.
“In effetti…” ammisi guardando verso le grandi pietre poste ai lati della strada, ma più in basso rispetto al livello di questa. Perdemmo moltissimo tempo nell’operazione, ma alla fine, stanchi e sudati riprendemmo il cammino, ma stavolta verso nord e costeggiando il fiume. Ci fermammo quarantacinque minuti dopo per pranzare: eravamo all’altezza di Tarren Mill e decidemmo di avventurarci per un po’ all’interno delle pianure circostanti. Trovammo subito una collinetta sulla quale c’era ombra,grazie alla presenza di alcuni alberi, e tirava un bel venticello rinfrescante. Dinanzi a noi, anche se distante, si stendeva l’intera città di Tarren Mill. Questa, un tempo era un bastione dell’alleanza, ma in seguito fu conquistata dall’orda e diventata, negli anni a venire un fortino dei non.morti.
“Quanto mancherà?” domandai, dopo aver addentato un panino. Ci eravamo seduti sull’erba, al riparo dal sole e col vento nei capelli, mentre i cavalli si cibavano anche loro con l’erba poco più in là.
“Siamo a metà strada”
“Non ci si può nemmeno rinfrescare facendosi un bagno…non oso entrare in quest’acqua, chissà i non-morti con cosa l’hanno contaminata”
“Vero, meglio non bagnarsi, anche se posso assicurarti che questo è uno dei pochi fiumi con l’acqua ancora così limpida”
“Davvero?”
“Oh si, dovresti vedere il lago Darrowmere o il Lago Lordamere…il solo colore fa venire i brividi”
“Un giorno saranno puri…”dissi senza pensarci su.
“Un bel posto dove farsi il bagno è nella baia di Southshore, un mare stupendo.”
“E’ dove sfocia questo fiume?”
“Si, ma l’acqua lì è purissima. Dicono che ci sia anche uno squalo li al largo, ci sono stata molte volte quando mi stanco, e devo liberarmi un po’, ma non ho mai avuto la fortuna di incontrarlo…”
“Sempre meglio che incontrare un drago…”
“Ne hai incontrato uno?” domandò.
“Oh si, parecchi anni fa. Ero in una missione diplomatica per il Silver Hand nelle Hinterland, ma mi persi in quei boschi…mi ritrovai faccia a faccia con un enorme drago. Fu quella volta che il mio cavallo corse come non mai, udii solo la bestia urlare: “Nessuno lascia vivo il covo di Ysondre!”. Se non sono morto quella volta, mi domando…”
“Hai incontrato Ysondre!” disse stupita.
“Bè? E’ un qualunque drago!”
“Certo che no! E’ uno dei draghi del Sogno di Smeraldo, allora è vero che ci sono punti di collegamento col loro e il nostro mondo…”
“Dinanzi a qualunque drago, se famoso o meno, sarei fuggito.”
Dieci minuti dopo, fummo di nuovo in marcia verso nord. Il sole picchiava come non mai. Dopo un’ora circa, il passaggio si fece più stretto, e ai due lati del letto del fiume adesso si innalzavano minacciose e alte montagne. Dopo un’altra ora, Doroty si fermò.
“E’ qui” disse. Il paesaggio era cambiato. Sembrava tutto uguale, ma sull’altra riva c’era visibilissimo un sentiero.
“Ah, dovremo bagnarci comunque…”
“No, ci aiuterà la magia” disse lei con semplicità. Si limitò a sfiorare i due cavalli con la staffa e poi si avvio nel fiume. Ma straordinariamente il cavallo camminava sull’acqua, e come potei constatare dopo, anche il mio. Raggiunta l’altra riva, stavo per chiedere di fare un altro giro, quando intravidi il familiare steccato che si trova ai lati delle strade. Lo raggiungemmo in un baleno, e guardammo verso nord: pochi chilometri e saremmo arrivati. Mi voltai anche verso sud: la strada su cui eravamo giunti infatti proveniva dal cuore delle fredde montagne di Alterac, e mi chiesi quanto tempo avremmo perso , se avessimo imboccato quella via.