ULTIMO DEMONE – Principio e compimento

Per tutta l’ampiezza della piazza girovagavano migliaia di elfi perlopiù,ma non solo. Con rapidità prese a gremirsi,tanto che dalla base delle scalinate fin dove lo spiazzo ritrovava gli edifici elfici e l’intrico di vie,ossatura della città,numerosissimi attendevano il celebre momento in cui il nuovo re sarebbe stato incoronato. A coronare Everral, invece,fastosità e decori ovunque che la rendevano ancora più elegante e meravigliosa. Mentre l’aria si faceva più mite e il mattino avanzava,tutte le vie s’affollavano sempre più,pur di raggiungere la torre.

Ultimo Demone

Nel palazzo reale,tra lo svolgersi delle consuete formalità,Ephsys si preparava,considerando nel suo animo la scelta che aveva preso. Seduto,al rilucere di una delle sale,osservava ciò che si stava muovendo al di fuori del palazzo. Everral sarebbe divenuta il suo reame,gli sembrò di conferir torto al padre morto qualche giorno prima. Gli parve d’infangare la gloria e il nome del grande re che aveva generato quella nazione dal suo sangue,dal suo coraggio. Lo stesso sangue che non era capace di sentire dentro di sé,reputandosi inadatto ad un compito così importante. D’un tratto Reyzhard aprì la porta ed entrò nella sala,osservando il fratello conteso nei suoi pensieri.
– Cosa fai? – chiese Reyzhard,richiudendo l’uscio.
– Reyzhard… nulla,sono solo un po’ preoccupato. – rispose Ephsys voltandosi verso di lui.
– Penso che tu sia la persona giusta. – Reyzhard si sedette.
– L’ho pensato anche io,quando hai espresso il tuo rifiuto. Ma non ne sono così convinto.
– Devi esserlo. Tu sarai un giusto successore di nostro padre.
– Perché l’hai fatto?
– Cosa?
– Perché hai rinunciato?Insomma,vuoi davvero partire con loro?
– Ci ho riflettuto molto e ho concluso che non sarei stato un buon re,non come lo saresti stato tu. E poi dobbiamo onorare la nostra alleanza,ricorda che senza di loro quest’oggi tale torre sarebbe caduta,a strascicarsi nelle sue macerie.
– Si,esprimi la mia gratitudine ad Arius e agli altri. Cerca di rimanere in vita,non ti sarà facile laddove sono diretti.
– Ahahah… parli già da re. – Reyzhard annuì. – Assisterò all’incoronazione da lontano,perché dopo di essa dovremo partire. Ma resterò in avanti,per godermi lo spettacolo.
– Dobbiamo salutarci ora?
– Ti auguro di essere il più grande re di questa terra. Eguaglia e sii anche migliore di nostro padre.
– Cosa speri di trovare lì?Abbiamo ottenuto la nostra vendetta,ora possiamo essere liberi.
– Forse per te è così… ma questa terra è riuscita a strapparmi qualcosa che non può restituirmi.
– Anche a me manca molto. Non bastava che fosse morta nostra madre,no. Il destino trama contro di noi.
– Non mi riferivo solo a lui. La sua morte non è che l’emblema di ciò che adesso sono. E’ solo l’immagine che affiora del mio dolore,del mio cambiamento.
– In qualche modo tutto ciò vale anche per me.
– Allora puoi capirmi. Puoi farlo perfettamente. – gli occhi di Reyzhard s’illuminarono.
– Probabilmente se tu non avessi rifiutato ora sarei io a partire con loro. Addio,fratello mio… – pronunciato amaramente il saluto,Ephsys volse lo sguardo al basso,accennando di sollevarsi dalla sedia.
– No,aspetta. Resta lì,non alzarti.
– Cosa?Perché Reyzhard? – alle parole di Ephsys Reyzhard scosse il capo in segno di negazione. Ephsys lo scrutava con stupore ed insicurezza.
Seguito dallo sguardo del fratello,Reyzhard l’osservò per qualche secondo,dopodiché s’inginocchiò,badando bene di chinare il capo e chiudere gli occhi. Il viso di Ephsys suggeriva sorpresa e incomprensione,in un’intensa stasi che gli impediva di parlare o agire. Mentre si sollevava i loro sguardi s’istruirono un’ultima volta,poi Reyzhard si voltò e si diresse verso la porta,nell’incredulità e la meraviglia di Ephsys.
Il sole giaceva alto ed Arius,crogiolandosi al suo tepore,s’incamminava verso la foresta vicina,unicamente per caso rimasta intatta dopo le devastanti ondate di fuoco. Ma il suo destriero,ben legato,era spaventato e aveva tentato di fuggire. Anche se lo fece invano,la bestia era visibilmente agitata e l’arcimago dovette condurre pressione con le redini pur di riportarlo alla quiete. Con forza vi montò,corrodendo istantaneamente la corda che lo costringeva ad un tronco. Rischiarò la sua mente offuscando il passato e cercando di enfatizzare il presente,ch’ora s’intendeva come l’incoronazione di Ephsys,cui avrebbe dovuto assistere. Un imperioso rifiuto all’agonia del suo ricordo lo spinse a focalizzare il pensiero sull’evento che incalzava. Dominando la bestia saldamente,ripercorse il tragitto che li lo aveva condotto e giunse in qualche minuto ad Everral. Lo stesso maestoso portale lo accolse e fu dentro la città,ormai pullulante di sudditi. Resse il cavallo attraverso le numerose vie della città,fino a raggiungere l’abitazione dove aveva pernottato. Smontato dalla bestia aperse l’uscio e salì le scale per il secondo piano,notando che i tre arcimaghi erano fuori,probabilmente nella piazza in attesa dell’atto. Ritornò nella sua camera e poggiò lo scettro sul tavolo,sostituendolo con una spada,la quale si reggeva ad un angolo della camera. Indossò il fodero e ve la ripose. Subito riscese e montato che fu,cavalcò verso l’austera torre di Everral.
Ephsys si rialzò e si portò fuori dalla sala,sciente che ormai era ora. Frattanto che si dirigeva nella sala del trono,Misthar gli giunse incontro.
– Ephsys,dobbiamo andare,è quasi ora. – disse il guerriero,tal giorno in abito bianco ed azzurro,da celebrarsi in onore del nuovo re.
– Io sono pronto.
– Bene,allora tra pochi minuti devi essere nella sala principale.
– Aspetta – Ephsys l’afferrò per un braccio,mentre già si voltava per andare altrove. – sarai tu ad incoronarmi?
– Si. Ma non chiedermi nulla,non chiedermi cosa ne penso o cosa dovresti fare.
– Secondo te è la scelta giusta?Insomma,non saresti più adatto tu quale re?
– Per i sacri dei… io non credo alle tue parole. Vuoi davvero dire che mi reputi più adatto?No,non posso credervi.
– Dopotutto sei tu che hai creato questa nazione,con mio padre.
– Ephsys,le tue affermazioni mi meravigliano e mi lusingano,ma sappi che io non sarei un buon re. Il sangue di Fergus scorre nelle tue vene,nel mio solo odio,solo guerra. Io sono un generale,nonostante abbia mai pensato di essere un re.
– Va bene… sarò lì tra un attimo. – Ephsys lasciò il suo braccio,dopodiché Misthar annuì e s’inoltrò nel lungo corridoio.
Il principe si guardò intorno,notando la folta presenza di guardie. Tranne che per il mantello dorato,l’abito reale era d’un profondo azzurro e dalle rifiniture violacee,a rievocare l’anima magica e il manto di gelo che rendevano unici quegli elfi. Dubbioso s’incamminò verso la sala principale,cui,segrete da un portale,antistavano le lunghe scalinate ai piedi della torre. Da quel portale,al quale già si disponevano alcuni guerrieri elfici,il principe si sarebbe mostrato e concesso alla corona. Corona quella,che forgiata al fuoco lento del suo ferro,avvicinandosi al capo di Ephsys assumeva sempre più la consistenza d’un macigno. Il lieve timore assomigliava pian piano ad un’ansia gradevole,celata attesa di un simbolo tanto importante. Sentì brulicare nel suo ventre una cocente ma sinuosa inquietudine,mentre passo dopo passo s’avvicinava alla sala principale. Definito restava il gesto di suo fratello nella mente,cui corrispondere la giusta interpretazione. Inevitabilmente avrebbe dovuto affrontare nel modo più diretto il dolore per la perdita di suo padre,mentre Reyzhard fuggiva,diretto verso un ignoto che a suo dirsi avrebbe offuscato il ricordo,lenito la sofferenza. Tutto ciò li aveva costretti a crescere,ad accettare,a rinnegare la propria irruenza e soffermare lo sguardo laddove prima esso sfuggiva,ignorava. Ma non era semplice capirlo e viverlo,ancora mossi da un lacerante dissidio e insaziati dalla vendetta. Per tutto l’arco della loro infanzia,della loro adolescenza,erano stati molto uniti in un legame ancor più rinsaldato dalla morte della madre. Ora entrambi avvertivano che quel legame si sarebbe affievolito lentamente,perpetuando in loro una dolce nostalgia,un’amara consapevolezza. Il dispiacere era tutto retto al cambiamento così prossimo,nonostante gli occhi celebrassero la figura di Fergus,se egli si fosse voltato avrebbe scorto le fiamme rodere il vincolo e avidamente avvicinarsi a pervadere le creature che v’erano costrette. Ephsys fu finalmente nell’immensa sala,al centro un trono marmoreo e d’intorno adornata da immagini gloriose alla memoria degli elfi. In una di queste s’ergeva possente Fergus,attorniato da fedeli guerrieri,brandente l’elsa gelida d’una spada robusta sembiante rocciosa. Guardie elfiche,disposte per tutta la lunghezza del luogo in una statuaria permanenza,esibivano un’armatura dorata e al meravigliato passaggio di Ephsys,s’inchinavano. Soggiunto al centro,vi si fermo,osservando il maestoso portale. Sconcertato alla visione di tanto ossequio,attese che Misthar giungesse. Pochi minuti dopo ei fu lì,affiancato da qualche guardia.

ULTIMO DEMONE…il racconto del momento!


– E’ ora,Ephsys. – disse,reggendo con attenzione la ferrea corona.
– Si… – annuì.
– Penso che tu abbia capito dal momento in cui hai accettato.
– Lo pensavo anche io,finché non mi è parso di non essere pronto.
– Per la corona o per cosa?
– Per tutto,Misthar. Né re,né adulto.
– Beh,quando avrei voluto che capissi la tua debolezza non l’hai fatto,ed ora che sei davvero pronto ti reputi fragile ed inadatto. Perché non riesci ad avere una visione oggettiva?
– Perché ora come ora è impossibile. In ogni caso andiamo. – dal tono di voce Ephsys sembrò irritato.
– Forza!Aprite quel portale! – ordinò Misthar,distogliendo la vista dal principe e gettando un urlo alle guardie. Anch’egli,indispettito dalla risposta del suo interlocutore,coverse la discussione con un fragoroso entusiasmo,obbligando anche Ephsys a farvi parte.
Il portale veniva aperto dalla vigorosa spinta che i soldati elfici vi garantivano,mentre un’altera luce solare abbagliava l’immensa sala,a passi decisi Ephsys e Misthar,attorniati dalle guardie elfiche,raggiungevano la candida terrazza. Sommità delle scalinate,tale terrazza modellava un morbido tappeto rosso che si strascicava fino alla base delle scalinate. Ben prima di essere al di fuori della sala già s’intravedeva la folla impegnata in una tumultuosa attesa. Un attimo fu intimidito da tanto fervore,di cui nemmeno s’accorse di divenire a poco a poco il fulcro. Poi,avvolto sempre più dal bagliore,fu riconosciuto e nella già rumorosa piazza s’animarono urla di gioia. Al suo seguito Misthar,senza la sua Exher,ma con un prezioso diadema tra le mani. La moltitudine esplose nell’esultanza,decine,forse centinaia di migliaia intonavano il gaudio di cui vibravano e gioivano in quel giorno. Ephsys rabbrividì e sorrise,ricaduto nell’ossequio e l’affetto dei suoi sudditi,attorniato dallo speranzoso ed insolito calore del sole. Misthar si fece avanti e mostrò la corona,muovendo uno scalpitante sussulto. Poi,rincuorato da tanto ardore nel celebrare il re,si rivolse ad Ephsys,ancora stupito. Socchiuse gli occhi e rievocò il giorno,così simile,in cui pose quella stessa corona sul capo di Fergus. Il suo sguardo fu subito assalito dallo stesso scintillare delle gemme incastonatevi e scostò il viso per qualche secondo. Riportò alla vista Ephsys ed annuì.
– Ed ora,Ephsys,genie di Fergus,inchinati al tuo popolo perché esso possa concederti tale fardello,perché tu ricordi sempre che esso te l’ha elargito e non sei stato tu a strapparlo alle sue braccia con mani insanguinate. – Ephsys obbedì,inchinandosi ai suoi sudditi,ora folgorati da un sacro silenzio. Misthar gli s’avvicino e in lento gesto cinse i suoi capelli castani del diadema. Ephsys pianse dall’emozione,appena fu sfiorato dal freddo metallo della corona in lui si smosse fremito,le sue membra tremule violentate da un’energica trepidazione erano incapaci di controllarsi. Investito ed infiammato da vivido piacere,conturbato da una sensazione nuova,tanto somigliante a quella che lo bruciava durante la battaglia,ma tanto più sobria e potente. Anche se con massima fierezza,la corresse all’umiltà che lì dimostrava e superbo aperse gli occhi,ancora piegato su di un ginocchio. Il peso della corona giunse intero alla sua testa ed ei fu libero di vedere la folla soddisfatta ed eccitata. Misthar indietreggiò e attese che il sovrano si sollevasse.

Demone…


– Gloria e onore al nostro nuovo re!!! – gridò,travolgendo quella marea nel clamore più vibrante.
Ephsys sorrise ancora e avvertendo tutto l’onere sopra di se,si sollevò,perché ora si sentiva re,perché ora lo era. Misthar s’inchinò,seguito dalle guardie e dai sudditi. Il re si guardò intorno,appropriandosi di tutta la stima e di tutto il calore.


– Grazie… – proferì timidamente. Alle prime grida “Viva il re!”,”Gloria al nostro sovrano!” ne risposero sempre di più numerose,la folla si sollevò. Sguardi colmi di benevolenza s’espressero al giovane monarca,amato quanto o forse più di suo padre.

Sul volto di Reyzhard si soffermavano sicurezza e compiacimento ed egli,immerso nella folla,osservava impassibile suo fratello divenire re. Fu rapito ed orgoglioso,per pochi secondi allettato dal pensiero che sarebbe potuto essere lui,pensiero subito eclissato e ceduto al vanto che lo penetrava alla vista del fratello. D’un tratto fu scosso con forza,si voltò.
– Sono davvero contento… – sussurrò Arius. – ma ora dobbiamo andare.
– Si. Voi andate pure avanti,io vi raggiungerò fra qualche istante. – diresse di nuovo lo sguardo alle scalinate.


– Capisco. – disse annuendo. – Le nostre navi sono a Gwommah,molti sono già lì. Ti attenderemo lì.
– Bene,va pure Arius. – il suo flebile tono di voce abbandonò Arius,che montando il suo cavallo seguiva il suo esercito di ritorno alle Arshane,poiché al tramonto sarebbero stati in mare.
Reyzhard continuò a fissarlo eludendo lo stridore e la confusione. Lambito da un leggero ma tenace dispiacere,si perse ad ammirare la sua elegante maestà…

Arius